Se è vero che «la geografia è, per la natura della propria materia, una disciplina ermeneutica» perché è in grado di «conferire visibilità ai contesti», di illuminare «le cose all’interno di una cornice»[1], allora i molti “discorsi storici” che è possibile proporre per Bassano possono essere introdotti da una riflessione sulla cornice in cui essi sono inquadrabili, sulla scena sopra la quale sono rappresentati[2]. Si badi bene, tale cornice non è evidentemente solo quella costituita dalle distanze metriche tra i luoghi, dalle vicinanze e dalle lontananze così come deducibili dalla carta geografica, e neppure è data solamente dalle caratteristiche geografico-fisiche e geomorfologiche dell’area di insediamento. Si tratta più in profondità di strutture di relazione, delle forme in cui si consolidano i rapporti innanzi tutto tra gli uomini e il contesto ambientale (le opportunità che esso offre, i vincoli che da esso derivano: il modo quindi in cui risorse e vincoli sono affrontati). Ma in senso più esteso si tratta delle relazioni che si stabiliscono tra gli uomini per tramite del territorio: di come si dispongono sul territorio e attraverso il territorio gli equilibri o gli squilibri di potere tra i diversi attori in gioco.