Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

scudi.081 001
Per la quarta volta un membro della casata Lion ritornò a Bassano con l'ncarico di podestà. Durante il suo governo l'Arciprete Novello fece rifondere a Treviso la campana della chiesa di S. Maria, più grande e più pesante, e il Comune contribuì con 25 ducati; altri 100 dovette dare poi alla Serenissima che stava preparando la guerra contro i Turchi.
In Francia Luigi XII stava frattanto radunando l'esercito per una nuova discesa in Italia e i Veneziani si allearono con lui contro Ludovico Sforza.
I Turchi si affacciarono però di nuovo al confine friulano e fecero scorrerie fino al fiume Livenza.
scudi.082 001
Secondo i cronisti questa famiglia sarebbe giunta a Venezia da Gubbio dove aveva il titolo comitale.
Nel territorio di Nove comparvero nuovi casi di peste e il Comune di Bassano spese 20 ducati d'oro per sistemare il Lazzaretto, poi inviò a Venezia la richiesta che fosse diminuita la tassa sui campi per la scarsa produttività della terra bassanese. Venezia però richiese il contributo per 30 "galeotti", ossia l'equivalente in denaro per il loro arruolamento. I Bassanesi protestarono e ottennero che le quote fossero ridotte a otto.
Luigi XII intanto, alleatosi con gli Svizzeri e con i Veneziani, invase il ducato di Milano; l'esercito della Serenissima conquistò la Ghiaradadda e Cremona. Ludovico il Moro fu catturato a Novara e portato prigioniero in Francia.
Continuò nel frattempo l'attacco della flotta turca agli insediamenti veneziani nel Peloponneso e nel luglio del 1500 fu perduta Modone. Anche gli Spagnoli si allearono allora ai Veneziani contro i Turchi.
scudi.083 001
I Valier appartenevano alle case nuove e secondo gli antichi cronisti il nome sarebbe derivato dai romani Valeri.
Il Comune di Bassano nel marzo del 1502 ripartì le quote di contributi per i "galeotti" tra la città e le frazioni circostanti, alle quali furono assegnate 6 parti e mezzo.
Fu poi nominato un pesatore per i bossoli dei bachi e della seta: è il primo indizio della diffusione nel territorio bassanese di tale produzione. Si propose inoltre di dare alle stampe gli Statuti cittadini, metà a spese del Comune e metà di coloro che li volessero acquistare.
Numerosi stati europei formarono in quell'anno una lega contro i Turchi insieme ai Veneziani; il sultano Bayazid II pensò allora di avviare trattative di pace.
scudi.084 001
È il secondo podestà di questo casato presente a Bassano. Nel luglio del 1503 i coloni si sollevarono contro i proprietari terrieri, portarono via i carri e fuggirono fuori dal bassanese; il Comune deliberò quindi di agire penalmente contro di loro. È questa una delle poche testimonianze di rivolte agrarie nel nostro territorio.
A dicembre il pittore Giacomo di Bartolomeo da Marostica, dei Nasocchi, chiese al Comune di poter aprire la sua bottega nella casa presso il pozzo comunale, in Piazzotto Montevecchio, impegnandosi a fornire secchi e corda per il suo utilizzo pubblico.
In settembre del 1504 il Consiglio pose una taglia di L. 1000 destinata a chi fornisse notizie utili a trovare il diffusore di una satira contro il podestà in carica.
Frattanto Venezia e Cesare Borgia entrarono in conflitto per il controllo della Romagna, e soprattutto di Rimini e Faenza, rivendicate dal Borgia e da papa Alessandro VI.
scudi.085 001
Il casato dei Lezze, secondo i cronisti, proveniva da Ravenna dove era imparentato con i celebri signori della città, i Traversari. Priamo da Lezze fu anche podestà in Belluno nel 1506.
