Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

Germogli di rugby erano sbocciati a Bassano già alla fine degli anni Trenta. Era solo una timida ed isolata esperienza compiuta da una manciata di ragazzi, che presto la guerra ruberà alla palla ovale e, in alcuni casi, alla vita. Nel 1937 la Federazione di Vicenza assegnava il compito di formare una squadra a Sebastiano Gasparotto, ufficiale dei Bersaglieri il quale durante gli anni dell’Università si era distinto come giocatore a Padova. Gasparotto, che cinquant’anni dopo tornerà ad essere Presidente del rugby giallorosso (dal 1984 al 1990), contatta altri bassanesi ex-studenti con qualche dimestichezza con la palla ovale. Questi costituiscono il primo nucleo di giocatori in una squadra allenata dal fondatore stesso assieme al gemello Angelo. La Società Rugby Bassano che vede la luce nel 1938 si iscrive immediatamente alla serie B. Il campionato d’esordio si conclude con un insperato secondo posto dietro al Rovigo ma davanti a formazioni più accreditate quali Padova e Venezia. Ad ospitare la prima partita dei bassanesi è lo stadio Mercante, allora denominato “Littorio”, avversario il Vicenza. L’Italia intanto entra in guerra e giunge per quasi tutti i giocatori la chiamata alle armi, che segna di fatto la fine dell’attività. Quando nel 1945 si prova a formare nuovamente la squadra mancano uomini e risorse, mentre ad assorbire le energie è la ricostruzione dell’intero paese, prima ancora di quello sport che ora si può tornare a chiamare “rugby”. Ai più appassionati non resta che entrare a far parte di altre formazioni e così Carlo Zampierin passa al Padova, mentre Roberto Aldo Meneghetti giocherà nell’Aquila. Si arriverà al 1976 grazie alla determinazione di un padovano, che era arrivato a Bassano per lavoro: Renzo De Danieli (a cui oggi è intitolato il campo comunale) (fig.7).

7RenzoDeDanieli

7. Consegna di un riconoscimento a Renzo De Danieli, il “padre” del rugby bassanese. De Danieli mette insieme un gruppo di giovanissimi nel patronato di San Vito e fonda la Società Rugby Bassano, che viene registrata alla Fir in data 27 febbraio 1976.

Inesauribile serbatotio di passione, Renzo resterà sempre per quelli che l’hanno conosciuto un esempio di volontà e generosità. De Danieli, animato da una grande passione per la palla ovale, decide di formare una squadra anche a Bassano. Nella la parrocchia con l’aiuto di don Lino Sette e il patronato di San Vito, De Danieli aveva messo insieme un gruppo di giovanissimi che ha alimentato il rugby bassanese per una ventina d’anni. L’affiliazione del Rugby Bassano, comunque, viene registrata alla Fir già con la data del 27 febbraio 1976. L’allenatore è lo stesso De Danieli, lui ha dato inizio a questa avventura ed ha fondato la Società Rugby Bassano. Con lui anche il compianto Paolo Papi che è stato Presidente per 14 anni fino alla sua prematura scomparsa nel 2004. Per arrivare al battesimo sul campo si dovrà attendere la primavera dell’anno seguente, quando i ragazzi di De Danieli prendono parte a Vicenza ad un torneo organizzato della squadra locale, lo Zugi. Nell’estate del 1980 l’amministrazione comunale annuncia di avere individuato un’area nel quartiere di Ca’ Baroncello da destinare alla costruzione di un campo da gioco solo per il rugby. Lasciandosi alle spalle il periodo pionieristico, il rugby bassanese sta entrando ormai nell’età adulta. Ha fine l’odissea del campo ed il 9 ottobre 1983 si gioca la prima partita sul terreno, ancora malconcio, di Ca’ Baroncello. In questi anni molti ragazzi bassanesi sono cresciuti con il Rugby Bassano: alcuni hanno avuto anche la fortuna di giocare nella Nazionale maggiore come Piergianni Farina, altri nelle formazioni giovanili dell’Italia, come Marco Filipucci, Mauro Nicolli, Cesare Berton e molti altri sono andati a giocare in serie A ed in Eccellenza. Dopo trentacinque anni di storia ininterrotta la situazione è notevolmente cambiata, il cosiddetto “gruppo” ora conta molti più ragazzi (e non solo) si reca in tante scuole a insegnare lo sport, mandiamo in Sudafrica a fare uno stage i più meritevoli sia nel rugby che nella scuola. Oggi il Rugby Bassano è composto da più di 300 tesserati divisi, tra l'under 6, l’under 8, l’under 10 e l’under 12, i giovani dell’under 14, dell’under 16 e dell’under 18, l’under 23, e la prima squadra. Inoltre gli ex giocatori hanno dato vita agli OLD BRIDGE dove, anche se sono calate le prestazioni atletiche rimane sempre vivo lo spirito del rugby. Di questo bisogna ringraziare Beppe Bigolin, purtroppo rubatoci in fretta da una tremenda malattia, che ha voluto continuare attivamente la sua passione per il rugby coinvolgendo molti di noi ex giocatori. A questo già ben nutrito gruppo si è aggiunta da un paio d’anni l’ultima nata, la squadra di Touch rugby, una variante del nostro sport dove si gioca ad un rugby leggero senza contatto fisico ma in squadre miste maschili e femminili con atleti che nella maggior parte dei casi si sono avvicinati solo ora al rugby. Anche se sono cambiati i numeri, lo spirito e gli obiettivi sono rimasti invariati; ovvero trasmettere a più giovani possibili lo spirito sano della competizione, il rispetto per l’avversario e per l’arbitro, e lo stare insieme in amicizia, anche se il campo non ti ha dato ragione. Ma soprattutto il senso di appartenenza ad un gruppo, ad una Società, ad una Famiglia, ad una Città. Sintomatico è il nostro “terzo tempo”, invidiato anche da altre discipline sportive: dai piccoli ai grandi, da chi gioca a rugby per sola passione a chi lo fa per professione, dall’emisfero sud all’emisfero nord, è assolutamente normale alla fine della partita mangiare e stare in compagnia degli avversari e dell’arbitro, lasciandosi alle spalle tutto ciò che in campo è accaduto, senza polemiche e rancori. Questo riassume meglio di altre parole i valori educativi del rugby.  

 

*Col contributo di Fabio Mocellin.

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