Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

Ricco di talento e di ambizioni fu Giuseppe Betussi, un letterato poco apprezzato e quasi sconosciuto nella natia Bassano, ma riguardato con rinnovato interesse, e non solo in Italia, per il ruolo di primo piano che ebbe nello sviluppo dei nuovi processi di comunicazione connessi con l’invenzione della stampa e con l’allargamento della cultura a nuove fasce di persone, come le donne in particolare[16](fig.4).

4FrancescoRoberti

4. Francesco Roberti, Giuseppe Betussi, china. Bassano del Grappa, Museo Biblioteca Archivio, Dis.BassA 1483.

Nato a Bassano attorno al 1512, inseguendo la fama letteraria si trasferì a Venezia, dove ebbe a nume tutelare Pietro Aretino. Divenne ben presto consulente editoriale nella stamperia del Giolito, il più intraprendente tipografo veneziano di quel tempo. Ma, sempre in cerca di sistemazione adeguata, optò poi per la vita cortigiana al servizio di splendidi mecenati. Dal 1545 al 1549 visse un periodo molto felice, dal punto di vista sia esistenziale sia letterario, presso il conte Collaltino di Collalto, che lo accolse «non da servo, ma come carissimo amico». Dopo altre sistemazioni, come quella al servizio del famoso condottiero Gian Luigi Vitelli, per cui si recò anche in Spagna, alla fine degli anni ’60 rientrò nel Veneto e fu assunto dal marchese Pio Enea Obizzi, che nel 1571 andava decorando con cicli pittorici l’interno del Cataio, un’imponente villa situata a Battaglia Terme presso Padova. Dopo il 1573 non si hanno di lui più notizie. Predilesse nella sua produzione letteraria il genere di gran lunga più in voga allora, quello che consentiva un rapporto più immediato con il pubblico: il trattato in forma dialogica. Compose infatti cinque dialoghi, che sembrano accompagnare la sua evoluzione letteraria dalla giovinezza alla più tarda età. Al primo posto c’è il Dialogo amoroso del 1543, poco più che un’esercitazione, «composto inconsideratamente in un solo giorno». Vi è rappresentato l’ambiente letterario veneziano che ruota intorno alla cortigiana Baffa (la poetessa Franceschina Baffo), a cui il giovane letterato in quegli anni era sentimentalmente legato. Ben più significativo è il secondo dialogo Il Raverta, uscito pochi mesi dopo, nel 1544, senz’altro la sintesi più efficace che il Betussi abbia offerto delle proprie attitudini letterarie. Punto di partenza è anche qui la Baffa, che desidera giungere a «una definizione di Amore che serva in generale», di cui Ottaviano Della Rovere (il Raverta, il personaggio da cui il dialogo deriva il titolo) si assume l’onere sviluppando in termini più facilmente comprensibili i concetti che la trattatistica filosofica in quegli anni aveva sviluppato intorno all’amor platonico. Il Betussi, da abile divulgatore qual era, riesce così a raggiungere strati sociali, fino ad allora rimasti esclusi, come le donne, che in quei tempi con una partecipazione mai più riscontrata si interessano di letteratura, dedicandosi esse stesse allo scrivere. Da un’altra donna poetessa prende il titolo l’altro vertice letterario del Betussi, La Leonora, che riprende un episodio risalente al 1552: il soggiorno del Betussi a Melazzo nelle Langhe presso i Falletta. L’ambientazione rispetto ai primi due dialoghi è qui completamente mutata: al salotto della cortigiana Baffa nella Venezia aretinesca si sostituisce qui la piccola corte di un’aristocratica di provincia, Leonora Ravoira Falletta. Il dialogo, a cui partecipa anche il Betussi nelle vesti del Bassanese, ha per oggetto la definizione della vera bellezza, che non può essere che quella spirituale, e vede come principale interlocutrice proprio Leonora, che riferisce quanto aveva teorizzato il poeta Annibal Caro in un precedente soggiorno nel suo castello. La Leonora fu stampata a Lucca nel 1557; l’anno prima, nel 1556, il Betussi aveva pubblicato a Firenze un reportage sulla bellezza muliebre, Le Imagini del Tempio della Signora Donna Giovanna Aragona, una faticosa compilazione in prosa e in versi a sfondo celebrativo. Qui il dialogo non presenta più personaggi reali, ma entità astratte, come la Fama e la Verità, che per adornare il tempio dov’è collocato l’altare di Giovanna d’Aragona, una delle donne più lodate del secolo, i cui lineamenti furono fissati da Raffaello in un mirabile ritratto che ora si trova al Louvre, passano in rivista ventiquattro immagini «delle più rare Madonne ch’oggi dì abbia tutta l’Europa». Il quinto dialogo, il Ragionamento sopra il Cathaio, è anche l’ultima opera del Betussi, perché dopo il 1573, anno in cui l’opera fu pubblicata a Padova, non si hanno più notizie di lui. L’autore, che già da tempo andava preparando un’opera celebrativa sulle più illustri famiglie italiane, che non vide mai la luce, attraverso il dialogo tra il Bassanese e il Forestiere, sfrutta le conoscenze nobiliari accumulate per elargire un repertorio di informazioni storiche ed erudite sulla casata degli Obizzi. La trattazione letteraria affianca il grandioso ciclo pittorico che aveva compiuto in quegli anni nelle sale della villa il pittore veronese Giambattista Zelotti per celebrare i fasti della famiglia. Altro indiscusso merito letterario del Betussi è rappresentato dai volgarizzamenti delle opere latine del Boccaccio. Nel giro di pochi anni, dal 1545 al 1547, con un lavoro editoriale febbrile e frettoloso, a volte a scapito della correttezza filologica, vengono immesse sul mercato librario le opere erudite del Boccaccio, a cui si deve aggiungere anche la traduzione in endecasillabi sciolti del settimo libro dell’Eneide virgiliana: Libro delle Donne Illustri (1545), I Casi de gli Huomini Illustri (1545), Il settimo di Vergilio (1546) e la Genealogia de gli Dei (1547). Inoltre, a completare l’operazione, il Betussi compose la Vita del Boccaccio, premessa ad alcune traduzioni, ed aggiunse un’Additione al Libro delle Donne Illustri, costituita da una galleria di cinquanta biografie di donne famose dai tempi del Boccaccio in poi e conclusa dal ritratto della poetessa Vittoria Colonna. Fu la sua un’iniziativa indovinata, cui arrise un grande successo, com’è testimoniato dalle numerose ristampe (ben dodici nel corso del secolo per la sola Genealogia). Oltre ai numerosi versi inseriti nei suoi dialoghi, Betussi compose anche una piccola antologia poetica: L’Alessi con due canzoni et altre rime (1553), che contiene un compianto in endecasillabi sciolti per la morte di Alessandro dal Carretto ed altre poesie. Inoltre alcune sue rime sono comprese in numerose raccolte del Cinquecento, tra cui anche Rime de diversi autori bassanesi raccolte dall’eccell. M. Lorenzo Marucini, che offre un quadro completo dei petrarchisti bassanesi[17].  

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