Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

L’area bassanese, compreso l’attuale centro storico[8], non fu del tutto priva di insediamenti nell’alto medioevo. In attesa di ulteriori indagini, il punto di partenza della documentazione scritta rimane comunque ancora il noto placito del 998[9], riguardante la conclusione di una vertenza sui confini fra il ducato di Venezia e il vescovo di Belluno, Giovanni, e presieduto da un messo imperiale nella zona del Margnano - allora compreso nel comitato di Treviso, come la restante parte del nostro territorio - e precisamente su una via pubblica, presso la pieve di Santa Maria, non molto lontano dalla riva del Brenta. Seguendo la fonte, non sempre perspicua, parrebbe che la chiesa e dunque la contigua china a meridione, dove si svilupperà il primo borgo murato, fossero allora incluse nel Margnano che andrebbe perciò riconosciuto come il nucleo generatore dell’insieme urbano. Del resto, col nome di Margnano - oggi ristretto all’omonimo borghetto e alla depressione naturale che si allunga a nord del colle di Santa Maria - si indicava dal Duecento anche uno dei quartieri all’interno delle mura di Bassano. La primitiva estensione del Margnano merita attenzione ma ciò che specialmente conta è il potere di attrazione e di coordinamento territoriale implicito nella menzione stessa della pieve. È ragionevole ritenere che prima della dominazione degli Ezzelini, il distretto civile e quello ecclesiastico coincidessero, concorrendo ciascuno alla tenuta dell’altro[10]; ma soprattutto, la pieve fornisce indizio del rilievo che questo luogo specifico doveva all’epoca aver già raggiunto per forza propria, in un momento nel quale l’intera zona, in quel travagliato secolo X, era entrata nella mira egemonica di potentati diversi. Come è noto, infatti, Berengario I re d’Italia e poi imperatore aveva concesso nel 915 e nel 916-924 al vescovo di Padova importanti diritti sulla valle di Solagna - l’odierno Canale di Brenta, avente inizio qualche chilometro a nord di Bassano - con la facoltà di costruirvi un castello fatto anche di muro[11]. Inoltre, è stato ipotizzato fondatamente che il Margnano e un affaccio sul Brenta non ubicabile, cioè Margnane e Camino iuxta Brentam, siano stati fra i tanti luoghi che il sopra nominato Giovanni, presule di Belluno, riuscì ad ottenere col favore imperiale nella seconda metà del decimo secolo, allo sbocco del Piave nella pianura e su entrambe le rive[12]. L’area bassanese allo sbocco del Brenta divenne tra X e XI secolo un «fulcro» della presenza dei poteri pubblici «in uno scacchiere… strategicamente rilevante»[13]. Lo dimostra un significativo episodio bellico del 1004, quando le truppe tedesche di Enrico II, futuro imperatore, forzarono uno sbarramento di chiusa sul Brenta, verosimilmente lungo il Canale e nella strettoia tra Primolano e Cismon, difeso dagli emissari del suo antagonista Arduino, re d’Italia. La Valsugana collegava la pianura con i passi delle Alpi e attorno a questo itinerario si addensarono poteri e interessi («area di strada»)[14]. Di questa complessiva, crescente rilevanza del territorio bassanese è prova anche l’attribuzione di un mercato nella valle di Santa Felicita presso Romano (d’Ezzelino, oggi), nell’anno 1000, ai conti di Treviso, poi denominati da Collalto, in precedenza (980) beneficiati dagli imperatori di Germania anche con l’assegnazione di montagne e colline (alpes e monticellos) fra il Piave e il Brenta. Questa fiera annuale di largo affare e non di minuto commercio, contigua al Bassanese e all’imbocco da sud del Canale di Brenta, rappresentava un polo di attrazione, calamitando traffici e merci di ampio circuito[15]. Bassano è citata per la prima volta nel 1085, con Margnano e (tra le «ville» che faranno parte del distretto) Cartigliano e Rossano, in occasione della fondazione e dotazione del monastero di Sant’Eufemia di Villanova (oggi Abbazia Pisani, a sud-est di Cittadella) da parte degli ascendenti dei da Romano e dei Camposampiero e di un erede dei Collalto, tre prestigiosi lignaggi che avevano proprietà fondiarie anche nel Bassanese e che donarono al cenobio tra l’altro i castelli di San Martino di Lupari e, più vicino a noi, di Cassola. Col termine «villa» si indicava per lo più un villaggio, un abitato rurale a maglia larga quasi sempre provvisto di un punto di riferimento comunitario[16]. Rinviando per ulteriori notizie sul consolidamento politico e istituzionale di Bassano nel secolo XII allo specifico contributo compreso nel presente volume[17], ci limitiamo qui a ricordare che nel maggio del 1150, un quarto di secolo avanti il termine tradizionalmente conosciuto, è per la prima volta menzionato il castello di Bassano al cui interno, presso la pieve («in castro Bassani, apud plebem»), si pattuisce un livello agrario. Successive attestazioni del 1163 e 1169 confermano che nei decenni centrali del XII secolo la vita civile si albergava (anche) nella struttura che era, come il vicino castello di Romano, una delle sedi di contrattazione del circondario[18]. Nel 1175, poi, gli uomini della federata ma ormai unificata comunità di Bassano e Margnano, «davanti alla porta del castello di Bassano» giuravano fedeltà a Vicenza assumendo l’impegno, fra gli altri, di tutelare e difendere per conto di quel municipio il castello, il borgo e i sobborghi («suburbia sive burgos») e la «villa» di Bassano con la relativa campagna. La dedizione segnala la presenza del borgo e dei borghetti (poi così denominati) a ridosso o nell’orbita del castello. Così, all’improvviso, quando l’aggregazione era ormai quasi compiuta, compaiono il nucleo urbano e le sue articolazioni, che la documentazione di quegli anni designa in vario modo (nel 1190, ad esempio, un documento è ubicato «nel comitato vicentino, nella villa di Bassano, nel borgo»)[19]. Si trattava, secondo le stime che sono state attendibilmente proposte, di una popolazione complessiva di 2500 unità nel 1175 (dislocate in un distretto allora più allargato a est)[20]. Su queste basi si può dunque accostare la lettura del manufatto urbano a partire dal secolo XII: senza cedere a determinismi o pregiudizi del tipo di quelli che giustificano necessariamente l’esistenza di ciascun castello con improbabili convenienze strategiche o con il determinante appostamento nelle vicinanze di strade, porti fluviali, mercati, stazioni di dazio e così andando[21], che pure hanno come si è visto influito sulla “preistoria” di Bassano; e senza sopravvalutare il lontano condizionamento della centuriazione romana. Lo sviluppo della zona e del borgo si giovò di quanto rimaneva di questa grande infrastruttura, comprese la via Postumia e tutta una serie di tracciati. Ma l’insediamento bassanese è tipicamente medievale, proiettato dall’origine anche su percorsi collinari o di riva di fiume e progressivamente fornito di qualche nuova strada che, partendo dalle porte o dalla zona periurbana, tagliava in diagonale (e talvolta scomponeva) il reticolo della centuriazione: come la «calle trevisana» o la «via nova» per Padova, ancora distinguibili, variati i nomi[22].    

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