Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

Al di là degli elementi contestuali (sito, posizione, inserimento nelle reti di comunicazione, ubicazione rispetto alle maglie politico-amministrative), Bassano ha costruito nella sua storia una relazione fondamentale con il territorio inteso come insieme di possibilità, come contenitore di risorse per la sviluppo economico. In realtà, le risorse sono “inventate” dall’uomo che individua le proprietà della materia e, con la sua tecnicità e con il suo lavoro, le trasforma in beni economici[33]. In questo territorio, la terra, l’acqua, i boschi, i sassi del greto del fiume, le possibilità della montagna e della pianura, sono le materie di partenza che saranno di volta in volta associate attraverso appropriate tecniche in combinazioni originali di risorse. I terreni ghiaiosi e magri dell’alta pianura, dove l’acqua rapidamente si infiltra in profondità, saranno resi adatti al pascolo e all’agricoltura grazie alla costruzione delle rogge (quella di Rosà, su tutte). La lana delle greggi, i bozzoli della sericoltura diventano le materie da trasformare nei lanifici, nelle tessiture e nei filatoi. I ciottoli del fiume saranno cotti nelle fornaci per fare la calce, bruciando il legname tagliato sui monti e fatto fluitare sul Brenta. La stessa calce diventa risorsa per la concia delle pelli, materia ampiamente disponibile per l’abbondanza di greggi e mandrie. Ancora il legno, i ciottoli, l’argilla attivano l’industria della ceramica. Il territorio bassanese è trasformato per corrispondere a queste possibilità produttive. L’acqua, per irrigare, per tingere il filato, per pulire le pelli, per follare i panni, per tritare i ciottoli, per mescolare gli impasti, per battere i metalli, per tagliare il legname, per macinare i grani svolge un ruolo chiave: così si moltiplicano le derivazioni dal Brenta per muovere gli opifici, le rogge per adacquare, si intensifica la costruzione di mulini, segherie, magli, folli, tintorie, cartiere... Nello stesso organismo urbano troverà spazio, proprio lunga la riva del fiume, questa intensa attività di trasformazione, inevitabilmente legata al commercio (fig.6),

 MG 8854 - Copia

6. Veduta urbana  con esercizi commerciali.
Gli esercizi commerciali del centro storico sono la prova dell’intensa attività di trasformazione, in senso commerciale e turistica della città.

alle reti di relazioni in cui Bassano è inserita perché, come afferma Braudel, «il commercio guida, lancia la vita industriale» e l’industria «è il secondo stadio dell’attività cittadina»[34]. Ma gli equilibri tra possibilità ed usi del territorio non sono stabiliti una volta per tutte e sono attraversati da molte problematicità, di origine endogena ed esogena. Innanzi tutto, alcuni processi produttivi, come la concia delle pelli, presentavano rischi notevoli di inquinamento delle acque: di qui la necessità di regolare la collocazione e lo svolgimento di tali attività. Ancora, la competizione per gli usi dell’acqua era tale che la fluitazione durante la magra era possibile solo il mercoledì e il sabato, quando si chiudevano le bocche delle derivazioni[35]. Altre interazioni è possibile individuare, basti pensare alla progressiva organizzazione della pianura a fini agricoli che porterà all’espulsione dei pascoli verso la montagna e a una diminuzione nella produzione di lana[36]. Dall’esterno, i dazi imposti da Venezia, la competizione sui prodotti, soprattutto panni e sete, esercitata da centri vicini e anche dall’estero porteranno a più riprese alla stagnazione e addirittura alla progressiva decadenza di queste attività di trasformazione, che saranno investite tra Seicento e Settecento da una crescente sfiducia a favore di una corsa alla terra. Quando poi le dominazioni straniere stringeranno ancora di più il cappio delle esazioni fiscali, veramente l’orizzonte fondamentale del territorio si stringerà all’agricoltura. Ma è un’agricoltura fragile, poco predisposta alle innovazioni, dove prevale la proprietà frazionata o la gestione in mezzadria: la rottura dell’equilibrio tra popolazione e risorse si tradurrà allora nell’esito più drastico, l’emigrazione che a cavallo tra Ottocento e Novecento svuoterà le campagne[37]. Altre rotture sono invece più recenti. Riguardano gli effetti di quel processo di sviluppo economico che ha trasformato nel secondo dopoguerra un’economia ancora essenzialmente agricola in una fondata sull’industria e che, a partire dagli anni Settanta, condurrà anche l’area bassanese nell’impetuoso successo del “modello veneto”, fondato sulla PMI e nello specifico locale sui settori manifatturieri tradizionali (ceramica, legno, oreficeria) e metalmeccanici. Forte è l’impronta territoriale di questo sviluppo, seppur con significati diversi e meno legati alle risorse fisiche quanto piuttosto a quelle umane e organizzative, e quindi caratterizzato da quella strutturazione della produzione in forme distrettuali che passa appunto per una elevata integrazione orizzontale. Ma oggi molti elementi di crisi insidiano questa relazione tra territorio e sviluppo: da un lato lo spreco di spazio e l’impatto ambientale dell’industrializzazione e dell’urbanizzazione diffusa hanno portato al deterioramento di una risorsa scarsa e preziosa come la qualità ambientale e paesaggistica. Di qui la necessità di ripensare al modello di sviluppo, anche per ridare un ordine ad una diffusione incoerente e incontrollata dell’edificato (urban sprawl) e delle infrastrutture e per arginare la dissipazione delle risorse. Dall’altro emergono con sempre maggior evidenza i rischi per il territorio legati all’esposizione alla globalizzazione, con le delocalizzazioni e l’impoverimento del tessuto produttivo che ne possono derivare. Bassano può regredire a semplice sito tra i molti che il capitale nomade[38] sfrutta fino a che è funzionale, per poi essere abbandonato, oppure può trovare nella relazione con il suo territorio gli elementi per ri-costruirsi come luogo, come declinazione originale di patrimonio territoriale e risorse “immobili”[39]. Senza cadere in nostalgie localistiche, poiché inevitabilmente le diverse scale territoriali oggi tutte si incrociano nei luoghi, come la presenza di tante culture diverse, a seguito dei processi migratori, rende ben evidente anche a Bassano.

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