Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

Il periodo di tempo compreso tra la metà degli anni Quaranta e la fine degli anni Sessanta si presenta come periodo storico con caratteristiche tutte particolari, tanto nel contesto italiano come in quello più circoscritto bassanese, passando da una situazione segnata dalla dittatura ad un regime democratico, connotato da libertà e partecipazione sociale con il progressivo passaggio da un’economia prevalentemente agricola ad una industriale. A questo generale clima di cambiamento e trasformazione partecipa anche la scuola, seppure con tempi non così accelerati rispetto ad altri ambiti economico-sociali; d’altra parte, finita la guerra, la situazione con cui si doveva, sin da subito, fare i conti non era delle più confortanti: molte le aule di scuola distrutte o gravemente danneggiate, la presenza di larghe fasce di ragazzi in età scolare privi dei mezzi di sostentamento e perciò bisognosi di assistenza, nonché la piaga dell’analfabetismo nuovamente in ascesa. A Bassano erano gravemente danneggiate le scuole elementari e medie, unitamente a molti altri edifici e ai due ponti, fu necessaria un’opera di ricostruzione che impegnò fortemente le prime amministrazioni comunali che dovevano fare i conti anche con il problema della disoccupazione tale da costringere centinaia di famiglie alla fame[53](fig.10).

10ViaMuseo

10. Via Museo dopo il bombardamento del aprile 1945, fotografia. Bassano del Grappa, Museo Biblioteca Archivio. Veduta di via Museo da Piazza Garibaldi.

La scuola elementare del tempo era articolata in un quinquennio con due prove d’esame – alla fine della seconda e della quinta classe – seguiva poi l’esame di ammissione alla scuola media unica di tre anni, istituita dal Bottai con legge n. 889 del 1 luglio 1940. In base a quanto sancito dalla Carta della Scuola i ginnasi, i corsi inferiori degli istituti magistrali e tecnici venivano unificati in un unico corso triennale che prendeva il nome, appunto, di scuola media unica. Continuavano comunque a sussistere altri percorsi d’istruzione ai quali si accedeva senza esame di ammissione, ossia la scuola di avviamento professionale senza sbocchi che risultava in tal modo ulteriormente emarginata in quanto scuola destinata ai figli del proletariato, e le scuole d’arte sempre di tre anni o ancora gli istituti d’arte. Sul versante legislativo un rinnovamento della scuola elementare era stato avviato a livello nazionale il 28 luglio del 1944, quando venne nominata una Commissione con il compito di approntare i programmi per la scuola elementare e materna, detti poi programmi Washburne dal pedagogista americano seguace dell’attivismo deweyano, che prese parte ai lavori di stesura in qualità di Commissario per l’istruzione pubblica del Governo Militare Alleato in Italia[54]. Promulgati con D.L. 24 maggio 1945, detti programmi entrarono in vigore con l’anno scolastico 1945-1946 e durarono un decennio[55]. Tali linee programmatiche, con il loro “democraticismo” e “pragmatismo” se valide in linea di principio risultavano essere «un vestito che aveva misure ben diverse da quelle della scuola che avrebbe dovuto indossarlo»[56]. Una ricezione di quanto a livello ministeriale si andava progettando per la costruzione di una nuova scuola non era, infatti, uniforme in tutto il territorio nazionale ma Bassano, raccogliendo i frutti di una tradizione storica particolarmente favorevole alla diffusione dell’istruzione, poteva essere considerata, tutto sommato, una delle isole felici del Veneto. Se nel decennio 1945 - 55, nella maggioranza dei casi mancavano, prima ancora che i sussidi didattici, le condizioni materiali minime, la scuola bassanese ampi spazi, corrente elettrica e acqua potabile li aveva sempre avuti, ma soprattutto aveva potuto contare su una costante crescita della partecipazione dei genitori nei confronti dell’istruzione dei propri figli. Va osservato comunque che già dai primi anni cinquanta, quando la vita scolastica riprese condizioni accettabili, a livello nazionale si misero in moto interventi per la stesura di nuovi programmi, in particolare per le resistenze delle forze cattoliche nei confronti della politica scolastica degli ex alleati. I cattolici sostanzialmente non potevano, in virtù della recezione costituzionale del Concordato del 1929, accontentarsi delle prescrizioni ispirate ad un universalismo laico, alla formazione del senso morale come frutto, non tanto del rispetto di valori trascendentali di origine divina, quanto piuttosto dell’esperienza della vita sociale[57]. I lavori della Commissione nazionale d’inchiesta per la riforma della scuola istituita il 12 aprile 1947 dall’allora ministro della Pubblica Istruzione Guido Gonella, in vista di un rinnovamento del sistema formativo italiano, e il conseguente lavoro della Consulta Didattica per l’elaborazione dei nuovi programmi che peraltro non si trasformarono in legge, gettarono un ponte ideale tra i programmi del ’45 e quelli del ’55 che rimasero poi in vigore per un trentennio. I nuovi programmi firmati dal ministro Giuseppe Ermini, emanati con D.P.R. n. 503, il 14 giugno 1955[58], si inserivano in un contesto di profonda trasformazione del paese che innescava dei significativi mutamenti sociali relativi, in particolare, alla struttura produttiva. Il Bassanese, seguendo quella che può essere definita come una tendenza nazionale, vedeva il diffondersi di piccole imprese sorte dalla diffusa tradizione artigianale, di qui anche un sensibile miglioramento delle condizioni economiche ed esistenziali di buona parte della popolazione. Politicamente parlando il contesto nazionale vedeva nel frattempo il modificarsi di nuovi equilibri politici che portarono, all’inizio degli anni sessanta, alla formazione dei primi governi di centro-sinistra. All’interno di questo quadro politico maturava l’approvazione della legge n. 1859 istitutiva della scuola media unica, il 31 dicembre 1962, che garantiva il dettato costituzionale di otto anni di scuola obbligatoria e gratuita, abolendo definitivamente la post-elementare e la scuola di avviamento. Accanto alle nuove scuole medie “Jacopo Vittorelli”, inaugurate nell’ottobre del 1959 (fig.11),

