Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

La storia di Bassano dalla caduta della Repubblica di Venezia all’annessione del Veneto al Regno d’Italia è scandita dalla seguenti fasi. 1797-1805: prima dominazione austriaca; 1805-1814: intervallo napoleonico; 1814-1848 seconda dominazione austriaca; marzo-giugno 1848: fiammata rivoluzionaria legata alla cacciata degli austriaci e alla Prima Guerra d’Indipendenza; 1848-1866: terza dominazione austriaca. Gli autori che trattano questo periodo sono Gastone Favero, Davide Geronazzo, Franca Cosmai e Stefano Sorteni. Si può osservare, complessivamente, che Bassano inizia il suo cammino nell’età contemporanea con un ritmo minore rispetto ai decenni alla seconda metà del Settecento, quando la città vide emergere uno dopo l’altro una serie di intellettuali che segnarono la vita cittadina, sprovincializzandola una volta per tutte: una fioritura di singole personalità, interlocutori obbligati nei campi delle scienze e delle lettere a livello regionale, nazionale, internazionale. I mutamenti maggiori che avvengono in questi anni sono quelli dovuti al dominio napoleonico - 1805-1814 - perché si assiste ad un effettivo distacco rispetto alla secolare dominazione veneziana, sia sotto l’aspetto politico-istituzionale, sia sotto il profilo socio-economico. La seconda dominazione austriaca - 1814-1848 - e la terza dominazione austriaca - 1848-1866 - non vedono grandi cambiamenti strutturali. Tranne la fiammata rivoluzionaria legata agli ottanta giorni della libertà italiana - marzo-giugno 1848 -, si può dire che la città vive in una sostanziale tranquillità economica, sociale, politica e religiosa. Dall’annessione del Veneto al Regno d’Italia (1866) alla fine della Prima Guerra Mondiale (1918), vediamo il sorgere e l’affermarsi dei primi segni della Bassano contemporanea nel contesto di quella che può essere definita l’età liberale. Gli autori che affrontano questo secondo periodo sono Giampietro Berti, Alba Lazzaretto, Agostino Brotto Pastega, Giordana Merlo, Giambattista Vinco Da Sesso, Giuseppe Busnardo, Flavia Casagranda,, Carlo Presotto, Giovanni Marcadella, Paolo Pozzato. Nel secondo Ottocento la città, retta da economia ancora essenzialmente agricola, presenta una forte caratteristica commerciale e artigianale perché un vero sviluppo dell’industria avverrà solo negli anni Venti del Novecento. La proprietà fondiaria tiene le redini dell’impianto sociale complessivo. La società bassanese è controllata da un ceto dirigenziale, arricchitosi nei secoli precedenti con la mercatura, che da più generazioni esibisce uno stile di vita aristocratico. Gli appartenenti al consiglio cittadino vivono con i proventi ricavati dall’amministrazione di cospicui patrimoni fondiari o con l’esercizio di attività liberali come il notariato. I mercanti, che nel corso del Settecento avevano saputo creare solide fortune, costituiscono l’ossatura della nuova borghesia. Dalle sue fila usciranno integerrimi amministratori pubblici, uomini di cultura, patrioti, ecclesiastici illuminati, filantropi, affermati professionisti, dinamici imprenditori e persino finanzieri. In questa fase si assiste a una stretta compenetrazione fra nobili di antico lignaggio e nuovi ricchi: attraverso matrimoni, i primi cercano solidità economiche ormai perdute, mentre i secondi aspirano a una nobilitazione che conferisca maggiore prestigio sociale. Tale intreccio perdura anche nella prima parte del Novecento, sino a quando, dopo i due conflitti mondiali e l’abolizione del rapporto di mezzadria (1964), la società bassanese muta radicalmente, in virtù anche di un massiccio ricambio sociale. Fin dall’inizio si delineano tre fondamentali componenti politiche, che schematicamente possono essere così riassunte: liberale moderata, legata alle libere professioni; conservatrice, espressione della nobiltà fondiaria; progressista, connessa alla piccola borghesia. La storia religiosa si inserisce nel quadro del cosiddetto “Veneto bianco”, un mondo in cui le tracce del sacro sono molto presenti e significative, improntando di sé non solo i costumi delle popolazioni, ma lo stesso territorio, fittamente popolato di campanili, oratori, cappelle, edicole sacre, conventi, nonché da istituti di assistenza