Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

Il 30 luglio 1822 il naturalista bassanese Giambattista Brocchi in occasione dell’ultima visita alla città natale scrisse il suo testamento, affidandolo all’amico Ernesto Bellavitis. Il 15 settembre aggiunse un codicillo in forma di lettera spedita allo stesso Bellavitis[1]. Pochi giorni dopo, il 23 settembre, salpò da Trieste per l’Egitto, con l’incarico di compiere ricerche mineralogiche per conto del vicerè Mohammed Alì. Tra il 1823 e il 1824 Brocchi effettuò varie esplorazioni nel sud dell’Egitto, in Siria e Libano, in Palestina e nel deserto della Nubia. Il 23 settembre del 1826 morì a Khartum dopo breve malattia. Nel testamento, pubblicato presso la Pretura di Bassano il 13 giugno 1828 (fig.1),

1TestamentoGiambattistaBrocchi

1. Testamento di Giambattista Brocchi. Bassano del Grappa, Archivio di Stato, Archivio della Pretura di Bassano, Testamenti, n 403. Giambattista Brocchi nominava il fratello Domenico erede universale, ma lasciava alla città di Bassano tutta la sua biblioteca perché fosse destinata a “pubblica utilità”.

Giambattista Brocchi nominava il fratello Domenico erede universale, ma lasciava alla città di Bassano tutta la sua biblioteca perché fosse destinata a «pubblica utilità». Lasciava anche i manoscritti, le raccolte di storia naturale e 10 mila lire italiane, la cui rendita sarebbe servita per pagare il primo bibliotecario, indicato dallo stesso Brocchi nel fratello Domenico. Solo all’inizio del 1830, incalzato dalle proteste di Domenico Brocchi, il Comune si decise a compiere i passi necessari per prendere pienamente possesso del legato. Nella seduta del 12 gennaio 1830 il Consiglio Comunale delibera di acquistare un fabbricato conosciuto come casa Bonfadini posto in contrada Palazzo 559/560/12-13 rosso per sistemarvi i libri di Brocchi[2]. Nonostante tutto in dicembre i libri rimanevano ancora chiusi nelle casse e allora la Congregazione Municipale chiese alla I. R. Delegazione Provinciale il permesso di istituire provvisoriamente la Biblioteca in una casa comunale detta il Casino di Piazza posta in piazza San Giovanni al civico n. 117[3]. Alcune settimane dopo, il 15 gennaio 1831, i libri furono trasferiti nel nuovo locale, per essere ufficialmente consegnati al bibliotecario Domenico Brocchi nel mese di agosto, quando per la prima volta viene data consistenza numerica al lascito: le opere descritte nell’inventario sono numerate da 1 a 1640[4]. Da allora Domenico Brocchi fu bibliotecario a tutti gli effetti, con lo stipendio annuo di 250 lire austriache[5], anche se non è documentata alcuna sua attività di catalogazione e neppure l’apertura al pubblico della biblioteca. Dopo la destinazione di palazzo Bonfadini a nuovo Monte di Pietà la ricerca di una sede definitiva per la Biblioteca si concluse solo nell’aprile del 1838 quando il Consiglio Comunale deliberò l’acquisto dello stabile dell’ex convento di San Francesco per collocarvi, assieme al ginnasio-convitto e alle scuole elementari, la Pinacoteca e la Biblioteca Brocchi[6]. Alla fine del novembre 1839 i libri vennero trasferiti nella nuova sede[7], ma l’apertura al pubblico fu rinviata ancora di qualche anno: tra il 1840 e il 1843 vi furono appalti, progetti e perizie per la costruzione degli scaffali. Per la datazione dell’apertura ci affidiamo alle parole di Giambattista Baseggio, assessore municipale con funzioni di direttore della Biblioteca e della Pinacoteca, che nel marzo 1847 scriveva: «finalmente nell’anno 1843 la civica Biblioteca poté essere aperta a soddisfazione ed istruzione pubblica nelle spaziose sale di S. Francesco»[8] . L’auspicio espresso da Giambattista Brocchi nel suo testamento «il meschino legato che lascio alla mia patria valga almeno (posso io sperarlo) ad eccitare altri più facoltosi ad emulare il mio esempio» non rimase inascoltato, tanto che ancora prima dell’apertura giunsero alla Biblioteca molti importanti doni. Nel 1838 l’abate Andrea Orlandi prefetto del ginnasio dispose un legato a favore della Biblioteca costituito da 235 volumi di religione e devozione[9]. Il 13 agosto 1840 il conte Giambattista Roberti (1788-1867) offrì in dono alla Città perché li collocasse nella Biblioteca e Pinacoteca Comunale, oltre ad alcuni dipinti e sculture e alla veduta di Bassano di Francesco e Leandro da Ponte, tutta la sua collezione di libri e codici ‘patrii’[10](fig.2).

