Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

Nella zona non si segnalano finora nuclei demici di una significativa consistenza; una testimonianza indiretta della presenza di piccoli centri abitati (vici), dei quali non conosciamo il nome, si può indirettamente ricavare dal fatto che qui esisteva un pagus, ovvero un distretto amministrativo, periferico e rurale, retto da magistrati locali, al quale i vari vici della zona dovevano far capo[65]. Gli abitanti di un pagus Misquilensium sono infatti ricordati in un’iscrizione incisa su un pregevole sarcofago (fig.4),

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4. Sarcofago di C. Vettonius Maximus. Borso del Grappa (Vicenza), pieve di Sant’Eulalia.
Nella quarta riga dell’iscrizione (CIL, V, 2090) sul sarcofago prodotto ad Aquileia e databile fra il 140 e il 160 d.C. compare la menzione dei pagani Misquilenses.

prodotto ad Aquileia e databile fra il 140 e il 160 d.C., rinvenuto nella chiesa di San Cassiano, presso Borso del Grappa[66]. Il pagus aveva sicuramente delle strutture amministrative atte alla gestione di denaro, dato che sempre in quest’epigrafe si ricorda l’istituzione di una fondazione funeraria, a favore degli abitanti del pagus, con un lascito di 800 sesterzi, la cui rendita, derivante dal prestito a interesse, doveva servire per la manutenzione e l’ornamento del sepolcro del donatore[67]. Fortunatamente le lacune documentarie sono in gran parte colmate dalle indagini territoriali condotte negli ultimi decenni[68]: queste indicano la presenza di un’ occupazione sparsa e diffusa, indice di una notevole parcellizzazione della proprietà con un intenso sfruttamento del suolo, com’è del resto lecito attendersi in un’area centuriata, e con la presenza di edifici, destinati sia ad abitazione sia all’attività di lavorazione e trasformazione dei prodotti dell’agricoltura e dell’allevamento, sia a impianti manifatturieri[69]. In base al ritrovamento di un significativo numero di laterizi oppure di elementi architettonici si può perciò ipotizzare con cautela la presenza di strutture, di dimensioni non precisabili e databili fra il I secolo a.C. e il IV d.C. con una particolare concentrazione fra I a.C. e I d.C.[70], in località come Rivoltella, San Vito, San Fortunato e San Lazzaro (Lazzaretto), tutte nei pressi di Bassano, Capitello dei quattro cantoni, presso Cassola, Ca’ Alessi, Contrada Pavana, presso Mussolente, Fellette, Lanzerini e Ca’ Marin, presso Romano d’Ezzelino[71]. In alcuni casi poi rinvenimenti fortuiti e indagini archeologiche hanno consentito di identificare e studiare strutture più articolate e complesse, come a sant’Eusebio, località La Corte, e San Giorgio di Angarano, presso Bassano, e a san Pietro presso Rosà[72], che forse appartenevano ad agiati proprietari di medio se non elevato livello sociale e culturale[73].

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