Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

Nel primo quindicennio del nuovo secolo, l’educazione prescolastica bassanese non fu soggetta a grandi cambiamenti rispetto al periodo precedente. L’asilo Vanzo Mercante abbisognava sempre più della carità pubblica e privata per rispondere alle necessità non solo educative dei piccoli presenti; di qui l’usanza, adottata dal 1901, di richiamare l’impegno caritatevole dei cittadini nella ricorrenza delle festività natalizie[23]. L’importanza di un’istituzione educativa per la prima infanzia trovava, invece, consensi al di fuori delle mura cittadine, dall’anno 1905-06, era, infatti, in funzione a Rossano un altro asilo attivato per opera del sacerdote don Pietro Garzotto e la cooperazione del nobile bassanese Antonio Agostinelli. Si ha, inoltre, notizia di un Giardino d’Infanzia, annesso al Collegio Vinanti, che, in occasione dei festeggiamenti per il XXV anniversario della fondazione di quest’ultimo, offrì ai presenti «un saggio di giuochi frebeliani. Era una bellezza il veder quei bimbi a lavorare nei diversi mestieri a tempo di musica. Erano tanti piccoli fabbri, calzolai, falegnami ed erano agili stiratrici e cucitrici che lavoravano col compenso di operai indaffarati. Alle cure pazienti della signorina Dina Vinanti coadiuvata dalla Signorina Clementina Paganini dobbiamo la splendida riuscita dei giuochi»[24]. Per quanto riguarda l’istruzione elementare anche nel bassanese ci si mosse nel senso di un adeguamento alle nuove indicazioni governative sancite dalla legge n. 407 dell’8 luglio 1904. La legge Orlando estendeva l’obbligo scolastico fino al 12° anno di età, mediante un corso inferiore di quattro anni e un corso superiore integrato con una nuova classe, la sesta - obbligatoria nei Comuni con più di 4000 abitanti - che con la quinta formava il corso popolare. Le nuove disposizioni rendevano ancor più necessario un nuovo e più ampio edifico scolastico, la cui costruzione venne deliberata dal consiglio nel 1907, capace di riunire gli alunni delle varie scuole cittadine come ricordava nella sua relazione il direttore Mastella. La vecchia caserma Fontico – collocata dentro le mura del castello degli Ezzelini, affacciata sul sacrato del Duomo di Santa Maria in Colle – fu convenientemente adattata in modo tale da poter accogliere tutto il corso elementare inferiore mentre quello superiore fu riunito in via Museo; ma se ciò comportò un notevole miglioramento delle scuole maschili, le femminili restavano disseminate in quattro punti di Bassano e in locali inadatti ai bisogni di una scuola. L’insufficienza e la scomodità delle scuole erano ben percepite dalla popolazione come stavano a testimoniare i dati statistici. Nell’anno scolastico 1906-07, infatti, solo 296 bambine furono iscritte alle scuole elementari comunali e, di queste, 263 furono le assidue. Cifra irrisoria se confrontata col numero delle bambine raccolte nelle scuole private, dove si fatto solo l’istituto delle Canossiane di Bassano, ne aveva iscritto 211, a queste se ne aggiungevano poi 124, iscritte alle Canossiane di Angarano, 29 presso le suore del Sacro Cuore, 30 all’orfanotrofio Pirani-Cremona e 3 all’istituto delle suore di San Anna. D’altra parte anche sul versante dell’istruzione maschile la presenza di istituti privati era rilevante: il Patronato San Giuseppe con 113 iscritti, il Collegio Gasparotto con 46, l’ Orfanotrofio maschile con 22 e il collegio Vinanti con 20, accoglievano in totale 201 alunni contro i 399 assidui delle scuole elementari pubbliche[25]. L’amministrazione comunale da parte sua, e in sintonia con quanto sollecitava la legge Orlando in materia di assistenza scolastica, cercava di rispondere degnamente alle esigenze di una più diffusa istruzione, non solo fornendo gratuitamente libri ed oggetti di studio agli alunni poveri, ma sussidiando anche con lire mille annue l’istituzione “Pro Patronato scolastico”, la benefica Associazione che, nel limite delle sue forze, provvedeva a tutti i bisogni dei bambini in età scolare[26]. Ottenuta la delibera per l’istituzione del nuovo edificio scolastico che avrebbe giovato, lasciando libera una sede adeguata, anche all’istituzione di una scuola tecnica, l’attenzione della giunta doveva, sempre secondo il direttore Mastella, rivolgersi alla necessità di fornire di un’altra aula le scuole di Marchesane, dove in un edificio scolastico «più simile ad un granaio che ad una scuola» venivano stipati centocinquanta scolari e istituirne due di nuove, a San Vito e al Dindo, dove in passato esistevano già delle scuole successivamente abolite e che «ora devono essere ripristinate non solo per opportunità ma anche per imposizione della legge sulla pubblica istruzione»[27]. Le scuole rurali, oltre ad essere collocate in edifici fatiscenti, presentavano problemi organizzativi poiché erano soggette alle necessità della terra, a maggio e giugno, infatti, i bambini venivano trattenuti a casa per contribuire al lavoro dei campi così le maestre dovevano svolgere in «soli sette mesi tutto il programma relativo e presentare i loro scolari, bene apparecchiati e pronti a sostenere l’esame»[28]. Se il 23 ottobre 1910 veniva inaugurato il nuovo istituto scolastico intitolato al principe Umberto I, poi trasformato nelle attuali “Mazzini”(fig.6),

