Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

Il Presidente del Comitato per la Storia di Bassano
Pietro Fabris

Nel 1980 venne pubblicata "la Storia di Bassano" che si giovò della indiscussa competenza della Prof.ssa Gina Fasoli. Essa veniva dopo la documentata "Storia di Bassano" di Ottone Brentari del 1884 e prima dell'interessante volume di Giampietro Berti del 1993, sempre sullo stesso tema. Ma è dal 1980 che inizia la sua attività il Comitato per la storia di Bassano. Il suo proposito è quello di attivare studi, ricerche sulle vicende della nostra città nel corso dei secoli e quindi pubblicarle. E' iniziato quindi un percorso che ci ha portato a pubblicare molti volumi, sia di approfondimento di temi già trattati, sia di esplorazione di periodi non sufficientemente indagati, sia di memoria di fatti o personaggi più recenti che meritano di essere ricordati, il tutto perché il racconto delle vicende storiche di Bassano risulti il più completo e documentato possibile. A me pare che si sia raggiunto lo scopo dal momento che molti autori dei saggi presenti in questo volume richiamano sulle note i dati e le notizie contenute nei testi pubblicati dal Comitato. Nel 2009 inizia però la fase concreta per dar vita a un racconto documentato, articolato e completo il più possibile, sulla Storia di Bassano. Grazie ai contributi della Fondazione Cariverona e dell'Amministrazione Comunale di Bassano, vengono avviati gli studi relativi alle vicende bassanesi, interessando 50 storici e studiosi di varie materie che, con il coordinamento di tre docenti universitari (Proff. Berti, Varanini e Preto) e della direttrice del nostro Museo, Dott. Giuliana Ericani, danno vita ad una serie di saggi che mettono a disposizione dell'Amministrazione Comunale. Questa affida al Comitato per la Storia di Bassano, nel frattempo rinnovato ed integrato per garantire la più ampia rappresentatività, il compito di pubblicare il materiale prodotto. Con le opportune successive integrazioni, anche di nuovi autori, prende corpo l'opera completa in tre volumi (età medioevale, moderna e contemporanea) che grazie al lavoro intelligente e paziente del personale del Museo e Biblioteca, viene impreziosito dall'inserimento di molte immagini in b/n e a colori per essere consegnato alle stampe. Il titolo scelto "Storia di Bassano del Grappa" richiama l'odierna denominazione della città. E' noto che dalla sua fondazione al 1928, ha portato il nome di Bassano, al quale è stato associato, nel primo dopoguerra, il nome del monte sacro alla Patria. Si pensi che nel passato la Prefettura di Vicenza con Decreto 8 Febbraio 1867 n.1639 aveva avanzato la proposta di modificare la dizione per distinguere Bassano dalle altre città italiane di uguale nome. Il Consiglio Comunale dell'8 giugno di quell'anno rifiutava la proposta richiamando la millenaria storia della città. Così il nome è rimasto con soddisfazione dei Bassanesi. Ora a lavoro ultimato, è il caso di riportarci alle motivazioni che hanno mosso il Comitato ad impegnarsi in un compito non sempre facile. In un momento storico in cui tutto passa velocemente e la memoria viene meno, era certamente il caso di fermarci, mettere un punto fermo e chiederci se la storia può essere ancora maestra di vita. Riportando alla memoria periodi storici, a personaggi illustri e relativi comportamenti, fasi di sviluppo o di stasi, sentimenti provati ed altro, possiamo ricavare qualche beneficio che vada al di là di una arida conoscenza dei fatti? Forse è il caso di ricordarlo ai ragazzi, ai giovani che del passato conoscono poco o nulla. C'è nella storia qualcosa che ci dice perché dobbiamo sentirci fieri o anche solo lieti di essere cittadini bassanesi? E' cominciata così una perlustrazione della storia della nostra città che parte dall'età romana, passa per il primo riscontro ufficiale (998) dell'esistenza di un nucleo urbano per arrivare, attraverso i secoli, fino ai giorni appena trascorsi come sono quelli vissuti dai Bassanesi all'indomani della conclusione della vertenza delle Smalterie e Metallurgiche Venete (1976/77) che segna una specie di sparti acque nelle vicende storiche della nostra città. I saggi raccontano fatti e contengono le valutazioni