Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

Fino a qualche decennio fa si riteneva che la loggia fosse stata fondata nel 1405, un anno dopo l'acquisizione di Bassano da parte di Venezia. Sappiamo adesso invece che l'impianto era già in essere nel 1389 quando la città, da un anno, era passata nel dominio dei Visconti.
Negli Statuti bassanesi del 1389, allora concessi, si prevede un aumento di pena per le aggressioni commesse “sotto la loggia o sopra la piazza del comune o sotto i portici o le botteghe che sono intorno alla piazza... intendendosi comprese nella piazza anche la contrada della biada, per quanto si estende il palazzo lungo la predetta contrada”. Non c'è dubbio alcuno che la “contrada della biada” corrisponda a via Matteotti e che il palazzo citato sia il nostro Palazzo Pretorio, di antica fondazione.
Lì, appunto, “nella contrada della biada, nel palazzo di residenza” stava nel 1401 Gerardo Aldighieri capitano visconteo del distretto, araldicamente raffigurato sulla Porta Dieda, intorno al 1397. Per coerenza di luoghi, di conseguenza, anche la loggia riferita dagli Statuti del 1389 non può essere che questa, sulla piazza Libertà. Nel 1400 è chiaramente accennata “la loggia nuova, situata sopra la piazza”. L'ultimo restauro ha poi evidenziato dei settori affrescati assegnabili alla fine del XIV o agli inizi del XV secolo come una parasta ornata a intreccio di fogliame e sormontata da un busto a testa d'uomo, di singolare spicco, sullo spigolo di nord est della sala.
Le testimonianze scritte e quelle materiali concorrono dunque ad anticipare l'impianto della struttura, attestata nel 1389 e, con buona probabilità, ancora prima messa in opera, nel periodo della dominazione di Bassano (1339 – 1388) da parte dei Carraresi, signori di Padova.
Del resto, in questo angolo di grande energia urbana e simbolica si appostavano a quel tempo edifici di qualità. La casa ora Pasqualon, lì inserita nella schiera di edifici che divide le due piazze, accoglie al suo interno affreschi della prima e della seconda metà del Trecento e sulla facciata di piazza Libertà, ai numeri civici 5 e 7, reca uno stemma di alleanza fra il re di Francia e Gian Galeazzo Visconti, con i gigli e la vipera viscontea, dipinto nel 1394.
Non sappiamo quale aspetto avesse la loggia sul finire del Trecento. Poco dopo l'arrivo di Venezia, nel 1404, venne adattata ma non certamente rifondata. Nei mesi di maggio – luglio del 1405 si sollecitava il pagamento dei “maestri che lavorarono a fare la loggia” ovvero, più precisamente, “a ripararla”. Nel 1410 l'amministrazione abbassava di molto l'onere dovuto dall'affittuario di un immobile comunale confinante a ovest con “la loggia del comune”. Qualche anno prima, infatti, il suo possesso era stato ridotto “per fare e ampliare la loggia del comune” : verso est, evidentemente.
Fino al 1441 disponiamo di poche informazioni sulla struttura. Alcune si ricavano indirettamente, hanno valore di suggerimento e non ancora di prova. Sull'angolo di nord est dell'aula si incassa, appena rialzata sul pavimento, una nicchia figurata dal frammento in affresco di un Cristo, a mezzo busto, ignudo, accostato da una figura femminile con aureola. La datazione dell'insieme, in quella che secoli dopo veniva riferita come la “nicchia della Madonna”, non dovrebbe andare oltre il 1441. Nel 1442 è richiamata l'esistenza su una parete interna dell'immagine di San Marco (nell'aspetto del leone alato?), segnata sotto il piede da una linea rossa che non poteva essere superata dal rivestimento a cocciopesto di un solaio che si stava allora costruendo: al livello, parrebbe proprio, di quello che c'è oggi, sopra i negozi inseriti alla base della loggia.
In entrambi i casi, bisognerebbe ammettere che la lettura delle figure, prima del 1441, in maniera non sacrificata, avvenisse da un livello più basso e quando ancora non c'era il divisorio di un solaio che ostacolava la visione delle immagini.
Dalla piazza si accedeva direttamente alla loggia per una porta, documentata nel 1426 : alla stessa quota o poco più, sembrerebbe.
