Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

Il rapporto tra la città di Bassano e il fiume che la lambisce costituisce un caso esemplare di serrata interazione tra ambiente geografico, economia e società; un legame strutturale nella dimensione della lunga durata storica. Si può dire, in altre parole, che la città non è pensabile senza il suo fiume, una presenza quest’ultima che va ben oltre il semplice dato paesaggistico o la mera abbondanza nella disponibilità d’acqua (fig.1).

1-PiantaDellaCitta

1. Pianta della città di Bassano, 1760-1767 (part.). Bassano del Grappa, Museo Biblioteca Archivio,  Mappe, ingr. 107.775.
Databile negli anni ’60 del Settecento per la presenza delle Pubbliche Scuole in viale dei Martiri, la mappa documenta in dettaglio l’intera area cittadina adiacente al fiume.

Parlare della Brenta[1] significa affrontare prima di tutto i principali aspetti geo/morfologici del suo bacino idrografico. Il corso del fiume nei pressi di Bassano costituisce il raccordo tra il tratto montano e quello dell’alta pianura, là dove il letto inizia a distendersi all’altezza dell’abitato di Nove. Può dunque essere immaginato come il fondo di un imbuto, o meglio come lo stretto foro di una clessidra attraverso il quale le acque si trasferiscono dal bacino idrografico superiore a quello inferiore. La fragilità e la variabilità dell’assetto del fiume in questa zona, dal punto di vista dell’insediamento umano, costrinsero presto a deviarne parte del flusso su canali artificiali o rogge, la più antica di quelle ancora esistenti, la roggia Rosà sulla sinistra idrografica, risale al dominio carrarese (1365). Gli stessi nomi delle numerose derivazioni che vennero costruite nel tempo rievocano le essenziali funzioni produttive (ad esempio, la roggia Munara) e più ancora rinviano al fenomeno della penetrazione nobiliare veneziana in territorio vicentino (le famiglie Dolfin, Morosini, Diedo e così via). L’importanza di questi canali artificiali per lo sfruttamento agricolo di una vasta porzione di alta e media pianura, nonché sempre di più per l’impianto di attività proto-industriali (torcitura della seta, siderurgia, ceramica) fu enorme. Il binomio Brenta/Bassano divenne così il fulcro del dinamismo socio-economico dell’intera area e l’incubatore di uno dei rari distretti manifatturieri plurispecializzati, precocemente sviluppatosi in età moderna[2]. Numerose furono le opere, dunque, che l’ingegno umano realizzò sopra, dentro e a fianco le acque del fiume, per influire sul suo corso e per catturarne l’energia: palizzate, prese, murazzi, masiere, ponti, ponti-canale, rogge, partidori, botti, banchine, ruote idrauliche. A partire dal XVI secolo furono creati anche i primi consorzi per la manutenzione ordinaria e straordinaria delle opere sul fiume e sulle sue derivazioni, esempio di una gestione attenta e oculata del territorio, per quanto non sempre in grado di frenare egoismi e gelosie sorte in merito all’utilizzo delle pur abbondanti risorse idriche. Tanto fervore e tanto attivismo non potevano però scongiurare il pericolo ricorrente delle tumultuose piene del fiume, le cosiddette brentane, appunto. Era molto difficile che passassero alcuni anni senza rotte ed esondazioni, senza che bisognasse riparare e ripristinare, sempre con il duro lavoro, questo assetto tanto prezioso. Le tormentate vicende del Ponte con la “p” maiuscola, simbolo riconosciuto della città[3], con i suoi ripetuti crolli e ricostruzioni, sono in questo senso davvero emblematiche. Il rapporto fiume-città si completa con l’esistenza del porto fluviale, aperto a sud del ponte medesimo sulla via liquida che congiungeva Bassano direttamente a Padova e a Venezia. La Brenta offrì fin dal Medioevo la facile opportunità della fluitazione del legname, tagliato sull’altopiano dei Sette Comuni oppure nei boschi del feltrino, segato poi a valle nei pressi del fiume stesso, specie in Valstagna. Questa vocazione mercantile venne esaltata dal flusso delle merci che transitavano per la Valsugana, fossero o meno legalmente sdoganate a Primolano, e da quelle prodotte in loco. L’intero sistema socio-economico bassanese era dunque importante anche per i suoi risvolti di natura fiscale, nonché politica, perché non bisogna mai dimenticare la prossimità di Bassano al confine trentino, fonte di interminabili e aspre controversie prima[4], tragicamente incombente negli anni della Grande Guerra, poi.     

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