Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

Partiamo dall’inizio, quando ancora Bassano non c’era, seppur ovviamente vi era il sito in cui la città si impianterà. Perché se oggi Bassano è il centro del suo territorio, si parla infatti di Bassanese e a lungo si è discusso dell’opportunità di creare una provincia del Grappa, con capoluogo appunto Bassano, questa centralità è un esito relativamente recente, comparendo i primi nuclei aggregativi della futura città attorno al X secolo. Negli assetti territoriali più antichi, che hanno trasferito alle epoche successive buona parte della struttura urbana regionale, il sito era ai margini della centuriazione padovana: sul luogo di quello che sarà un centro vi era il limite di una specifica organizzazione territoriale della pianura veneta e il sito non era stato selezionato come utile ed interessante, come punto su cui investire[3].   In quella determinata strutturazione degli assetti politici ed economici sul territorio, la centralità era conferita a Padova. Più tardi, nell’alto medioevo, si aggiungeranno in quel quadrante territoriale l’influenza vicentina, trevigiana, asolana, e, dall’alto, feltrina e trentina[4]. Insomma Bassano era un vuoto. Ma in questo vuoto nascerà un centro. Sarà al mutare degli equilibri territoriali che ciò che prima era ai margini assumerà via via un ruolo di maggior centralità. Perché «la centralità non è quella pura nozione geometrica che gli uomini avrebbero inventata o scoperta. Essa è tutt’altro. […]. Centralità e marginalità si definiscono l’una in rapporto all’altra e sono specificatamente relazionali, vale a dire che esse possono invertirsi senza che il meccanismo sia in causa: la centralità può diventare marginalità e reciprocamente, in un dato luogo»[5]. Ed è esattamente quanto è accaduto al sito “Bassano”, che senza nome e senza ruolo nella struttura territoriale dell’antichità, al cambiare delle relazioni, politiche ed economiche, emerge come centro di organizzazione di un territorio, come nucleo di addensamento di uomini, cose, poteri. Non bisogna farsi trarre in inganno da uno sguardo cartografico, zenitale, di chi prende la carta e traccia una gerarchia dei luoghi, con l’approccio geometrico della teoria delle località centrali di Christaller e Lösch: al che può sembrare quasi inevitabile che il vuoto del sito bassanese, così opportunamente distante dai centri urbani maggiori dell’epoca (Padova, Vicenza, Treviso, Trento), chiedesse il costituirsi di un centro di organizzazione. Nulla vi è di inevitabilmente prescritto nella costituzione della centralità e della marginalità dei luoghi. Così Bassano emergerà sulle altre località vicine nel momento in cui determinati attori coglieranno nel sito un interesse strategico da mobilitare nel gioco delle relazioni reciproche, come notano Petoello e Rigon quando affermano che essenziale nello sviluppo della città sarà «la scommessa e l’investimento politico che si fece su Bassano da parte dei Comuni maggiori»[6]. L’iniziativa locale da cui sorgerà il primo nucleo fortificato risulterà moltiplicata dalla selezione di quel sito fatta successivamente da attori esterni, con logiche estranee rispetto al territorio[7], ma in grado di mobilitare risorse ed attenzioni tali da rendere Bassano una posta in gioco di assoluto rilievo nelle contese tra i potentati regionali. Ma la vera misura della centralità si ha quando si consolida “l’esistenza di una collettività saldata da azioni, creatrice di relazioni, che fondano differenze specifiche. Il luogo, senza queste relazioni non è null’altro che un luogo in mezzo a tanti”[8]. Insomma, solo quando si affacceranno attori interni (aristocrazia, imprenditori, mercanti…), i cui interessi siano orientati al territorio, solo quando la comunità cittadina sarà in grado di imporsi come attore in proprio rispetto a dinamiche esterne ed estranee, solo allora Bassano diverrà effettivamente centro, e si prenderà in carico il suo essere centralità, attraverso l’impegno profuso per il suo mantenimento. Perché niente assicura che, una volta instaurato un centro, esso perduri nel tempo solo grazie alla forza della consuetudine, all’attitudine alla conservazione, alla collocazione baricentrica nelle reti. Tale lezione è importante ancora per chi oggi si deve preoccupare di come proiettare la centralità di Bassano nel futuro. Ma su questo torneremo.

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