Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

Bassano città di confine lo è dal punto di vista, si è detto, delle zone geografiche, sul limitare estremo della pianura e della sua organizzazione, prossima alla montagna e alle sue potenzialità. Ma lo è stata, per un lungo periodo, anche da un punto di vista politico. Tra Padova, Vicenza e Treviso, in un primo tempo; tra la Serenissima e l’Impero per quattro secoli, e poi ancora tra il nuovo stato unitario e l’Impero austro-ungarico. Oggi infine, seppur solo a livello amministrativo, è nell’angolo fra le province di Vicenza, Treviso e Trento, e quindi è vicina ancora al confine tra due regioni. Certo non propriamente sul confine, perché il confine vero, quello che si andrà definendo tra ‘500 e ‘700 nelle trattative tra Repubblica di Venezia e Impero Asburgico[28], taglia la Valsugana poco sopra Primolano e si inerpica quindi verso l’altopiano di Asiago. Lì si trovavano le strutture difensive (per parte austriaca il Castello del Covolo, per parte veneta la Bastia di Enego e il Castello della Scala sulla strada che da Primolano andava a Feltre), e quelle sanitarie (il lazzaretto di Primolano, situato in modo tale che nessuno potesse scendere la valle senza essere intercettato dal suo “restello”[29]). Il quadro territoriale è complesso, frutto ancora degli assetti di ancien régime, come testimoniato da una situazione particolare qual è appunto l’enclave imperiale del Covolo[30]. Oltre alla funzione militare e di controllo sanitario, il confine in val di Brenta assunse una rilevante funzione fiscale, con i pedaggi imposti tanto dall’Impero al Covolo come dalla Serenissima al Ponte del Cismon. L’attiva vita di contrabbando che attraversava i sentieri verso l’altopiano era testimonianza di una paradossale “opportunità” economica offerta dal confine alle popolazioni locali[31]. Seppur non immediatamente prospiciente la frontiera, Bassano era comunque il più importante centro allo sbocco del Canal di Brenta, quindi il vero punto di riferimento di quest’area di confine, la “chiusa” di un corridoio essenziale che scende da Nord e che si è rivelato in più occasioni strategico, anche da un punto di vista militare. E del confine respirava l’aria, per le aperture consentite dalle possibilità di scambio, legali ed illegali, e dalla pluralità di riferimenti che comunque questa situazione liminare consentiva. Ma in un momento cruciale della sua storia il confine entrerà prepotentemente nella vita urbana: quando, durante la Grande Guerra, Bassano sarà l’immediata retrovia delle trincee sull’altopiano di Asiago e sul Grappa. I bombardamenti non risparmieranno il tessuto urbano[32]. La popolazione ne subì conseguenze dirette tanto per gli sfollamenti come per le difficoltà inevitabili derivanti dalla vicinanza del fronte al fluire della normale vita sociale ed economica. Da allora la città è profondamente legata a quelle vicende. Il Sacrario militare che domina dall’alto del Grappa sulla pianura bassanese, guardato dal monumento al generale Giardino (fig.5),

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5. L’area del Grappa dal Monumento al Generale Giardino.
Il Grappa, che sovrasta la città ed il suo Sacrario, costituiscono assieme ai monumenti della grande guerra esistenti a Bassano, un tassello irrinunciabile di identità territoriale.

è diventato un tassello irrinunciabile di una precisa identità territoriale.

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