11InaugurazioneVittorelli

11. Inaugurazione della Scuola media “Jacopo Vittorelli”. Bassano del Grappa, Piazzale Trento. Nell’ottobre del 1959, l’arciprete Ferdinando dal Maso benedice i locali della scuola nel corso dell’inaugurazione, presente il Sindaco Pietro Roversi, gli onorevoli Borin e Rumor e il Sen. Valmarana.

si potevano contare la “Bellavitis”, trasformata in scuola media nel 1962, e dalla quale vennero staccate, nel 1966-67, le sezioni degli “Scalabrini”, dell’Orfanotrofio Maschile “Don Cremona” e la succursale A.C.L.I. che confluirono nella nuova Scuola Media Statale “Alessandro Manzoni”, polo formativo per i ragazzi della destra del Brenta. A queste si aggiungerà nel 1973 la scuola media statale “Plino Fraccaro”. Sulla scia di una tendenza nazionale, avviatasi sin dagli anni 50, anche Bassano guarda alla formazione di personale addestrato per l’industria, l’artigianato, l’agricoltura e il commercio. Per iniziativa del prof. Umberto Meropiali preside della “Bellavitis”, nell’anno scolastico 1961-62, nasce, infatti, l’”Istituto Professionale Statale per il Commercio”, successivamente intitolato a Giovanni Antonio Remondini, con sede presso la fondazione Colbacchini alla SS. Trinità. Le iscrizioni al primo anno avviano una classe per “Applicato/a ai Servizi Amministrativi” (corso biennale) ed una classe di “Contabile d’Azienda” (corso triennale). Già nell’anno scolastico successivo completerà l’organigramma dell’offerta un terzo corso triennale per “Segretario/a d’Azienda”. Intanto la vecchia scuola di Arti e Mestieri che aveva assorbito nel 1932 la Scuola comunale di Disegno, confluisce nel Centro I.N.A.P.L.I., intitolato “Bartolomeo Ferracina” successivamente trasformatosi nel Centro di Formazione Professionale per l’industria, dipendente dalla Regione. Sempre per quanto riguarda l’istruzione secondaria accanto ai licei di indirizzo classico e scientifico e agli istituiti magistrali, la città vede l’apertura di un istituto tecnico industriale e di un istituto tecnico commerciale. Il primo sorto nel 1958 come sede staccata dell’I.T.I.S. “Rossi” di Vicenza, conta già nell’anno scolastico 1961-62 516 iscritti ossia la metà di tutti gli studenti della scuola superiore. A questo si va aggiungere nel 1966-67 come sezione staccata dell’I.T.C. “Aulo Ceccato” di Thiene, l’Istituto tecnico commerciale bassanese, che, intitolato a Luigi Einaudi, otterrà l’autonomia nel 1970-71, quando ha già 17 classi e 526 alunni. L’anno scolastico successivo verrà attivato un corso serale con 6 classi e 112 alunni. I dati degli iscritti all’istruzione professionale e all’istruzione tecnica offrono un quadro sufficientemente chiaro dei cambiamenti in atto a livello socio-economico nel territorio bassanese e della crescente domanda di personale specializzato[59]

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