Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

Il periodo giolittiano, nonostante le difficoltà politiche che visse la classe dirigente liberale, fu un periodo di accelerato sviluppo per Bassano[73]. Questo fu possibile in particolare per l’attività di una Società per il Bene Economico, istituita nel gennaio del 1902 per l’impulso dato da Giuseppe Luigi Ferrari, Matteo Tattara, Luigi Baggio, Eugenio Antonibon, Francesco Facci Negrati, Gilmo Lucietto, Francesco Favero, Cecilio Mercante, Francesco Pozzato, Antonio Sterni. L’attività del sodalizio, che in breve riuscì ad accorpare tutti i professionisti, gli artigiani, i proprietari terrieri, i commercianti, si concentrò inizialmente sulla riproposizione dell’antica fiera d’autunno, con il mercato dei bovini, arricchendola al contempo di una serie di attività di carattere turistico: concorso ippico, convegno ciclistico, tiro a volo, mercati, giornate aviatorie, insomma quanto poteva attrarre più gente dall’entroterra e da fuori porta. La Società ebbe vita lunga rispetto alle precedenti che si erano alternate nella Bassano risorgimentale, prolungando la sua attività fino al 1913. È grazie all’attività di questa Società che Bassano inizia ad acquisire il suo carattere di città turistica e commerciale[74](fig.16).

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16. SOCIETÀ PER IL BENE ECONOMICO, Resoconto morale 1903, Bassano, Sante Pozzato, 1904. Frontespizio. Istituita nel gennaio del 1902, la Società unisce commercianti ed artigiani per un rilancio economico e turistico della città.

Il primo decennio del Novecento vede anche la rinascita di una vita industriale in città: anzitutto con lo stabilimento per la lavorazione dei laterizi impiantato dai fratelli Costante e Giovanni Baggio e da Francesco Favero; una piccola fabbrica per la trinciatura e la lavorazione del legno, della Società Favero-Marcon-Stecchini; le cave di marmo dei fratelli Andolfatto, la cartiera di Riccardo Sebellin. Ma soprattutto è il settore delle maioliche e delle terraglie che tra Nove e Bassano andava organizzandosi come una sorta di distretto specializzato. Queste, e altre attività che qui non riportiamo, non erano però in grado di soddisfare la domanda di piena occupazione. Il fenomeno dell’emigrazione non si arretra in questi anni, anzi, tende ad aumentare, obbligando l’élite bassanese a cercare rimedi e al contempo a attenuare le sofferenze e le fatiche delle famiglie costituendo servizi che rendessero meno disagevole il processo migratorio. Da un punto di vista creditizio, la Bassano di età giolittiana vide la nascita di due nuovi istituti bancari, il Banco di San Bassiano, nato attorno ai circuiti che facevano a capo a Giuseppe Roberti e divenuto in seguito una succursale della Banca Cattolica Vicentina, e una filiale della Civica Cassa di Risparmio di Verona. A ridosso della guerra, tra il ’12 e il ’13, anche il Monte di Pietà aprì una sua propria Cassa di Risparmio, e inoltre venne inaugurata pure una succursale della Società Bancaria Italiana. Ad analizzare i rendiconti finanziari dei singoli istituti di credito in questi anni, si ha un’ulteriore conferma della crescita economica in particolare nella categoria dei commercianti, mentre l’economia agricola non viveva una stagione di pari sviluppo. In effetti i promotori bassanesi di queste banche erano espressione del ceto proprietario, ed è interessante notare come non abbiano utilizzato i loro capitali per ammodernare la produzione agricola, ma abbiano scelto di indirizzarli a titoli bancari, che poi fruttavano nel credito al mondo commerciale. La crisi dell’economia agraria la si vede anche nelle due associazioni che si impegnavano in questo campo: l’Unione Agricola Bassanese, di ispirazione cattolica, interessata a una difesa corporativa e non ad un reale sviluppo tecnologico e razionale delle colture, e il vecchio Comizio Agrario, che viveva una stagione di profonda apatia. L’agricoltura, vessata dalla stessa frammentazione proprietaria che ne aveva impedito la crescita, e che anzi andava aggravandosi, rimaneva una struttura importante nella vita della città, ma non vi era su di essa nessun progetto di medio, lungo termine. Anche lo sviluppo delle comunicazioni è indice significativo di una crescita dell’economia. Per quanto riguarda il centro storico e il territorio immediatamente circostante, va detto che Bassano possedeva una buona rete stradale interna ed esterna alla città. Già nel 1870 il Comizio agrario aveva affermato che il sistema stradale del distretto era «solcato da bellissime strade», molte delle quali, anche se di campagna, «in buono stato». Secondo una relazione comunale dello stesso anno, quasi tutte le vie del centro erano coperte di ghiaia e solo una minima parte era lastricata e ciottolata (precisamente 9 km su un totale di 43); il territorio era percorso da 113 “strade vicinali” per una lunghezza complessiva di 83 km. La vita commerciale e, in genere, ogni attività produttiva avevano ricevuto un maggiore impulso anche dall’avvio della rete ferroviaria Bassano-Padova, inaugurata dal presidente del consiglio Agostino Depretis, nel 1877, lo stesso anno che aveva visto l’installazione del servizio telegrafico (fig.17).

