Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

Il riempimento dello spazio che era stato abbracciato dalla seconda cerchia e che solo per una parte era già occupato dai borghetti non fu mai totale. Le mappe storiche e la stessa realtà urbana, così come si presentava sino a pochi decenni fa, segnalano che vaste aree rimasero a lungo scoperte specialmente a ridosso della cinta, com’è verificabile in altre «quasi-città» del Veneto aggirate da mura nel XIV secolo: Montagnana, Monselice, Soave e Marostica, per esempio. Indizio di un’espansione in corso è quel «borgo nuovo» attestato precocemente nel 1341 e 1367 accanto e a nord della grande torre di piazza Garibaldi e un po’ anche nella zona tra le vie Vendramini e Barbieri, dov’era andato il fossato della prima cerchia. Di analogo significato è il trasferimento, nell’avanzato Trecento, dell’annuale mercato di San Martino dalla zona già periurbana di Campomarzo al (perciò detto) Prato della Fiera nel Margnano, fuori le mura e presso la chiesa di Santa Caterina. La spinta a costruire, pur rallentata da crisi ed epidemie, si giovò dell’abilità delle maestranze locali che continuavano a far pratica in quel cantiere sempre di fatto aperto che era il ponte, periodicamente restaurato o rifabbricato. Prendendo soprattutto dal Margnano e da Angarano, non ci fu mai penuria di materiali di base: i ciottoli di fiume, i laterizi, la sabbia e la calce. La sostituzione con strutture portanti di muro degli edifici prevalentemente composti di legno o ricoperti di paglia si accelerò dal Quattrocento. Negli statuti del XIII e XIV secolo gruppi di norme sono dedicati alla prevenzione degli incendi o al contenimento del danno, anche attraverso il contributo comunale. Per oltre un secolo, del resto, nella memoria amministrativa si conservò il ricordo delle distruzioni nel borghetto interno di “Mazzarolo” (vicino alla porte delle Grazie), dolosamente bruciato nel 1373. Il comune intervenne anche direttamente nella ricompaginazione del complesso urbano. Nel 1350, non si sa da quando, affittava terreno a chi volesse edificare e riservò al proprio demanio, a operazione compiuta, gli slarghi e gli ambiti d’uso civile, le strade e il suolo concesso per i portici. L’iniziativa pubblica è progettualmente riconoscibile nella lottizzazione trecentesca - a prevalente destinazione residenziale e commerciale - dell’appena nominato Campomarzo, documentato dal 1259 e all’epoca esteso dal fiume al settore orientale della via Verci, grosso modo. Quasi interamente posseduto dal comune, scoperto, usato anche come discarica, esso fu integralmente rideterminato innestando sulla perciò rifatta via Bellavitis - già di Campofiore Superiore, accostata al bordo esterno del fossato della prima cerchia urbana - le nuove, rettilinee e parallele vie di Campomarzo e Verci, già di Campofiore[42].

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