Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

Nel Cinquecento a Bassano si celebravano due fiere, quella tradizionale di S. Martino, che cadeva in corrispondenza con il rinnovo dei contratti di conduzione, e la Sagra di luglio, tenuta nella prima domenica del mese. Nel 1643 la crescente centralità assunta dalla seta nell’ambito dell’economia locale spinse il consiglio cittadino a procedere ad alcuni cambiamenti, lamentando che le due manifestazioni avessero perso attrattiva, al punto da non richiamare più compratori e venditori di quanti se ne presentavano abitualmente nei normali mercati settimanali[129]. La proposta avanzata alle autorità veneziane era quella di sostituire le due fiere esistenti con una sola, ma dotata del privilegio di esenzione dai dazi, che si sarebbe dovuto aggiungere al mercato franco per gli animali ottenuto da Bassano nel 1620. La data proposta era quella dell’8 settembre. In occasione della fiera veniva concesso un salvacondotto ai debitori ed era consentito l’ingresso nel bassanese agli ebrei, ai quali altrimenti era proibito risiedere ed operare in città e nel suo territorio. Tutti i commercianti ed i mercanti che vendevano al minuto dovevano chiudere le loro botteghe trasferirsi in fiera, obbligo che parecchi non rispettavano, dando origine a ricorrenti controversie. Ad occupare gli stazzi, che sorgevano nell’attuale prato Santa Caterina, erano soprattutto merciai, drappieri, venditori di tele e di maglieria, di coltelli e ferramenta e calderai, calzolai e fabbricanti di botti e di terraglie, orefici[130]. Nel 1686 però si diceva che, ottenuti otto giorni di fiera franca, i mercanti bassanesi sfruttavano quel periodo per concentrarvi tutte le loro transazioni commerciali, per poi passare il resto dell’anno a raccogliere ordinazioni di merci che avrebbero consegnato in occasione della fiera successiva[131]. Tutte le merci portate in fiera risultavano vendute a forestieri, che il podestà di Treviso sospettava essere almeno in parte dei prestanome, ai quali si faceva ricorso per poter godere dell’esenzione fiscale anche nel caso la spedizione avvenisse dopo il termine della manifestazione fieristica[132]. Il che, considerava il podestà, andava contro la logica della concessione, perché la fiera franca di merci e bestiame aveva la funzione di facilitare l’approvvigionamento della città a prezzi bassi e di attrarre merci e mercanti forestieri, non di rendere possibile agli imprenditori del luogo di esportare i loro manufatti sfuggendo al pagamento dei dazi (fig.10). 

10DeliberaConsiglio

10. Delibera di Consiglio sulla vendita del pane ai forestieri. Bassano del Grappa, Museo Biblioteca Archivio, Archivio Comunale, 4. Atti del Consiglio, vol. 26, 23 aprile 1631. La delibera, di poco antecedente all’inizio della grande peste, segnalava che un atteggiamento troppo restrittivo sulla vendita di pane ai forestieri poteva scoraggiare l’afflusso ai mercati urbani dei piccoli commercianti e dei contadini.

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