Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

Nel 1919 a Bassano erano in vigore, oltre le elementari con la presenza di circa 2400 alunni, il corso ginnasiale e i tre corsi della scuola tecnica totalmente insufficienti per una città di oltre ventimila abitanti, per cui si richiedeva una sottoscrizione di tutta la cittadinanza finalizzata ad avanzare presso le autorità politiche la necessaria e quanto prossima istituzione di un liceo classico, di un istituto tecnico e di una scuola normale[46]. Ma intanto con la relazione programmatica della giunta municipale, tenuta nel dicembre 1920, si deliberava, al capitolo Istruzione Pubblica-nuovi fabbricati, un finanziamento finalizzato alla costruzione di tre edifici scolastici - San Vito, Santa Croce e San Lazzaro - i cui progetti erano stati già approvati e i cui lavori iniziarono nella primavera dell’anno successivo. Un locale più adeguato munito di palestra veniva richiesto anche per la scuola tecnica, tra le più grandi del Veneto con 400 iscritti, per la quale si rendeva ormai necessaria la regificazione tale da assicurarle maggiore importanza, con sensibile vantaggio per il bilancio comunale. La giunta a tale proposito rendeva noto di avere già dato incarico all’ingegnere comunale di un progetto di fabbricato per l’istruzione media nel quale avrebbero dovuto prendere sede il ginnasio, la scuola tecnica ed altri eventuali istituti superiori. Gli ambienti lasciati liberi da dette scuole sarebbero stati utilizzati dalle scuole primarie il cui fabbricato centrale si dimostrava ormai insufficiente mentre lo spostamento del ginnasio avrebbe reso possibile un potenziamento ed allargamento del museo [47]. Il 15 novembre 1919, l’idea dell’Associazione combattenti di preparare i giovani nel settore meccanico e in quello della falegnameria, venne concretata nella Scuola Popolare d’ Arti e Mestieri, diretta da Antonio Baggetto, con l’acquisto da parte del comitato cittadino del palazzo Cerato[48], mentre continuava con un considerevole numero di alunni la vecchia Scuola di Disegno. Le officine della Scuola d’Arti e Mestieri si mostrarono col tempo insufficienti a contenere alunni e macchinari così il podestà Gobbi acquistò l’ex palazzo dei nobili Vittorelli in via Principe Amedeo, ora via Beata Giovanna, dotato di ampi giardini tali da poter dar sfogo ai più grandi padiglioni per le officine. In occasione di tale trasferimento, il Consiglio Comunale deliberava, in data 12 dicembre 1927, la fusione con la Scuola Comunale di Disegno che a più di un secolo dalla sua fondazione contava ancora 251 iscritti; fusione che si concretizzò nel 1932 sotto la direzione del professor Paolo Maria Tua. I corsi della scuola erano complessivamente tre: un corso diurno triennale (scuola di arti e mestieri propriamente detto) per i licenziati dalle scuole primarie che aspiravano ad essere artigiani del legno e del ferro (falegnami, ebanisti, carpentieri, fabbri, meccanici); un corso di complemento per i licenziati del corso diurno: consigliato a tutti i giovani «perché le esercitazioni di officina intensificate, li maturano alla professionalità appresa». Un corso serale ed uno festivo di disegno e plastica triennale, applicato al ramo di artigianato esercitato, «per gli operai che già frequentano officine e cantieri»[49]. Questa la situazione scolastica bassanese che di lì a poco sarebbe stata interessata dai cambiamenti della riforma Gentile. Tale riforma, infatti, prevedeva un grado preparatorio non obbligatorio della durata di tre anni avente carattere ricreativo e tendente a disciplinare le prime manifestazioni dell’intelligenza e della personalità; la scuola elementare, obbligatoria e gratuita, era suddivisa in due corsi, un triennio e un biennio superiore: per accedere al corso superiore era necessario superare apposito esame di Stato, mentre il ciclo elementare si concludeva con l’esame e il conseguimento del “certificato di compimento”. A Bassano la cosiddetta scuola materna venne così ampliata trovando sistemazione in un nuovo edificio nella circonvallazione mentre le scuole elementari, complessivamente otto, una urbana e le altre rurali nelle frazioni di Lazzaretto, San Eusebio, Campese, San Michele, Marchesane, Santa Croce e San Vito, vedevano l’impiego di 41 insegnanti elementari dei quali 31 donne e 10 uomini. Una volta terminata la scuola elementare, essendo stato fissato l’obbligo scolastico al 14°anno di età, si poteva scegliere tra il corso complementare in realtà senza sbocco e diventato poi la scuola di avviamento al lavoro, l’istituto tecnico inferiore quadriennale, l’istituto magistrale inferiore quadriennale oppure il ginnasio inferiore triennale; a questi corsi sarebbero poi seguiti i rispettivi corsi superiori e la scelta dipendeva sostanzialmente dal ceto di appartenenza essendo a carico dei bilanci familiari. La scuola complementare fu oggetto di riflessioni critiche tra gli intellettuali e politici bassanesi «detta scuola è fine a se stessa vi si accede dalle elementari con un esame d’ammissione e in pratica sarà frequentata da quei pochi che aspireranno a completare l’istruzione primaria per ottenere un impieguccio, è binario morto della ferrovia, sarà frequentata dal 5% l’altro 95% frequenterà la scuola media inferiore per iscriversi poi alla superiore e conseguire un diploma o laurea. Il signore quindi allontani l’idea di istituire a Bassano la scuola complementare»[50]. Nonostante tali dichiarazioni la scuola tecnica Bellavitis subì un’interna trasformazione: un unico preside, infatti, gestiva il corso della scuola complementare triennale e il corso inferiore di quattro anni dell’istituto tecnico, mentre i docenti erano ben divisi tra i due indirizzi. Tale scuola in realtà visse le stesse sorti delle analoghe scuole del contesto italiano rivelandosi anche nel bassanese un fallimento con una caduta precipitosa delle iscrizioni[51]. Nel 1928 venne quindi trasformata, come per l’intero territorio nazionale, in “Scuola Secondaria di Avviamento al Lavoro”, trovando apposita sistemazione nel palazzo Cortellotti-Remondini-Vittorelli acquistato appositamente dal Comune e sito circa a metà di via Beata Giovanna. Applicando le norme dettate dal regime l’assetto didattico organizzativo andò a completo regime nel 1931 con l’indirizzo commerciale. Nel 1928 la sede del Ginnasio veniva trasferita dall’ex convento di San Francesco alla sede di palazzo Cerato in via Verci (fig.9),

