[65] SIGNORI, Sulle origini cit., pp. 21-30; SIGNORI, Sulle origini cit., pp. 9-44.  

[66] Bassano, atlante storico cit., p. 54.  

[67]  ACapP, Fondo Villarum. Bassano, atto del notaio Nigro di Giovanni di Tedaldo, 24 marzo 1272, in SIGNORI, Sulle origini cit., p. 11.  

[68] SARTORI, Archivio Sartori cit., p. 180, doc. 1.  

[69] SIGNORI, Sulle origini cit., p. 29, nota 23.  

[70]  F. FIORESE, L’iscrizione di san Francesco, in «Bollettino del Museo Civico di Bassano», n. s. 25 (2004), pp. 61-68 (pp. 61-62).  

[71]  Pare particolarmente interessante, nell’analisi tipologica che segue il fatto, segnalato da Fiorese (vedi supra) che il tabernacolo è definito in dialetto capitello. Per l’analisi tipologica del protiro si veda anche G. ERICANI, La chiesa di San Francesco a Bassano. Il restauro come momento di conoscenza, in La chiesa di San Francesco. Il restauro, a cura di G. Ericani, Bassano del Grappa, Comune, Parrocchia di Santa Maria in Colle, 2007, pp. 9-25, in particolare pp. 9-10  

[72]  Per un quadro dell’architettura di fine Duecento, primi Trecento nel Veneto si veda A. K. PORTER, Lombard architecture, London-New Haven, Yale University Press; London, H. Milford, 1917; P. TOESCA, Il Medioevo, Torino, UTET, 1927; A. VENTURI, Storia dell’arte italiana. III. L’arte romanica, Milano, H. Hoepli, 1904; W. ARSLAN, L’architettura romanica veronese, Verona, Tipografia veronese, II, 1984, pp. 67-76; A. M. ROMANINI, L’arte romanica, in Verona e il suo territorio, II, Verona, Istituto per gli studi storici veronesi, 1964, pp. 585-692; F. GANDOLFO, Il portico romanico: nuove prospettive d’interpretazione, in «Arte Medievale», II (1984), pp. 67-76.  

[73] Per il ruolo di “pantheon” della città assunto dalla Basilica del Santo a Padova si vedano: S. BORTOLAMI, Minoritismo e sviluppo urbano fra Duecento e Trecento: il caso di Padova, in «Le Venezie Francescane», II (1985), 1-2, (Esperienze monastiche nel Veneto nel Due-Trecento), Atti del convegno nazionale di studi francescani [1984], pp. 89-90, 95, nota 91; T. FRANCO “Eligit sepulturam sui corporis apud Ecclesiam Sancti Antonini confessoris Ordinis Fratrum Minorum”. Sepolture al Santo, in Cultura, arte e committenza nella Basilica di sant’Antonio di Padova nel Trecento, Atti del Convegno Internazionale di Studi, Padova 24-26 maggio 2001, a cura di L. Baggio e M. Benetazzo, Padova, Centro studi antoniani, 2003, pp. 277-297.  

[74] A. M. D’ACHILLE, Ciborio, in Enciclopedia dell’arte medievale, IV, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1993, pp. 718-735 (p. 734).  

[75]  Le novità “gotiche” si vogliono collegare in Italia Centrale alla progettazione di Arnolfo di Cambio (cfr. A.M. ROMANINI, Il “dolce stil novo” di Arnolfo di Cambio, in «Palladio», n. s. 15 (1965), pp. 37-68) e legare agli ordini mendicanti e al ruolo della signoria scaligera (ROMANINI, L’arte romanica.cit. p. 692). Sulla diffusione del nuovo stile in Italia Settentrionale per il tramite degli ordini mendicanti non esiste ancora uno studio allargato. Per una prima analisi si veda P. MOSCATO, Caratteri dell’architettura gotica a Treviso, in «Bollettino CISA A. Palladio», V, 1963, pp. 310-317; H. DELLWING, Studien zur Baukunst der Bettelordern im Veneto, Munchen – Berlin, Deutscher Kunstverlag, 1970; H. DELLWING, L’architettura degli ordini mendicanti nel Veneto, in Storia e cultura a Padova nell’età di Sant’Antonio, Padova, Istituto per la storia ecclesiastica padovana, 1985. La puntualizzazione sugli aspetti “architettonici” del linguaggio giottesco si deve a Longhi (cfr. R. LONGHI, Giotto spazioso in «Paragone», 31 (1952), pp. 18-27) e sono stati approfonditi e ampliati da Gioseffi (D. GIOSEFFI, Giotto architetto, Milano, Edizioni di Comunità, 1963).  