In questo anno il postribolo di Bassano fu dato in affitto a Lorenzo Massaria per 10 ducati d'oro. Il Consiglio comunale prese inoltre provvedimenti contro quei membri che avevano l'abitudine di assentarsi dalle sedute per far mancare il numero legale; decise che i responsabili di questo comportamento sarebbero stati dichiarati decaduti.
A Blois intanto il 23 settembre 1504 il papa Giulio II, deciso a riprendere le terre della Romagna annesse in precedenza da Venezia, propose una lega all'imperatore Massimiliano d'Asburgo e a Luigi XII di Francia per togliere alla Serenissima varie province e spartirle tra loro; fu il primo passo della successiva lega di Cambrai.
scudi.086 001
Dicono i cronisti che i Ruzini vennero da Costantinopoli quando mutarono le fortune dei Veneziani intorno al 1260.
A Bassano furono presi nuovi provvedimenti per contrastare la peste, che si diceva fosse comparsa a Padova. Il Comune protestò anche a Venezia contro la decisione del podestà di Asolo di impedire l'esportazione di prodotti bassanesi nel suo distretto.
Intanto a Venezia il Senato discusse lungamente sul comportamento da tenere nei confronti delle minacce papali e propose di giungere a un accomodamento con la cessione di alcuni territori, ma senza risultati.
scudi.087 001
È questo il secondo podestà bassanese appartenente al casato dei Nani.
Preoccupato, come i suoi predecessori, dell'assenteismo continuo dei Consiglieri bassanesi, egli decretò che chi mancava senza giustificazione alle riunioni perdeva l'incarico fino al rinnovo del Consiglio stesso. Il 25 aprile del 1506 il Comune accettò un lascito del marosticense Daniele de Freschi per provvedere a costituire doti per fanciulle nubili.
scudi.088 001
Il casato dei Michiel si divideva in molte famiglie con stemmi diversi; non si sa a quale ramo appartenesse il podestà Tommaso.
A Bassano morì in quest'anno l'Arciprete Benedetto Novello e si ripropose il problema della nomina del suo sostituto; per la scelta furono incaricati sei provveditori.
Agli inizi del 1508 l'imperatore Massimiliano d'Asburgo mosse il suo esercito verso Verona, chiedendo che gli fosse concesso il passaggio per recarsi a Roma. I Veneziani rifiutarono e nel Cadore si scontrarono vittoriosamente con le sue truppe.
Il 10 dicembre 1508, però, a Cambrai si formò una lega fra tutti i nemici della Serenissima e il 14 maggio 1509 l'esercito veneziano fu sconfitto ad Agnadello sull'Adda dalle truppe di Luigi XII. Il Veneto fu subito invaso dagli eserciti nemici e gli imperiali arrivarono a Bassano. Il podestà Michiel fu allora costretto a lasciare la città; i Bassanesi si sottomisero a Massimiliano, chiedendo che conservasse alla città i suoi privilegi, ma furono subito costretti a dare contribuzioni all'esercito imperiale
scudi.089 001
È il secondo membro della famiglia Donati assegnato alla podesteria di Bassano. La città tra il 1510 e il 1513 passò varie volte di mano tra l'esercito francese e quello imperiale subendo notevoli danni e la distruzione del ponte sul Brenta.
Con il Donato riprese la presenza del podestà veneto dopo la breve dominazione degli inviati imperiali. Il Comune provvide a restaurare i danni ai palazzi pubblici e decise di recuperare il castello superiore e inferiore per alloggiare truppe in caso di necessità. Tra gli altri lavori fu restaurato il postribolo, che era andato distrutto durante la guerra. Nella chiesa di S. Maria fu però dedicato un altare alla Beata Vergine e a S. Clemente, perché il 23 novembre i soldati di Massimiliano avevano "prodigiosamente" lasciato Bassano. Il Consiglio comunale deliberò di ricordare quel giorno solennemente con una processione e un palio, di festeggiare anche la fine della peste il giorno 16 agosto, per ringraziare S. Rocco, e di fare altrettanto in gennaio per onorare S. Sebastiano.
scudi.090 001
È questo il secondo membro della famiglia Pizzamano incaricato della podesteria di Bassano. Durante il suo mandato il 19 aprile 1512 fu deliberata la spesa di 80 ducati d'oro per rialzare la loggia, che aveva subito gravi danni, e venne rifusa la campana della torre che era stata rotta durante la guerra. In quest'anno il Papa nominò quale arciprete di Bassano don Sebastiano Bellencino.
