Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

La trasformazione del fiocco di lana in tessuto finito era un procedimento complesso, articolato in una serie di fasi eseguite in sequenza, ciascuna delle quali aveva esigenze diverse in termini di tempi di lavoro, di qualificazione della manodopera, di impiego di capitali. Al principio dell’età moderna solo alcune di queste fasi erano accentrate nelle botteghe dei mercanti, la maggior parte della produzione si svolgeva invece a domicilio, nelle case degli artigiani e degli altri lavoratori e lavoratrici in città come nelle campagne circostanti. Solo nel corso del Settecento cominciarono a diffondersi delle manifatture accentrate, in cui il lavoro, in genere la tessitura o la finitura dei panni, si svolgeva sotto il controllo diretto dell’imprenditore o di un suo agente, senza però che questo passaggio portasse alla scomparsa del lavoro a domicilio o all’introduzione delle macchine. Nei lanifici delle maggiori città italiane, specializzati nella confezione dei tessuti di maggior pregio, la divisione del lavoro poteva raggiungere un livello molto elevato. Nella Firenze del secondo Trecento, ad esempio, la fabbricazione dei panni comportava l’esecuzione di una trentina di operazioni distinte[49]. Ma a Bassano, dove l’attività era orientata prevalentemente alla produzione di tessuti di qualità medio-bassa, non si raggiungevano questi estremi nella specializzazione della manodopera e molte delle funzioni che altrove costituivano professioni distinte dovevano essere svolte indifferentemente da uno stesso lavoratore. 

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