L'edificio era contenuto a est da una parete di muro, non sai quanto alto, sul quale nel 1431 si consentiva a un privato l'infissione di un bordonale per costruire una casa, in terreno del comune. Questa era dotata anche di un portico la cui abusiva chiusura fu onerosamente sanzionata, con condono edilizio, nel 1456.
L'amministrazione, nel 1424, commissionava un orologio meccanico. Nel 1428 ne ordinava un altro, con la spesa di circa 50 ducati, a mastro Corrado da Feltre, un po' fabbro e un po' tecnico idraulico, che andò collocato con qualche ritardo “sopra la loggia della piazza”, nel 1430. L'inserimento di un orologio nel suo prospetto segna uno stacco con il passato. Sull'esempio delle città che vuole imitare Bassano si dota di una misura del tempo più accurata e “civilmente” significativa rispetto alle meridiane. La loggia dove stava l'orologio acquistò di prestigio e diventò di obbligato riferimento per le attività regolate dal tempo, quelle della giustizia e dell'amministrazione in particolare. Da allora e per secoli, il comune stipendiò un orologiaio, spesso a contratto poliennale, che manteneva in ordine la macchina registrandone la scansione delle ore nelle diverse stagioni.
Non c'è quasi funzione comunitaria che non abbia nella loggia trovato svolgimento. Era, per esempio, luogo di annunci, di bandi e di appalti, di vendita dei beni confiscati ai ribelli antiviscontei e filocarraresi (nel 1407), trasmessi col cambio di regime (1404) nel demanio della Serenissima, di concessione della cittadinanza agli immigrati meritevoli. Fu sede del tribunale di competenza del comune ed era frequentata dai notai per la stesura di atti e convenzioni.
Poteva occasionalmente servire per le sedute del consiglio cittadino ed è “nella cancelleria del comune, collocata sotto la loggia di piazza” che nel marzo del 1409 fu deliberata la richiesta al vescovo di Vicenza per la rimozione dell'arciprete Lazzarino, accusato di fornicazione con una suora. L'ubicazione “sotto la loggia” va intesa come “sotto la loggia coperta” dal momento che prima del 1441 e per molti decenni dopo non si trova mai che sotto lo stabile, a un livello inferiore, ci fosse un locale adibito a cancelleria.
Per evitare equivoci e per quanto interessa sono necessarie delle precisazioni.
Nel 1404 o immediatamente dopo, la sede di amministrazione della città e quella di governo del podestà si concentrarono nel Palazzo Pretorio, già incontrato nel 1401 quale residenza ufficiale del capitano visconteo Gerardo Aldighieri e forse ancor prima adattato, nel 1315, ad abitazione dei podestà e dei capitani mandati da Padova che aveva al tempo egemonia su Bassano.
Il trasferimento del podestà è giustificabile dal momento che, nel 1404, nella sua carica fu assorbita quella di capitano che, si è visto, già prima stava nel Pretorio. Di più complicata spiegazione, e non qui adeguatamente trattabile, anche sotto il profilo giuridico, è la scelta del comune e la questione rimane aperta.
Il Palazzo Pretorio includeva una loggia, accanto a una cisterna del cortile interno. Sotto di essa si raccoglieva l'assemblea consiliare del comune che, anche qui, disponeva di una propria cancelleria, documentata dal 1410. Nella stessa aula, almeno entro i primi decenni del Quattrocento, il podestà esercitava le sue mansioni di giudice, in materia penale soprattutto, e di autorità per conto dello stato veneziano.
La proprietà del palazzo, per secoli, è attribuita al comune. Talvolta, a partire dal 1406, lo stabile (o una sua parte) è intestato anche al podestà, insieme con il comune o separatamente : a titolo di possesso, evidentemente, per le funzioni che vi esercitava.
Nel 1413 si cominciò a distinguere la “loggia inferiore del comune di Bassano” presso la piazza dall'altra, appena segnalata, che era compresa nel “palazzo del comune” cioè nel Pretorio, più a nord. Il rischio di confusione rimane quando mancano più precise indicazioni. Non si riesce sempre a capire se alcuni lavori eseguiti dal comune - la fattura di stemmi, per esempio, - vadano riferiti alla loggia nel Palazzo o a quella di piazza.

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