2GiovanniFusaro

2. Giovanni Fusaro. Ritratto di Giambattista Roberti, gesso, fine del XIX secolo. Bassano del Grappa, Museo Biblioteca Archivi, inv. S118. Il 13 agosto 1840 il conte Roberti offriva in dono alla Città oltre ad alcuni dipinti e sculture e alla "Veduta di Bassano" di Francesco e Leandro dal Ponte, tutta la sua collezione di libri e codici.

La biblioteca di Roberti, ricca di oltre 2000 opere a stampa e manoscritte di scrittori bassanesi e di 269 documenti, conservava anche quanto era stato scritto e raccolto da Zerbino Lugo, Mario Sale, Valentino Novelletto e Francesco Chiuppani nei due secoli precedenti. Il 1° febbraio 1841 Giuseppe Jacopo Ferrazzi, direttore della Società del Gabinetto di Lettura appena fondata, comunicò l’intenzione di donare al Comune tutti i giornali, gazzette, libri, carte possedute dalla Società al momento del suo scioglimento[11]. Negli anni successivi all’apertura al pubblico la biblioteca si arricchì con altre importanti donazioni. La raccolta di autografi di Bartolomeo Gamba (Bassano 1766 - Venezia 1841) con 2730 lettere di santi, prelati, artisti, scienziati e letterati dei secoli XVI-XVIII fu donata alla Biblioteca da Antonietta Parolini alla fine del 1844[12] e poi, a partire dal 1852, arrivarono i volumi di belle arti provenienti dalla biblioteca di Antonio Canova e il carteggio dello scultore, donati dal suo fratellastro Giovanni Battista Sartori Canova[13](fig.3).

3AntonioCanova

3. Antonio Canova, Autoritratto con attestazione di autenticità, 1800 ca, disegno a penna. Bassano del Grappa, Museo Biblioteca Archivio, Inv. E.b.1.1012. Il foglio costituisce il frontespizio di uno dei taccuini di disegni che insieme all’epistolario, agli scritti ed ai volumi della biblioteca canoviana, compongono l’enorme lascito dell'artista.

Nel 1853 giunsero in dono parte della biblioteca e il carteggio dei Remondini, comprendente circa 7000 lettere inviate ai famosi stampatori da scienziati e letterati tra la fine del '600 e l’inizio dell’800. Sotto la direzione dell’abate Francesco Trivellini, iniziata nel 1867 e durata fino al 1884, assistiamo al consolidamento dell’organizzazione dell’istituto, con l’approvazione del primo regolamento della biblioteca (fig.4)

4Regolamentobiblioteca

4. Regolamento della biblioteca, frontespizio, 1867. Il Regolamento del 1867 costituisce la prima, in ordine di tempo, norma regolamentare della biblioteca.

che stabilisce l’orario di apertura al pubblico e le procedure per il prestito[14], e con la compilazione dell’inventario generale e del catalogo alfabetico dei libri della biblioteca in cinque volumi[15]. In questo periodo egli raccolse circa diecimila lettere pervenute per dono o per acquisto negli anni della sua direzione, dando vita a un nuovo epistolario e donò egli stesso una raccolta di libri di letteratura inglese, tedesca e spagnola[16]. Alla morte di Trivellini, sotto la direzione di Oscar Chilesotti e poi di Tiberio Roberti, le funzioni di bibliotecario vennero svolte fino al 1901 da Giovanni Crivellari, che diede avvio alla compilazione del catalogo a schede (1885)(fig.5)