17arrivotreno1877

17. Giuseppe Scaratti, L'arrivo del treno ufficiale a Bassano del Grappa 1877, " L'illustrazione Popolare 1877". La vita commerciale e le attività produttive avevano ricevuto un grande impulso anche dall’avvio della rete ferroviaria Bassano-Padova.

Certo, le comunicazioni erano ancora insufficienti verso Vicenza e Treviso, le quali potevano essere raggiunte, sempre per via ferroviaria, solo transitando per Cittadella. Per Padova, Vicenza e Treviso, intorno la metà degli anni ’80 - ma questa situazione rimase in sostanza fino al primo decennio del secolo successivo - vi erano 4 corse giornaliere in arrivo e 4 in partenza. Tutti gli altri collegamenti erano praticati con l’“omnibus”. Così per Primolano (3 corse giornaliere in arrivo e 3 in partenza) , per Marostica e Vicenza (2 corse giornaliere in arrivo e 2 in partenza), per Crespano, Possagno, Cavaso e Feltre (3 corse giornaliere in arrivo e 3 in partenza)[75]. Completamente tagliato fuori dall’orbita bassanese era invece l’Altopiano dei Sette Comuni (importante per il commercio del legname), dopo che la strada “della fratellanza”, iniziata nel 1867 - strada che avrebbe dovuto collegare per Tortima, Fontanelle e Conco, Bassano ed Asiago -, era rimasta interrotta malgrado i contributi economici dei commercianti di Bassano, che per anni si tassarono volontariamente senza risultato (nel 1877 il nobile Antonio Negri donò 40.000 £ perché fosse proseguita la strada, ma anche questa somma non risolse la situazione)[76]. Puntualmente ogni 4-5 anni in consiglio comunale fu riproposta sempre la stessa questione: così nel giugno 1875, nell’agosto 1878, nel dicembre 1879, nell’ottobre 1880, nel maggio 1884, nel marzo 1885, nel febbraio 1899. Ogni volta si deliberava e poi, per un motivo o per un altro si rimandava. A questa mancata realizzazione non erano completamente estranee la gelosia e la rivalità dei vicentini e dei marosticensi che, unite alle incertezze dei bassanesi (perché non tutti erano d’accordo per il ricongiungimento via Tortima, in quanto alcuni ritenevano più razionale e conveniente passare attraverso Valstagna ed Enego), paralizzarono ogni decisione del Consiglio provinciale fino al 1910. In quell’anno fu realizzata la ferrovia a cremagliera che, attraverso Piovene Rocchette, univa Vicenza ad Asiago. Solo dopo la Prima Guerra Mondiale, si riuscì finalmente a collegare in via diretta Bassano ed Asiago con la tratta “della fratellanza”. 

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