e le opinioni dei loro autori, assunte in piena autonomia, alcune condivisibili, altre opinabili. Ma è giusto che sia così, anche perché dal confronto possono emergere giudizi più ragionati. Ci sono però nella storia della nostra città alcuni punti fermi, alcune costanti che ricorrono lungo i secoli, su cui è bene fermare la nostra attenzione. Il rapporto con la Chiesa è uno di questi, e non solo perché la religiosità ha favorito il sorgere di tante chiese ed edifici per il culto, quanto piuttosto perché essa èstata così significativa da rivendicare per l'Ente pubblico un ruolo primario nella gestione del culto, con innumerevoli contrasti fra il Comune e la Chiesa, risolti solo all'indomani della fine della Seconda Guerra Mondiale con la rinuncia da parte del Comune del diritto di intervenire nella nomina dell'Arciprete Abate di Bassano. Ma oltre a questo aspetto, tutto sommato non importante, è contata molto l'influenza che la Chiesa ha esercitato sulla popolazione, certamente incidendo sul suo carattere, con la formazione, la promozione di attività nel campo sociale ed educativo che hanno lasciato il segno. Se uno pensa alla classe dirigente di Bassano dagli anni sessanta ai novanta, non può, ad esempio, non ricordare che essa proveniva, in gran parte, da coloro che avevano frequentato il Patronato S. Giuseppe, ora Centro Giovanile. Forse vissuto in maniera "laica" ma c'è stato questo profondo rapporto fra la Chiesa e la società civile bassanese. Altro punto fermo è stata la rivendicazione dell'autonomia. Leggendo i saggi, ritroviamo su questo argomento molte prove della volontà espressa in atti e decisioni volte a mantenere a Bassano una potestà decisionale che non sempre era concessa a città di non grandi dimensioni. Prima con Vicenza, poi con Padova, Treviso, Venezia, alternando alleanze con rotture, i Bassanesi hanno cercato l'alleato forte per poter contenere le ambizioni di assorbimento dei capoluoghi di provincia vicini e quindi avere l'autonomia desiderata. Forse questo traguardo avrebbe potuto essere raggiunto in tempi abbastanza recenti con la creazione della provincia di Bassano. Le difficoltà di ordine politico non ne hanno consentito il varo e quando queste remore sono cadute, è venuto meno pure il concetto dell'importanza della presenza della Provincia nell'ordine istituzionale e quindi il progetto non è stato più perseguibile.Tuttavia possiamo affermare che, pure in un quadro di dipendenza gerarchica costituzionale, i Bassanesi hanno programmato, deciso e realizzato lo sviluppo della città, soprattutto nel secolo scorso, con ampia autonomia creando le condizioni per la migliore vivibilità della comunità. Destreggiandosi tra mille difficoltà, la città ha superato i traumi di due Guerre Mondiali, ha ricercato gli appoggi più opportuni per realizzare opere che erano state studiate e programmate con lungimiranza partecipando a tutti i consessi incui venivano prese le decisioni più importanti. Quando si pensa che ancora prima della nascita della Regione, Bassano, assieme a Chioggia, partecipava con tutti i capoluoghi di Provincia al Comitato Regionale Veneto della Programmazione, si capisce come certe scelte degli anni sessanta/settanta fossero già state impostate. A posteriori si possono certo trovare delle pecche o lacune ma l'impegno non è mai mancato nell'affrontare tante difficili situazioni, risolte anche grazie alla sostanziale unità di schieramento politico e di intenti che tante volte hanno coinvolto anche i partiti di opposizione. Altra costante è il sentimento patriottico o l'amor di patria dei Bassanesi. Già nel corso dei secoli la preoccupazione per la difesa del nostro territorio è stata continua e leggendo i saggi si noterà come i Bassanesi hanno operato le loro scelte proprio con questo obiettivo. Di Patria si è cominciato a parlare con le Guerre di Indipendenza e soprattutto con la Prima Guerra Mondiale, alla fine della quale Bassano si è ritrovata custode di due glorie: il Ponte Vecchio e il Monte Grappa. In quel momento la città si è sentita coinvolta e responsabile di quello che questi due monumenti rappresentavano nel cuore degli Italiani. Chi, come me, nel 1968, 50° anniversario della vittoria di Vittorio Veneto, ha