Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

Un anziano pittore, classe 1915, ricorda ancora lo stupore dei Bassanesi quando, durante alcuni lavori nella loggia di piazza, intorno agli anni Trenta del Novecento, videro riemergere dalle pareti grigiastre una fantasmagoria di colori prodotta da una composizione di antichi scudi dipinti;[1] e noi possiamo solo immaginare la meraviglia degli esperti quando fu chiaro che era stata trovata la riproduzione delle arme dei primi podestà e capitani inviati da Venezia a governare la città di Bassano, dal 1404 in poi. Si potrebbe pensare che questo dipinto fosse stato occultato per motivi di sicurezza durante la Grande Guerra, oppure in conseguenza dell'incendio che coinvolse la loggia nel 1908, o addirittura durante l'occupazione dell'esercito napoleonico, ma ci sono fatti che ci inducono a pensare che ciò sia avvenuto in un periodo anteriore.

Ottone Brentari, che nella sua opera storica maggiore e nella Guida storico-alpina di Bassano-Sette Comuni ha illustrato tutti gli affreschi bassanesi, anche quelli che erano praticamente scomparsi, non parla proprio di queste pitture, che pure avevano almeno un valore storico, se non artistico.[2]
Però anche l'abate Francesco Chiuppani, un erudito settecentesco che ha esaminato meticolosamente ogni iscrizione, pietra e lacerto della città di Bassano, non descrive nella sua opera gli scudi dipinti nella loggia di piazza.[3] Tutto questo è sconcertante.
Giovan Battista Verci, uno storico di fine Settecento, nella sua operetta sui pittori bassanesi del 1775 aveva raccontato di aver trovato "nelle polizze del pubblico Quaderno" del 1696 la notizia che un certo Giuseppe, figlio di un artista originario di Liegi di nome Giovanni Gofre, aveva ottenuto l'incarico di dipingere "nell'Archivio della città e nella Cancelleria civile gli stemmi di tutti que' Rappresentanti, che fino allora avevano governato Bassano".[4] In un primo momento si era pensato che parlasse degli stemmi raffigurati nella loggia; ma i conti non tornavano, anche perché l'autore poi non diceva proprio nulla di questa composizione, come se la considerasse indegna di ulteriori commenti. I documenti citati dal Verci si trovano nel libro della contabilità comunale, che riferisce però le notizie in modo sintetico, e si restò dubbiosi sull'effettivo lavoro compiuto dal Gofre per le parole usate dallo scrivano nelle registrazioni dei pagamenti. Di quell'incarico invece nessuna menzione si ritrovò negli Atti del Consiglio comunale che annotavano, di norma, tutte le delibere relative alle opere pubbliche.[5]
CoGiamberto Petoello per primo ha osservato che il Gofre fu incaricato, non di dipingere gli stemmi della loggia, ma di restaurare, di "acomodar", gli armadi che stavano nell'Archivio e nella Cancelleria civile, ossia in altri ambienti del palazzo, dipingendovi le "arme" dei podestà e l'anno del loro servizio. Questa scoperta ha consentito una più corretta rilettura dell'opera dipinta nella loggia di piazza.

Tre esempi di pagamenti tratti dal Quaderno del Comune del 1696-1697

bbb

Pagamento di lavoro a Giuseppe Gofre in data 5 giugno 1696
Li 5 dito deno haver lire sey contate a Yseppo Gofre a conto fatura, et fà in acomodar le arme et milesimi alli armari in Cancelaria civil, vale L. 6.

aaa

Pagamento di lavoro a Giuseppe Gofre in data 29 settembre 1696
Il 9 dito pagatti al Pittor che perfecionò le arme e milesimi in Cancelaria Civille, riducendolle durabili e perfette in tutto L. 16.8.

ccc

Pagamento di lavoro a Giuseppe Gofre in data 12 febbraio 1697
Addi 12 Febraro deno haver lire sey contata allo m. Iseppo Gofre pittor a conto fatura di dipinger le arme in Cancelaria civile, vale L. 6.

Ma perché un'opera così complessa e di evidente valore storico, pur ammettendo che non potesse stare alla pari di un capolavoro dei Bassano, fu praticamente ignorata da rigorosi eruditi come Francesco Chiuppani e Ottone Brentari?[6]
Da quanto riferito, essa potrebbe essere stata celata alla vista da tanto tempo che se n'era perduta la memoria. A questo punto si può formulare almeno un'ipotesi sulla ricopertura. In occasione della terribile pestilenza del 1631, che dimezzò la popolazione bassanese, com'è noto, i locali dove si erano registrati contagi furono ridipinti con calce viva, per eseguire una disinfezione radicale. È possibile pensare che anche la loggia di piazza sia stata in quella circostanza "decontaminata"; così gli affreschi sarebbero stati non soltanto celati, ma anche protetti. Infatti quando nel 1682 un incendio si sviluppò nel piano superiore, essi non furono distrutti né dalle fiamme, né dall'acqua con cui i Bassanesi accorsero per spegnerlo,[7] mentre gli affreschi dei Bassano che stavano sulla facciata andarono quasi interamente perduti.[8]