Giulio II, preoccupato per la potenza dei Francesi, cominciò a riaccostarsi alla Repubblica, e nell'ottobre del 1511 revocò la scomunica a Venezia. Il 4 febbraio 1512 l'esercito di Luigi XII conquistò Bologna e poi sconfisse i Veneziani a Valeggio sul Mincio. Gaston de Foix, comandante dell'armata francese, si diresse quindi verso Ravenna e nei pressi della città l'11 aprile si svolse una delle più grandi battaglie delle guerre d'Italia. Mentre l'esercito francese stava vincendo, Gaston fu ferito a morte e ciò arrestò l'avanzata del suo esercito, che iniziò ben presto a ritirarsi verso Milano.
scudi.091 001
I Duodo erano un casato antico, secondo alcuni cronisti originario dalla Schiavonia, secondo altri dalla Germania o dal Peloponneso.
Il 13 giugno del 1513 il Consiglio comunale deliberò una tassazione speciale per assoldare 50 uomini da disporre a difesa del territorio, chiedendo alle comunità confinanti di partecipare per un terzo della spesa.
Il 21 gennaio del 1513 morì il papa Giulio II e salì al soglio pontificio Leone X, il fiorentino Giovanni de' Medici.
Il 6 giugno le fanterie svizzere sconfissero l'esercito francese a Novara, costringendolo a ritirarsi dall'Italia e restaurando a Milano Massimiliano Sforza. Venezia costituì allora una nuova lega con la Francia.
scudi.092 001
È il secondo membro di questa casata assegnato alla podesteria di Bassano. In quell'anno i provveditori alla ricostruzione di Padova, pesantemente colpita dall'assedio dell'esercito imperiale, chiesero a Bassano di contribuire ai lavori; i Bassanesi però inviarono alcuni messi per ribadire che essi erano esenti da simili gravami e il 9 marzo del 1515 il Comune donò 50 gelsi al provveditore Pietro Venier, perché aveva ascoltato la loro lagnanza. Il giorno 14 furono inviati nuovi ambasciatori a Venezia per richiedere una più equa distribuzione dell'imposta fornitura di 240.000 mattoni. I quattro nunzi di Bassano furono però fermati a Padova e messi in carcere dal capitano generale dell'esercito veneziano. Il Comune poi li rimborsò con 10 ducati ciascuno per la detenzione subita.
L'esercito francese entrò in Lombardia mentre quello veneziano attaccava Cremona. Il 13-14 settembre 1515 a Melegnano gli alleati franco-veneti sconfissero l'esercito di Milano e gli Svizzeri in quella che fu chiamata la "battaglia dei giganti". Il generale veneziano Bartolomeo d'Alviano, arrivando alle spalle degli avversari, determinò la conclusione della battaglia e un'immensa strage dei soldati dei cantoni svizzeri. Il Brentari racconta che militava nell'esercito veneziano anche il capitano di cavalleria Lorenzo Appollonio.
scudi.093 001
È il secondo membro di questa casata assegnato alla podesteria di Bassano.
Il primo febbraio del 1516 fu istituita in città la confraternita dei conciapelle - i pellizzeri - e tra di loro compare il nome di Bartolomeo dal Ponte, avo dei famosi pittori. Il 7 maggio il Comune firmò un trattato di amicizia e buon vicinato con le comunità soggette alla giurisdizione di Castel Ivano in Valsugana. In settembre furono inoltre inviati legati a Venezia, perché il Governo intercedesse presso il Papa nella lite avviata dall'arciprete Sebastiano Bellencino a proposito delle decime contro il rettore Ercole della chiesa di S. Antonio di Rosà.
