Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

Con la quarta generazione lo stile della famiglia tese a cambiare. La personalità di Giuseppe (1745-1811) era diversa da quella degli avi. Aveva studiato in buoni collegi aristocratici e maturato forti interessi per la geografia e il collezionismo di libri e stampe antiche. Aveva inoltre curato le relazioni con il patriziato veneziano e, nel 1785, era risultato iscritto alla loggia massonica di Venezia di Rio Marin, all’interno della quale si muovevano figure prestigiose della società veneta del tempo[32]. Nel frattempo aveva ottenuto la nobiltà bolognese e, nel 1776, con l’acquisto del castello di Gorumbergo, si era assicurato il titolo di conte. Di pari passo operò assiduamente per trasformare l’immagine della ditta, riqualificando significativamente le produzioni, sia in campo editoriale che in quello delle immagini. Erano, del resto, anni in cui pareva che tutto andasse a gonfie vele, il che lasciava pensare che qualsiasi ristrutturazione potesse avvenire senza compromettere gli affari. Da un verso potevano proseguire immutate le produzioni di un tempo, che avevano costituito le fortune della casa, dall’altro si potevano sperimentare nuovi generi. I ricchissimi cataloghi diffusi tra anni settanta e ottanta registrano assortimenti eccezionali. Le stampe elencate erano migliaia e alle solite immagini popolari, si aggiungevano incisioni tratte da rinomati artisti moderni ed antichi, di cui la ditta era riuscita ad acquisire i rami[33]. Lo stesso avveniva per i libri. La libreria veneziana, diretta per diversi anni da Bartolomeo Gamba, riscuoteva straordinari successi, attestati anche in questo caso dai cataloghi a stampa, che registravano un migliaio di edizioni proprie e diverse migliaia di libri di assortimento, risultato degli scambi effettuati con i librai d’Italia e d’Europa. Il vento cambiò direzione nell’ultimo decennio del secolo, quando tutto il commercio veneziano di libri iniziò ad avvertire i primi segni di crisi. Rivoluzioni e guerre avevano alterato irrimediabilmente gli equilibri politici, culturali e commerciali che avevano retto per secoli e che stavano evolvendosi in direzioni imprevedibili. Intanto in Europa si provavano nuove tecnologie che trasformavano il sistema di produzione dei libri e delle immagini, rimasti sostanzialmente immutati dai tempi di Gutenberg. Le prime difficoltà alterarono l’armonia in seno alla famiglia. Nel 1798 Antonio Remondini, fratello minore di Giuseppe, che aveva vissuto sempre defilato a Bassano anche perché il vincolo fedecommissario l’aveva sostanzialmente escluso dalla disponibilità del patrimonio paterno, chiese conto dei criteri di gestione, pretendendo un drastico ridimensionamento delle attività. Tra i due non fu possibile trovare un accordo e nel 1798 si giunse alla separazione. Giuseppe rilevò allora la quota del fratello, indebitandosi fortemente. Per tutto il tempo della prima dominazione austriaca si riuscì tuttavia a contenere la crisi. Se non vi erano più gli oltre 1000 dipendenti degli anni sessanta del Settecento, nel 1806 la casa Remondini dava pur sempre lavoro a 300 operai, 60 donne e 20 bambini[34]. Ma con l’avvento del Regno d’Italia e col proposito napoleonico di concentrare a Milano la produzione editoriale la situazione tese a peggiore ulteriormente[35]. Nell’agosto del 1806 Bartolomeo Gamba, che dal 1798 aveva assunto la direzione della ditta, meditava di ridimensionare il negozio di Venezia ormai in piena difficoltà[36]. Nel 1807 l’occupazione scese a 150 operai e 15 donne. Si tentò allora di rivolgere l’attenzione verso Milano, allacciando relazioni con Francesco Sonzogno, per il tramite di Antonio Fortunato Stella, con cui Gamba aveva ottimi rapporti sin dai tempi veneziani. Ma simili interventi non bastarono a ripianare la situazione, tanto che nel 1810 i migliori stampatori in rame avevano ormai abbandonato Bassano. «Anche a Bassano – scriveva Gamba in quell’anno ad un corrispondente veneziano – oggidì si sta male di stampatori in rame e i nostri bravi sono passati a Milano. Me ne resta uno ch’è diligente e alcuna volta riesce bene»[37]. Le tensioni interne tuttavia non vennero meno e nel 1811, pochi mesi dopo la scomparsa di Giuseppe, si giunse alla rottura definitiva tra l’erede Francesco (1777-1820) e Bartolomeo Gamba che fu indotto alle dimissioni (fig.8).

8Catalogolibriimpressi

8. Catalogo dei libri impressi nella tipografia della ditta Giuseppe Remondini e figli…, in Bassano nel mese di luglio MDCCCXXX. Tra 1821 e 1848 la censura austriaca registrò 290 titoli editi dai Remondini. Di questi, 192 erano di argomento religioso. 

Le cose migliorarono con il ritorno degli austriaci. Dopo il 1815 la ditta recuperò un po’ di equilibrio che le consentì di proseguire l’attività per tutti i decenni della Restaurazione, senza però dimostrare alcuna capacità di rinnovamento. Andò avanti riproponendo incessantemente i suoi repertori classici, quelli che le avevano dato i maggiori successi: libri di scuola, classici latini ad uso scolastico e soprattutto le immancabili opere devozionali di Alfonso de’ Liguori, l’unico autore che consentiva ancora elevate tirature. Tra il 1821 e il 1848 la censura austriaca registrò 290 titoli editi dai Remondini. Di queste 192 erano di argomento religioso e ben 72 opera del vescovo campano, con tirature sempre piuttosto elevate. Le Opere spirituali furono riprodotte complessivamente in 26.000 copie e le Massime eterne in 13.000[38]. Al 1860 risale l’ultimo titolo edito e nel 1862 i libri rimasti vennero alienati al libraio veneziano Giuseppe Antonelli e al torinese Luciano Basadonna, in quegli anni soci[39]. Nel frattempo erano state progressivamente dismesse le tracce della precedente grandezza. Assume valore simbolico da tale punto di vista la vendita della grande collezione antiquaria di libri. Nel 1817 per 50.000 franchi Francesco Remondini cedette ai librai Payne and Foss di Londra le edizioni più pregiate della straordinaria collezione di edizioni del Quattro e del Cinquecento messa insieme da Bartolomeo Gamba per il padre. Erano almeno 250 incunaboli e 350 aldine che anni prima erano servite al celebre bibliografo francese Antoine Augustin Renouard per la compilazione degli annali tipografici di Aldo Manuzio[40]. La biblioteca, al pari di altre grandi collezioni veneziane del tempo, venne messa all’asta nel 1818 e fu dispersa[41]

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