Se non fu Giuseppe Gofre ad affrescare quegli scudi, chi lo fece e quando? Sono purtroppo domande alle quali la documentazione finora conosciuta non è riuscita a dare risposte. Non sappiamo con precisione quando e perché siano stati commissionati gli stemmi dei podestà e capitani che avevano retto Bassano dal tempo della dedizione a Venezia (1404) fino al 1552.
La mancanza di delibere su tale argomento negli Atti consiliari tra il XV e il XVII secolo ci induce a ipotizzare che la scelta dell'argomento da rappresentare nella loggia non sia stata compiuta dal Consiglio comunale, ma possa "essere venuta dall'alto", ovvero da qualche consigliere influente o da un Podestà, e potrebbe addirittura essere stata ispirata dall'ambiente politico veneziano.
Questo era comunque un soggetto per il quale occorreva fornire alle maestranze informazioni appropriate circa la successione dei rettori e le caratteristiche dei loro blasoni. Chi può dunque aver suggerito questo contenuto e non uno più "figurativo", come una sequenza di eventi storici, oppure visioni panoramiche o immagini religiose? A Bassano tra Cinquecento e Seicento non mancarono però eruditi in grado di proporre una soluzione così originale, pensiamo, ad esempio, a un umanista come Lazzaro dal Corno o uno scrittore come il Marucini, un veneziano innamorato di Bassano, che esaltò la nostra cittadina in un'opera scritta nel 1577; ma quello fu anche il tempo dei Nasocchi, dei Bassano, dell'architetto Zamberlan, nonché del Palladio.[9]
Anche sulla datazione è impossibile arrivare per via documentaria a una chiara definizione, però è evidente che le arme raffiguranti i podestà bassanesi non possono essere antecedenti alla loro presenza in Bassano. Ci sono quindi alcuni limiti cronologici al di sopra dei quali esso, in tutto o in parte, non può risalire, in tutto o in parte; vediamoli.
La prima riga in alto della parete rivolta a Est, rappresenta i rettori veneziani inviati tra il 1404 (Francesco Bembo) e il 1424 (Marino Mocenigo), la seconda riga quelli dal 1424 (Vettor Pisani) al 1444 (Donato Priuli), la terza ci mostra quelli dal 1444 (Andrea Calbo) al 1469 (Mattio Erizzo), e nella quarta e ultima della parete stanno quelli dal 1470 (Pietro Diedo) al 1499 (Gerolamo Querini). Nella parete rivolta a Nord la serie riprende in alto a sinistra con due scudi scorretti, il primo perché interpreta liberamente l'emblema di Alvise Lion (1499-1500) e il secondo perché raffigura uno scudo inesistente nell'araldica veneziana ladddove dovremmo trovare quello dei Gabrieli. Poi dal terzo, ossia Gerolamo Valier (1502), all'ultimo della fila Domenico Pizzamano (1512) sono riconoscibili, non sempre con facilità, quelli dei rettori che vissero i terribili momenti della guerra della Lega di Cambrai; così dal settimo rettore,Tommaso Michiel podestà nel 1508 - Giugno 1509, si passa ad Antonio Donato (1511), con il quale riprese il governo veneziano dopo la parentesi dei funzionari inviati dall'imperatore Massimiliano d'Asburgo. Nella seconda fila la serie degli stemmi visibili coincide con quella dei podestà noti, mentre gli scudi delle due file successive non sempre sono leggibili, a causa della perdita della patina pittorica. In alcuni di questi si riconoscono bene i simboli che campeggiavano sugli stemmi dei nobiluomini che governarono Bassano, però un errore fu fatto: lo scudo meglio conservato, quello di Matteo Soranzo (1536-1537), si trova nella decima posizione della fila e non nella nona, come sarebbe stato logico aspettarsi. Nell'ultima fila la sola immagine leggibile è quella con i colori di Pietro Pizzamano, 115° podestà (1544-1545), collocata però nella 116° posizione, ad essa seguono quattro clipei totalmente rovinati, che dovrebbero condurre fino al 120° rettore, ossia Alvise Contarini (1550-1552).
Non siamo noi in grado di dire se la pittura degli scudi fu compiuta in un'unica operazione o in più sezioni risalenti a date diverse, anche se forte è l'omogeneità del segno, dell'organizzazione degli spazi e dei colori soprattutto nella parte più antica, quella rivolta a Est. Il limite ante quem dell'opera potrebbe essere fissato invece tenendo presente che sopra gli scudi della stessa parete furono inserite due lapidi, una dedicata al podestà Lorenzo Cappello, datata 1590, e l'altra a Alvise Soranzo del 1601, anche se non si può sostenere con certezza che siano proprio nella collocazione originaria.
Sono tanti ancora i "misteri" che attendono di essere svelati e ciò fa parte del fascino di questo luogo della memoria cittadina.

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