Il 13 agosto 1516 tra Carlo V e i re di Francia e Spagna fu siglata la pace di Noyon, con cui ebbe fine la fase delle guerre d'Italia che aveva visto Venezia sul punto di essere travolta.
scudi.094 001
È il secondo podestà appartenente al casato dei Michiel e il suo stemma è ben riconoscibile nell'affresco, dove sono scritte anche le iniziali del nome e la data 1516.
In quell'anno il Comune rifiutò la richiesta dei nobili Pietro e Giovanni Morosini e Andrea Diedo di ampliare le rogge sotto il Travettore e a S. Pietro di Rosà per irrigare meglio i loro campi.
Per contribuire al grave dissesto finanziario della Repubblica, provocato dalle guerre, Bassano deliberò di prestare a Venezia 300 ducati; fissò inoltre una taglia di 200 lire per chi fornisse notizie utili a catturare chi aveva scritto un libello infamante contro il precedente podestà Morosini.
scudi.095 001
Questo è il terzo membro della famiglia Morosini a cui fu affidato l'incarico di podestà a Bassano.
Durante il suo mandato il Comune inviò il dottore in giurisprudenza Lauro Thiene dal Papa, per un consulto sulle insolite pretese dell'arciprete Sebastiano Bellencino relativamente alle decime novali della campagna rosatese. Anche il Governo della Serenissima avanzò alcune proposte per trovare una soluzione a questa contesa e il Comune nominò sei consiglieri per valutarle. Nel maggio del 1518 il Vescovo ordinò ai Bassanesi di cercarsi un cappellano che facesse le veci dell'arciprete Bellencino.
Mentre a Bassano si sviluppava questo scandalo, il 31 ottobre del 1517 a Wittemberg venivano affisse alla porta della chiesa le 95 tesi di Martin Lutero: stava per iniziare dunque la Riforma protestante.
Il Consiglio comunale il 18 ottobre 1517 deliberò di porre dei gradini di pietra intorno all'antenna innalzata in piazza e di costruire la cornice sulla parte superiore della loggia di piazza; provvide inoltre a restaurare il postribolo pubblico.
scudi.096 001
Anche questo podestà è membro di un casato che già aveva prestato servizio a Bassano.
Nel mese di agosto del 1518 furono inviati alcuni messi a Venezia con la richiesta di aiuti economici per la ricostruzione del ponte sul Brenta, incendiato dall'esercito francese in ritirata durante la guerra della lega di Cambrai e si cercò un esperto che fornisse il progetto più economico. Altri messaggeri furono poi inviati per protestare contro la delibera del Senato di far allargare la roggia Rosà, come chiedevano alcuni grandi possidenti terrieri.
Nel 1519 morì intanto l'imperatore Massimiliano d'Asburgo e il 29 luglio fu eletto imperatore Carlo V re di Spagna.
Nello stesso anno morì anche il sultano Selim I e gli successe Solimano, detto il Magnifico, che aveva forti ambizioni espansionistiche. Venezia era in quel momento alleata del re di Francia Francesco I e si trovò nel mezzo di grandi e preoccupanti manovre diplomatiche.
scudi.097 001
Il casato dei Memmo vantava origini antichissime, in quanto sarebbe disceso dalla gens romana dei Memmi; apparteneva quindi alle famiglie apostoliche che elessero il primo doge.
Nell'ottobre del 1519 il Governo veneziano nominò i nobili Tommaso Moro e Gasparo Contarini provveditori alle acque per la gestione della rosta Rosà; anche il Comune elesse due consiglieri per stipulare accordi con gli utenti delle bocche (i boccaroli) per l'irrigazione. Inviò poi alcuni esperti per verificare se gli scavi per la roggia avessero causato danni alle strade.