5SchedaCrivellari

5. Scheda Crivellari, 1885. La catalogazione iniziata da Crivellari nel 1885 riporta i dati essenziali dei volumi, con attenzione non sempre puntuale all’esatta titolazione.

e incrementò il numero degli acquisti[17]. Nel 1901 la scoperta di numerosi ammanchi nelle raccolte del Museo diede inizio a un lavoro di generale revisione di tutti i cataloghi, compresi quelli della Biblioteca. Le verifiche da parte dell’autorità giudiziaria si protrassero fino al 1903, causando il blocco dell’attività di catalogazione, e accertarono irregolarità nella tenuta dei cataloghi[18]. La vicenda dei furti, con i controlli che ne seguirono, gettava delle ombre sull’attività catalografica dei primi cinquant’anni della Biblioteca, ma nello stesso tempo apriva la strada a una nuova stagione di inventari e di cataloghi, gestita dal nuovo direttore Giuseppe Gerola e soprattutto dal nuovo assistente Paolo Maria Tua. Quest’ ultimo, in servizio presso il Museo Biblioteca di Bassano dalla fine del 1903 con la qualifica di assistente e poi come direttore dal 1907, durante gli oltre quarant’anni della sua permanenza nell’istituto si dedicò ad un’infaticabile attività di catalogazione e inventariazione di tutte le raccolte. Tra i suoi innumerevoli lavori in Biblioteca ricordiamo, tra il 1904 e il 1905, l’inizio della catalogazione dei manoscritti, la prosecuzione del catalogo a schede dei libri a stampa in sostituzione di quello in volumi, dando la precedenza alle opere di autori bassanesi e di interesse locale, il catalogo alfabetico dei periodici in corso[19]. Dalla Relazione sull’andamento del Museo durante l’anno 1914[20](fig.6)

6RelazioneandamentoMuseo

6. Relazione sull’andamento del Museo durante l’anno 1914. La relazione attesta il grande lavoro di riordino, iniziato da Tua nel 1904. Bassano del Grappa, Museo Biblioteca Archivio, Archivio Museo, b. 1914.

risulta terminato il riordino e l’inventario di incunaboli e rarità bibliografiche e «le varie raccolte che costituivano la Civica libreria, prima confuse e elencate sommariamente in un catalogo unico, sono ora distribuite in singole sezioni ordinate e catalogate». Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale Bassano si trovò nelle immediate retrovie del fronte e, dopo il rovescio di Caporetto, praticamente in prima linea ed esposta ai bombardamenti nemici; una parte del patrimonio librario fu allora messo al sicuro presso la Biblioteca Universitaria di Padova e la Biblioteca Marciana da dove rientrò solo nel 1919[21]. Ma la Biblioteca non fu riaperta al pubblico: con deliberazione del 28 marzo 1921 la Deputazione del Museo decise di rimuovere i libri dagli scaffali dei saloni Canova, Brocchi e Verci per fare spazio alla Pinacoteca, rinviando ad altro tempo il riordino e l’apertura della Biblioteca[22]. Negli anni successivi continuarono i lavori di catalogazione, ma gli acquisti per mancanza di fondi furono limitati all’aggiornamento dei periodici; in compenso le raccolte si arricchirono dei duemila autografi e manoscritti del lascito della contessa Silvia Baroni Pasolini (1922)[23]. Finalmente nel 1930 la Biblioteca fu riaperta al pubblico nel nuovo salone al pianterreno con i primi 30.000 volumi. Gli altri volumi vennero sistemati nel 1933, nel 1935 e nel 1937 via via che venivano acquistati gli scaffali[24]. Nel frattempo P. M. Tua pubblicò i tre volumi degli Inventari dei manoscritti[25](fig.7).

7Inventarimanoscritti
 

La sospensione dell’attività sulle raccolte del Museo, ricoverate al sicuro all’inizio della seconda guerra mondiale, permise una più intensa attività in Biblioteca, con la catalogazione di tutto il pregresso e di alcune donazioni di privati[26]. La Biblioteca uscì quasi totalmente illesa dal bombardamento che il 24 aprile 1945 distrusse le sale del Museo e poté essere riaperta già nell’ottobre del 1945[27]. Negli anni successivi l’attività e le risorse finanziarie dell’istituto furono completamente assorbite dalla ricostruzione e dalla valorizzazione delle raccolte del Museo, cosicché l’incremento delle Biblioteca tra il 1950 e gli anni ‘70 fu alquanto limitato, nonostante l’importante lascito di volumi, mappe e documenti di Mary Megrdichtian Agostinelli nel 1971[28]. Il riallestimento del Museo sul finire degli anni ’60 coinvolse anche la Biblioteca che tra il 1968 e il 1969 fu trasferita nell’ala est del fabbricato con un deposito su due piani, un banco distribuzione e nuove sale di lettura[29](fig.8).