e di educazione che fungono da importanti punti di riferimento per tutti i bisogni - spirituali ma anche materiali - della popolazione. La realtà scolastica è formata dalle scuole elementari, la scuola di disegno, il ginnasio, l’asilo infantile, gli istituti privati. L’istituzione ricreativa più importante è il Teatro Sociale, sorto a Bassano nel 1881. Questo Teatro, che conteneva 560 posti tra palchi, palchetti e platea, rappresenta il massimo luogo di elezione ricreativa della nobiltà e della borghesia cittadina. Qui non si svolgevano soltanto opere, concerti, commedie, balletti, feste danzanti, veglioni (questi, soprattutto, in occasione del Carnevale), ma anche conferenze, incontri, riunioni di vario genere. Gli anni della Prima Guerra Mondiale (1915-1918) vedono Bassano alle prese con gravi problemi sociali. Nel primo anno si assiste all’arrivo dei profughi trentini e giuliani, in un clima, peraltro, ancora relativamente tranquillo. Nell’anno successivo - 1916 -, in concomitanza con l’offensiva austriaca dal Trentino, la guerra giunge alle porte di casa. Ne consegue una netta militarizzazione del territorio e l’incombere della minaccia aerea avversaria, che si concretizza con il devastante bombardamento della stazione del 4 agosto. Il 1917 vede le speranze sommarsi a cocenti delusioni, soprattutto durante la cosiddetta “battaglia dell’Ortigara”, che segna per la prima volta l’impennarsi del numero delle vittime, fra essi molti alpini del “Bassano”. L’anno si conclude con l’esperienza del profugato esterno - ospitalità agli esuli - e del profugato interno perché molti bassanesi sono costretti a lasciare le proprie case. Il 1918 è segnato dalle operazioni militari sul Grappa. Dal 1918 al 1945 la città attraversa le seguenti fasi: primo dopoguerra, avvento e affermazione del fascismo, Resistenza. Questi periodi sono delineati da Marco Mondini e da Chiara Saonara. Fino al 1925 l’annullamento della conflittualità politica e della libertà non è totale. Subito dopo le “leggi fascistissime” ciò che resta delle forze dell’antifascismo locale - schegge del mondo cattolico e del sindacalismo - viene ridotto al silenzio. Il passaggio alla dittatura avviene senza particolari conflitti pubblici. L’adesione al regime si articola sulla rete di istituti previdenziali attivi sul territorio e sulla mobilitazione giovanile dell’Organizzazione Nazionale Balilla. Come per tutto il Paese, anche a Bassano non si registra, fino al 25 luglio 1943, un dissenso allo Stato totalitario. Le cose cambiano con l’8 settembre e l’inizio della guerra di liberazione nazionale. Quest’ultima fase è segnata da gravi e drammatici avvenimenti, come il rastrellamento del Grappa del settembre 1944. Il periodo compreso dal secondo dopoguerra agli anni Ottanta è trattato da Giovanni Favero, Monica Fioravanzo, Alessandra Magro, Guido Zucconi, Giampietro Berti, Giuliana Ericani e Ruggero Remonato. Già nel corso della prima metà del Novecento, grazie alla grande impresa metalmeccanica presente a Bassano sin dagli anni Venti, la città si era trasformata, modificando gradualmente la fisionomia industriale dei decenni precedenti. Dagli anni Cinquanta in poi vediamo ulteriori trasformazioni che imprimono alla città anche un carattere di centro di servizi commerciali e amministrativi per un distretto industriale polivalente, che si sviluppa soprattutto nell’area circostante. Il cambiamento economico e sociale più profondo avviene fra la metà degli anni ’50 e gli inizi degli anni ’90. In questo stesso periodo si assiste inoltre al fenomeno dell’espansione urbana con la crescita dell’edilizia popolare e residenziale in aree destinate un tempo all’agricoltura. Vediamo l’emergere di una classe politica e amministrativa a valenza locale e nazionale: la maggioranza si identifica nella Democrazia Cristiana, la minoranza nei partiti laici e di sinistra. Soprattutto dopo l’approvazione del Piano Regolatore Generale, la città si espande e si sviluppa secondo la programmazione regionale e le linee di indirizzo del Piano stesso. In tal modo diventa uno dei poli più importanti della provincia di Vicenza, sempre mantenendo la sua tradizione patriottica e solidale.  

Giampietro Berti  

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