6Inaugurazione

6. Inaugurazione della Scuola primaria di Bassano, fotografia.  Il 23 ottobre 1910 veniva inaugurato il nuovo istituto scolastico intitolato al principe Umberto I, poi trasformato nelle attuali "Scuole Mazzini”.

rimanevano invece in secondo ordine le scuole rurali, per le quali non vi erano mai sufficienti fondi di bilancio, tranne che per un nuovo e più adeguato edificio per le scuole elementari di S Croce[29]. Perdurava così una disparità tra scuole cittadine e rurali con una considerevole differenza di iscritti e di frequentanti per tutto l’anno. Anche il bilancio preventivo per l’anno 1912 non prevedeva spese per le scuole rurali, delle quali comunque si denunciavano le infauste condizioni: «Nelle frazioni, abbiamo delle scuole inadatte, indecorose, talune anche pericolose. A San Vito la scuola è posta in una stanza largita dalla generosità del Sig. Virgilio Andreatta; ma essa è piccola e non può contenere più di 36 alunni. A Sant’Eusebio, più che in una aula, si insegna in un corridoio: la stanza è lunga e stretta e inadatta per una scuola. A San Michele l’unica aula è angusta ed ha il soffitto che minaccia di cadere. A Lazzaretto, basta aver il coraggio di recarsi sul sito, per dare un giudizio su quella scuola; sita al limite estremo del Comune, proprio al confine di Cartigliano, lontana dal centro, con una lunga strada che si svolge a fianco di un profondo ed indifeso stagno; con le aule antipedagogiche per natura e antigieniche: gli scolaretti, certo, per frequentarle danno una ammirabile prova di amore per lo studio». Non si poteva quindi perdere l’occasione di sfruttare quanto indicato dalla legge 17 giugno 1911 e in particolare l’art. 24 per cui la cassa depositi concedeva prestiti per la scuole elementari e popolari e giardini ed asili d’infanzia per una somma di 240 mila lire in 12 anni, poiché gli interessi, come citava l’articolo 25, erano a carico del ministero della Pubblica Istruzione[30]. Nel settore dell’istruzione superiore nel 1908, dopo un acceso dibattito che finisce per occupare le prime pagine della stampa cittadina del mese di luglio, veniva istituita a titolo di prova per l’anno 1908-09, con l’approvazione unanime dei 28 votanti del Consiglio Comunale nella seduta del 5 agosto, una scuola tecnica comunale. In risposta alla domanda d’istruzione adatta alle attività artigianali, commerciali, industriali di una nascente e più consapevole piccola borghesia, tale scuola di tre anni, per maschi e femmine che avessero superato gli esami di maturità, veniva aperta presso alcuni locali presi in affitto in via Orazio Marinali[31]. Nel 1911 la scuola, intitolata a Giusto Bellavitis, trovò una sistemazione in una sede appropriata allo svolgimento delle particolari attività didattiche che si svolgevano nei locali ristrutturati e rammodernati della vecchia caserma “Fontico”[32] e dal 1 ottobre dello stesso anno verrà pareggiata in modo definitivo dopo la provvisoria licenza di sostenere nella suddetta sede gli esami di licenza[33](fig.7).

7ScuolamediaGiustoBellavitis

7. La Scuola media statale “Giusto Bellavitis” nell’area del Castello superiore. Nel 1911 la scuola trovò sistemazione in una sede appropriata allo svolgimento delle attività didattiche nei locali ristrutturati e rammodernati della vecchia caserma “Fontico”.