L'arciprete Bellencino aveva intanto ottenuto l'imposizione dell'interdetto sulla chiesa bassanese; il Comune allora il 17 gennaio 1520 ordinò che la S. Messa fosse celebrata presso l'altare della Concezione nella chiesa di S. Francesco e nel marzo del 1521 prelevò denaro dal Fontico per difendere la città nella causa contro l'Arciprete.
La diffusione del pensiero di Lutero, scomunicato il 3 gennaio del 1520, intanto provocava in Germania le proteste dei cavalieri e dei contadini contro i vescovi per la spartizione delle proprietà ecclesiastiche.
Anche a Bassano le idee luterane trovarono dei simpatizzanti; tra i più noti ci furono Francesco Negri, Domenico Cabianca e Alessandro Gecchele.
scudi.098 001
Questo podestà succede ad un membro del suo stesso casato.
Nel giugno del 1521 il Comune richiese al Governo veneziano che si adoperasse per far togliere l'interdetto a Bassano e poi, su ordine ducale, impose una colta di 350 ducati per concludere la lite con l'Arciprete attraverso una transazione. L'8 luglio fu stipulato a Venezia l'accordo con Sebastiano Bellencino e si decise di nominare un nuovo Arciprete. Fu scelto don Gabriele Gentile, bassanese, curato della chiesa di Granelle e alcuni nunzi vennero inviati al Papa per chiedere che ne riconoscesse la nomina, insieme con il diritto di giuspatronato del Comune sulle chiese di Bassano e Rosà.
Il 23 marzo 1522 furono riconosciute le confraternite dei pittori e dei fornai. Nel mese di maggio il Comune richiese al Governo il permesso di poter tagliare i roveri necessari per la ricostruzione del ponte sul Brenta.
Nell'aprile del 1521 si svolse la dieta di Worms alla presenza dell'imperatore Carlo V e la protesta di Lutero si diffuse sempre più.
scudi.099 001
È il terzo podestà bassanese appartenente alla famiglia Nani. Durante il suo mandato, il 7 aprile 1523, per curare gli interessi del Comune bassanese, fu nominato procuratore residente a Venezia Giovanni de Roberti, con il compenso di 12 ducati all'anno. Si riaffacciò ancora il pericolo della peste e vennero creati tre provveditori con il compito di sorvegliarne la diffusione. In giugno il postribolo cittadino fu appaltato al chirurgo Pietro Veronese.
I Turchi nel 1522 si mossero alla conquista dell'isola di Rodi, che era tenuta dai Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme; la perdita dell'isola da parte di costoro suscitò grande preoccupazione a Venezia.
scudi.100 001
Fu il secondo membro del casato Dolfin ad ottenere l'incarico podestarile a Bassano. Durante il suo mandato giunsero dalla Lombardia e dal Trevigiano notizie sul dilagare della peste e, come al solito, furono nominati dei controllori del contagio.
Perduravano le divergenze tra il Comune e l'arciprete Bellencino, che non concordava sulla cifra della transazione finanziaria; solo l'8 settembre del 1524 fu ratificata la convenzione con il suo procuratore e l'Arciprete lasciò l'incarico in cambio di un vitalizio. Nel 1524 fu pure ricostruito il ponte sul Brenta, questa volta in pietra, ma durò soltanto sei anni.
Nell'estate del 1524 il re di Francia Francesco I ritornò in Italia con un grande esercito, per rivendicare Milano come eredità familiare. Dopo molti tentennamenti la Repubblica e papa Clemente VIII nel gennaio del 1525 si allearono al re francese, ma il 24 febbraio Francesco I fu pesantemente sconfitto a Pavia e catturato dagli imperiali. I Veneziani si trovarono così privi del loro alleato e in difficoltà nei confronti di Carlo V.

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