Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

Come in tutto il territorio della ex Repubblica veneta, l’insediarsi del regime napoleonico a Bassano e nel suo comprensorio fu accolto perlopiù come una disgrazia inevitabile ma della quale si auspicava una durata il più breve possibile. Del resto, come sempre accade,la maggior parte degli uomini che vivevano, subendola quotidianamente, l’esperienza di quegli anni così pieni di rivolgimenti ne afferravano più o meno confusamente il netto distacco da quanto era stato fino ad allora, ma erano portati a rimpiangere le vecchie certezze traballanti piuttosto che a capirne la funzione generatrice di una nuova idea di Stato, di rapporti sociali ed economici rivolta ad attori diversi da quelli fino a poco prima prevalenti.

Le vicende tormentate dell’età napoleonica rappresentarono per Bassano e il suo territorio un periodo contrassegnato da un processo di complesse trasformazioni avviate e realizzate per la maggior parte in misura parziale, ma proseguite, almeno in alcuni settori, in maniera irreversibile anche nel corso della Restaurazione. Lo scombussolamento provocato dal crollo della gloriosa ma ormai logora Serenissima e la cessione del Veneto all’Austria non riuscirono a mandare in frantumi l’organizzazione territoriale facente capo alla cittadina (la sua secolare podesteria), ma richiesero la ridefinizione dei rapporti tra gli elementi costitutivi che tenessero conto di una migliore ripartizione territoriale tra alcuni degli insediamenti presenti. A imporre tali cambiamenti furono le riforme amministrative introdotte dal regime, con l’intento di uniformare le diverse regioni componenti il giovanissimo Regno d’Italia, armonizzandone le differenti strutture di governo e del territorio. Questo portò ad una ininterrotta sequenza di direttive, circolari, richieste di informazioni, di dati statistici e sollecitazioni che si protrasse fino alla fine del Regno, continuando, per taluni settori, anche nel primo periodo del rinnovato dominio asburgico. Esiste infatti una similarità di intenti, ma pure entro certi limiti, tra Francesi ed Austriaci nell’opera di razionalizzazione e ammodernamento, sentita come strumento essenziale per una maggiore efficienza di controllo territoriale sia sotto l’aspetto burocratico che quello fiscale.

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