Nell’anno di apertura, alle nuove scuole tecniche comunali furono iscritti 243 alunni, cifra che appariva come prova chiara e lampante del favore con cui fu accolta l’istituzione della scuola, mentre gli alunni del Ginnasio Comunale Pareggiato G. Brocchi, sommavano a 151 iscritti, un aumento considerevole delle iscrizioni si avrà negli anni successivi alla sua regificazione avvenuta nel 1910. Grande sviluppo durante l’età giolittiana avranno gli istituti privati di recente istituzione, come il collegio Graziani, sorto nel 1903[34], e il collegio Gasparotto, mentre altri cesseranno, come il Malgarini, la loro attività. Continuava il suo pregevole ruolo istruttivo anche la Scuola di disegno che nel centenario della sua istituzione contava 414 iscritti divisi in 174 della scuola maschile festiva, 156 della scuola maschile diurna e serale e 84 nella scuola femminile settimanale[35]. Da non dimenticare poi, il settore dell’educazione degli adulti per i quali dal 1902 era una scuola libera popolare che offriva una cultura generale alla popolazione adulta bassanese, mediante conferenze sui più svariati argomenti di cui si dava notizia con adeguato anticipo nella stampa locale e si poneva in una sorta di linea di continuità con la scuola serale indirizzata in modo particolare a fronteggiare la piaga dell’analfabetismo di ritorno. Il 23 settembre 1912 il Ministero della Pubblica Istruzione autorizzerà l’apertura di due scuole serali maschili gratuite, che cominceranno a funzionare il 1° dicembre di quello stesso anno[36]. Alla vigilia del primo conflitto mondiale l’organigramma dell’istruzione bassanese era sufficientemente definito con una rete di scuole elementari che contava, secondo i dati forniti dal direttore Mastella, un totale di 951 iscritti per le scuole urbane - 610 maschi e 341 femmine (fig.8) -

8refettorioScuola

8. Il refettorio della Scuola primaria. Nel 1914 gli alunni delle scuole pubbliche erano 1683 a fronte di 479 nelle private.

e un totale di 732 per le scuole rurali pari a 427 maschi e 305 femmine; a tali dati si dovevano poi aggiungere i 479 iscritti delle scuole private dove il numero delle femmine, 313, era circa il doppio rispetto a quello dei maschi, 159[37]. In ordine all’iniziativa privata è da ricordare l’improvvisa chiusura, avvenuta il 12 settembre 1915, del patronato di San Giuseppe che da 25 anni offriva sicuro ricovero a circa 400 giovanetti, evento questo che destava non poca preoccupazione poiché, in termini economici, sarebbe costato al comune circa tremila lire tanto era l’ammontare per l’apertura di altre due classi con relativi maestri necessarie ad accogliervi il centinaio di alunni che frequentavano le scuole interne al patronato che comunque verrà riaperto a guerra finita nel 1919[38]. Le scuole superiori vedevano accanto alla scuola tecnica e al ginnasio, il primo liceo istituto nel 1913 con l’auspicio che in pochi anni avrebbe potuto diventare comunale, pareggiato e regio[39]. Intanto il 7 novembre 1912, con l’approvazione del R. Provveditore agli studi, iniziavano anche le lezioni della Scuola Normale mista “J. Vittorelli” che per quell’anno avrebbero avuto solo il I corso, tenuto in un’aula gentilmente concessa dal municipio, e a cui potevano iscriversi «anche coloro che non avendo il diploma di maestro, attualmente insegnano nei dintorni»[40]. Nel 1916 anche a Bassano ci si apprestava a istituire un breve corso d’istruzione agli alunni delle scuole medie allo scopo di trasformarli in operai per la fabbricazione delle munizioni per l’esercito[41]. Per quanto riguarda la prima infanzia, continuava la sua opera caritatevole, per circa 115 bambini, il Giardino d’Infanzia Vanzo Mercante, affiancato in tale opera educativa anche dall’Asilo d’Infanzia delle signorine Andolfatto, i cui bambini erano sapientemente istruiti dalla sig.ra Moritsch[42]. Pur nel generale desiderio di mantenere il più possibile una quotidiana normalità[43], lo scoppio della guerra fece emergere nuove esigenze in particolare quella di proteggere la prima infanzia. A tal fine il cav. Francesco Favero con la moglie decisero di aprire, a proprie spese, per tutta la durata della guerra, «un asilo, che la dolcezza ed il patriottismo degli intenti simboleggi nel nome di “Nido Trento Trieste”». L’asilo avrebbe accolto bambine e bambini di anni quattro compiuti e non più di sette che dimostrassero mediante presentazione di apposito certificato di essere figlio di richiamato o profugo. Quaranta bambini, scelti da apposita commissione, venivano così accolti, dalle 9 alle 16, «perfettamente puliti nel corpo e nelle vesti», mentre l’asilo avrebbe provveduto alla fornitura di un grembiule e della refezione, nella sede dell’ex Albergo Excelsior sotto la direzione della Sig.ra Maria Laber mentre l’assistenza e sorveglianza medica venivano affidate «rispettivamente alla attività gentile e disinteressata di un gruppo di signorine e del Dott. G. Gobbi»[44]. Il 9 aprile 1916 rendendo pubbliche le disposizioni sul comportamento durante le incursioni aeree viene data notizia delle accolte sollecitazioni espresse dalle autorità cittadine da parte del Provveditore agli studi di Vicenza che di conseguenza decise la chiusura delle scuole elementari, tecniche e ginnasiali. Veniva così chiuso anche l’asilo Trento Trieste, i coniugi Favero tuttavia decidevano «con filantropico pensiero (…) di assegnare un sussidio per tutta la durata della chiusura dell’Asilo alle famiglie dei bambini»[45]

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