ricevuto a Bassano decine di migliaia di ex combattenti e loro familiari tornati nella nostra città per ricordare i tempi della guerra e tanti commilitoni sepolti o a Cima Grappa o nel nostro Tempio Ossario, si è reso conto che Bassano non può sottrarsi dall'essere simbolo di amore per la nostra terra. La presenza poi di tante associazioni combattentistiche e d'arma rende ancora più sentito questo legame con i sentimenti di italianità sperimentati anche recentemente con l'imponente Adunata Nazionale degli Alpini. Del resto le cerimonie pubbliche in occasione del 25 aprile, del 26 settembre e 4 novembre, nonché quella della prima domenica di agosto sul Monte Grappa, rappresentano una testimonianza, qualora ce ne fosse bisogno, di questo sentimento che fa parte dell'identità bassanese. Altro punto fermo è la vitalità economica del nostro territorio. Se partiamo dal Medioevo, sfruttando la felice posizione geografica con il fiume che scende dalla Valbrenta e interessa la Pedemontana, dai panni di lana, ai prodottidella terra, arriviamo alla grande realtà dei Remondini e all'avvio delle fabbriche di ceramica. Ancora poi predomina la produzione agricola fino al 1924 con l'arrivo in città della famiglia Westen e quindi della Smalteria e Metallurgica Veneta. Questa grande fabbrica trasforma l'economia, garantisce migliaia di posti di lavoroma, soprattutto, produce la gemmazione di tante altre iniziative di contorno. Nel secondo dopoguerra, dopo che le ferite sono rimarginate, comincia l'espansione. Esplode il commercio e con esso le attività terziarie ed artigianali. Bassano diventa il centro del comprensorio del nordest vicentino, uno dei centri più dinamici della Pedemontana e paradossalmente, quando viene meno la presenza delle Smalterie, può contare su altri numerosi fattori di sviluppo che consentono di assorbire in poco tempo la scomparsa della grande fabbrica. Un terzo del fatturato per l'estero della provincia di Vicenza viene dal Bassanese ed il commercio e l'artigianato conoscono indici di sviluppo molto positivi. L'Amministrazione crea le condizioni di base per gli insediamenti e si impegna perché il progetto della rete stradale diventi realtà e con questo le infrastrutture necessarie. Ma è soprattutto l'imprenditoria privata che dà prova di genialità e voglia di progresso. Altre costanti sono la solidarietà e la disponibilità verso gli altri, soprattutto i bisognosi. Nel mentre si pongono le premesse perché l'offerta sanitaria sia efficiente, articolata ed aggiornata (vedi nuovo ospedale), i Comuni del comprensorio bassanese si tassano per fornire le strutture per i disabili e, con una fitta rete di associazioni, si impegnano nell'assistenza quotidiana di chi è in stato di necessità. Ci sono esempi a non finire di sensibilità varie che consentono di alleviare sofferenze, dare risposte a tante solitudini e praticare la carità. Potrei continuare ancora, ma a questo punto dobbiamo tornare alla prima domanda: può servire questa storia? La risposta è positiva perché, al di là della conoscenza dei fatti e delle persone che troviamo citati nelle pagine di questi volumi, quello che emerge è una specie di carta d'identità. Bassano è una città che ha vissuto un rapporto fecondo con la sua Chiesa, ha saputo difendere la sua autonomia ed ha cercato di programmare e perseguire il suosviluppo. E' inoltre una città che è cosciente di essere custode di due simboli di patriottismo: il Ponte degli Alpini ed il Monte Grappa, condividendo ciò che essi rappresentano per gli Italiani. E' stata l'artefice del suo sviluppo economico grazie alla genialità ed intraprendenza dei suoi commercianti, artigiani, imprenditori e professionisti. Non ha dimenticato chi non è stato fortunato costruendo le strutture in cui esercitare la solidarietà. Questi volumi parlano di tutto questo pur raccontandoci fatti ed esprimendo opinioni. Se aggiungiamo il tocco di bellezza che tanti artisti bassanesi hanno saputo creare per il nostro godimento, abbiamo il quadro completo di una città e dei suoi cittadini (pur con difetti e mancanze) che ben si inserisce nella storia di un grande paese e di una grande regione quale la nostra.

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