Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

Lo slargo davanti alla porta del castello, riferito nel 1175, è il primo spazio comunitario, civile e laico, di cui sappiamo. Ancora aderente alla fortezza ma su uno snodo di accesso per quasi ogni direzione è quella «piazza del borgo», così propriamente intitolata nel 1259, che si ascriveva fra i possessi del Comune nel 1293, cinturata ai lati da due porticali con banchi di vendita. Fu certamente l’occasione sociale e di mercato per l’addensamento del borgo e un po’ la sua matrice nella lunga fase della sua costituzione[35]. Già sullo scadere del XII secolo si distingue quel settore, relativamente eccentrico, nell’intorno dell’odierno piazzotto di Monte Vecchio. Dai molti nomi, che ne segnalano gli impieghi pubblici e nel trapasso dei regimi - «presso il palazzo del signor Alberico da Romano» nel 1233, «presso la casa del Comune dove risiede il signor podestà» nel 1266, «del pozzo» nel 1267 (lì scavato fino alla falda acquifera, per circa 33 metri), «del comune di Bassano» nel 1290 - la piazza è l’orizzonte nel quale si coordinarono gerarchicamente le nuove emergenze urbane. Fu la presenza del potere signorile, anche spazialmente egemone e qui attestato da una “curia” già nel 1191, che convertì questo slargo pianeggiante e prossimo al ponte nel più importante centro economico, amministrativo e giurisdizionale della città, per almeno due secoli. Fin quando non furono eliminati, nel 1259-1260, gli Ezzelini disponevano di due palazzi sul margine settentrionale della piazza - una domus magna e una domus nova - di cui uno almeno confinava direttamente con la stessa nella quale, inoltre, si appostavano altri stabili di pertinenza signorile (il deposito del legname per le macchine di assedio lungo l’attuale via Schiavonetti già di Cornorotto, il forno, un padiglione per la stipula dei contratti) e dove si documenta nel 1247 un sede del Comune, più vicina al comando signorile rispetto a quella nel Castello Superiore. Si imponevano anche nella fascia periurbana dove, per esempio, nel borghetto intorno all’odierna via Marinali possedevano i ricoveri per i torchi di diritto signorile (bannale). Dopo la loro scomparsa, le proprietà di quei signori passarono per confisca al demanio delle Dominanti di turno: Vicenza e quindi Padova e le altre a seguire. I loro immobili, quelli non venduti, non furono distrutti e molti di rilievo pubblico trovarono reimpiego nella concessione, a titolo di possesso, al comune di Bassano che ereditò così e mantenne una serie di prestigiosi poli di incardinamento delle funzioni urbane. Si può evidenziare che nei settori di più delicata tenuta, nella fascia di perimetro del castello o intorno ai palazzi signorili, si disponevano le case e i lotti dei seguaci giuridicamente liberi e degli uomini di masnada dei da Romano. Quasi tende di accampamento militare intorno a quelle dei capi, costituivano una singolare «cintura di fedeltà», anche urbanisticamente significativa. È parimenti (adesso) possibile mostrare i passaggi di trasmissione nel Comune di cospicui edifici ezzeliniani e in particolare di una delle loro residenze - forse la domus magna, la più antica - che nel 1293 (ma già così definito nel 1259) figurava come il palazzo del Comune che, comunicando a sud con la piazza, aveva ai lati, con gli annessi cortili murati, due porticati: uno dei quali, a est, dipinto. Si capisce che uno dei palazzi signorili, poi arrivato al Comune, era almeno a due piani, collegati all’esterno da scale di pietra. Sulla base di alcuni dati, da considerare con ogni precauzione, è possibile che una di queste prestigiose residenze insistesse nell’area oggi occupata dal Monte Vecchio e dagli edifici a fianco. Gli Ezzelini non fondarono Bassano, che molto deve all’energia comunitaria e (non poco) alla capacità di coordinamento insediativo dei suoi primi abitanti, né dipendeva da loro che si trovasse su un confine alquanto mobile e all’incrocio dei conflitti di supremazia fra i poteri territoriali. Eliminando le resistenze, essi ne fecero una base sicura, e “domestica”, della loro tenuta e quindi dell’avventura di conquista della famiglia. Dotarono il luogo, nonché di un’efficiente burocrazia di masnada e non, di spazi e strutture, di arnesi militari e del compimento (quando non dell’avvio) della prima cinta urbana, riscuotendo il dazio di passaggio per le porte e di transito o di approdo lungo il Brenta. La fortuna di Bassano fu perciò irrevocabilmente esaltata dall’iniziativa signorile ed è forse la nostra quella «terra murata» nella quale più marcatamente si esplicò, nel piccolo, la pur controversa attitudine urbanistica dei da Romano[36].

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