8depositolibri

8. Il deposito libri funzionante tra il 1968 ed il 2011. La Biblioteca tra il 1968 e il 1969 fu trasferita nell’ala est del fabbricato con un deposito su due piani, un banco distribuzione e nuove sale di lettura.

Solo all’inizio degli anni ‘80 cominciò a farsi strada nelle istituzioni la consapevolezza che una biblioteca pubblica non poteva più limitarsi a svolgere un ruolo di conservazione, ma doveva contemporaneamente adeguare gli acquisti alle richieste di un’utenza sempre più diversificata per età e per cultura, ampliando di conseguenza sia la dotazione finanziaria che gli spazi per le raccolte e per gli utenti. Nell’ottica di questa doppia valenza culturale della Biblioteca si collocano i lavori su alcuni fondi antichi e manoscritti svolti a partire dal 1985: la mostra e il catalogo delle miniature[30](fig.9),

9Miniatureneicodici

9. Miniature nei codici e negli incunaboli della Biblioteca di Bassano, Bassano del Grappa 1985. Frontespizio.  Il volume raccoglie tutte le schede delle miniature della biblioteca bassanese.

la catalogazione delle edizioni del sec. XVI in occasione del censimento coordinato dall’Istituto per il Catalogo Unico[31], il censimento e la catalogazione in SBN delle edizioni dei Remondini e di altri stampatori bassanesi e di un primo lotto dei volumi entrati in biblioteca alla metà dell’Ottocento, la catalogazione informatizzata di circa 600 manoscritti non compresi nell’Inventario a stampa del 1931-34 (fig.10).

10NuovaBibliotecaManoscritta

10. Nuova Biblioteca Manoscritta, Scheda informatizzata. La catalogazione riguarda finora ca. 600 manoscritti non compresi nell’Inventario a stampa del 1931-34.

Sul fronte della pubblica lettura l’attenzione è stata rivolta all’incremento degli acquisti di opere moderne, con particolare attenzione a quelle di argomento storico, artistico e letterario, ma anche alla dotazione di nuovi titoli di quotidiani e di banche dati in formato elettronico. Tappe fondamentali nel cammino della biblioteca verso le funzioni di pubblica lettura sono state l’informatizzazione del catalogo con l’adesione al Servizio Bibliotecario Nazionale (1993) che ha inserito la Biblioteca di Bassano in una grande rete nazionale per la catalogazione partecipata e lo scambio di informazioni, l’informatizzazione del prestito (1998) e la partecipazione, con altre ottanta biblioteche, al Servizio Bibliotecario Provinciale di Vicenza (2000), che ha dato forte impulso al prestito interbibliotecario e alla cooperazione tra le biblioteche della provincia (fig.11).

11OPACServizioBibliotecario

11. OPAC Servizio Bibliotecario Provinciale di Vicenza. La videata evidenzia la scheda inventariale di un volume della biblioteca bassanese nel sistema OPAC Servizio Bibliotecario Provinciale di Vicenza.

Questi nuovi sviluppi dell’attività della Biblioteca si scontrarono fin dall’inizio con la mancanza di spazi adeguati e, specialmente in questi ultimi tempi, con la riduzione dei fondi per gli acquisti e per il personale. La lunga vicenda della costruzione della nuova sede per la Biblioteca si è conclusa solo nel giugno del 2011. Ci auguriamo che questa data segni il punto di partenza per una nuova politica di valorizzazione dell’istituto, che ne sottolinei il ruolo nel territorio riguardo al servizio di pubblica lettura, senza tuttavia far perdere di vista le sue caratteristiche di custode della memoria storica e culturale della città.   

Questo sito usa cookies per il proprio funzionamento (leggi qui...)