9PalazzoCerato

9. Palazzo Cerato. Bassano del Grappa, via Verci. Il 15 novembre 1919 un comitato cittadino acquistava palazzo Cerato e lo destinava alla Scuola Popolare d’ Arti e Mestieri, diretta da Antonio Baggetto. Nel 1928 vi veniva trasferito dall’ex convento di San Francesco, il Ginnasio.

e nello stesso anno si istituiva il corso liceale triennale che sarebbe poi confluito, nel 1935, nella definitiva trasformazione in liceo-ginnasio statale. Trovarono ampio sviluppo nel contesto bassanese gli istituti magistrali, creazione della riforma gentiliana sorti dalla trasformazione delle vecchie scuole normali, tutti però per iniziativa privata. Il primo, intitolato a Mario Toniolo, fu aperto nell’anno scolastico 1931-32 in via Jacopo da Ponte, seguito l’anno successivo da quello delle Figlie del Sacro Cuore che davano appunto vita ad un corso magistrale inferiore e superiore che verrà parificato nel 1937. Tre anni prima veniva chiuso lo storico collegio Vinanti a sostituirlo due iniziative private la nascita di un altro istituto magistrale e un liceo scientifico entrambi denominati “Monte Grappa” e siti nello stesso edificio in via XI Febbraio. Solo nel 1945, per iniziativa del comune, verrà aperto il liceo scientifico intitolato a Jacopo Da Ponte che sarà statalizzato cinque anni più tardi. Sul versante delle iniziative private era ancora presente l’educatorio Zonta, in via Vittorelli n. 4, autorizzato dal governo come ricordava la pubblicità che annunciava l’inizio delle lezioni per il giardino d’infanzia diretto da un allieva di Idda Pilotto da Padova, la scuola elementare, la scuola magistrale, il ginnasio-liceo classico, l’indirizzo commerciale, nonché il doposcuola per le elementari e il ginnasio[52].

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