[76]  Per la tomba di Cangrande in Santa Maria Antica cfr. LS. MARTINELLI, note sulle stoffe dell’Arca di Cangrande e il Trecento veronese, in Le stoffe di Cangrande, catalogo della mostra, a cura di L. Magagnato, S. Marinelli, Verona, agosto-settembre 1983, Firenze, Alinari, 1983, p. 239-261 (particolarmente pp.244-245); Cangrande della Scala: La morte e il corredo di un principe nel Medioevo europeo, a cura di P. Marini, E. Napione, G.M. Varanini, Venezia, Marsilio, 2004.  

[77] Se ne veda l’immagine in ERICANI, La chiesa di San Francesco cit., figg. 2-3.  

[78] Se ne veda l’immagine in ROMANINI, L’arte romanica cit., p. 690.  

[79]  A. PORTENARI, Della felicità di Padova, Padova, Pietro Paolo Tozzi, 1623; per la figura e l’opera di fra’ Eremitano si veda N. DI LENNA, Fra Giovanni degli Eremitani ingegnere architetto, 1287-1318, in «Padova», 1 (1934), pp. 5-21; A. PROSDOCIMI, Note su fra Giovanni degli Eremitani, in «Bollettino del Museo civico di Padova», 54 (1965), pp. 47  

[80] W.GROSS, Die Abendländische Architektur um 1300, Stuttgart, Kohlhammer, 1948.  

[81]  Mette a confronto la pianta delle due chiese SIMONETTO, La chiesa di cit., p.57; la chiesa di san Francesco a Treviso risulta già eseguita nel 1283: cfr. R. GIBBS, Treviso, in La pittura nel Veneto. Il Trecento, a cura di M. Lucco, Milano, Electa, 1992, pp. 178-246.  

[82]  Per la destinazione dell’edificio si rimanda al testamento del 1336: cfr. I. HUECK, Enrico Scrovegnis Veranderungen der Arenakapelle, in «Mitteilungen des Kunsthistorisches Institutes in Florenz», 17 (1973), p. 277.  

[83] G. B. VERCI, Storia della Marca Trivigiana e Veronese, Venezia, G. Storti, 1786-1791 (rist. anast. Bologna, Forni, 1980); I documenti del Comune di Bassano dal 1259 al 1295, a cura di F. Scarmoncin, Padova, Antenore, 1989, XXXIX-XLII; BRENTARI, Storia di Bassano cit.; V. BORTOLASO, Vicenza dalla morte di Ezzelino alla Signoria scaligera (1259-1311), in «Nuovo Archivio Veneto», 67-68 (1912), pp. 5-394; G. CRACCO, Da comune di famiglie a città satellite, in Storia di Vicenza, II, Vicenza, N. Pozza, 1988, pp. ; BORTOLAMI, La difficile cit., pp. 31-62, particolarmente pp. 52-62.  

[84]  Sul Castellano, vissuto tra il 1270 e post 13 luglio 1333, cfr. L. PAOLETTI, Castellano da Bassano, in DBI, 21, 1978, pp. 639-641; G. Billanovich, Il preumanesimo padovano, in Storia della cultura veneta, 2, Il Trecento, Vicenza, N. Pozza, 1976, pp. 19-110; si veda qui la scheda di Fiorese.  

[85] Fiorese, L’iscrizione cit., pp. 67-68.  

[86]  Sullo sviluppo urbanistico della città, oltre al capitolo specifico in questo volume, cfr. PETOELLO, RIGON, Sviluppo urbanistico cit., pp. 389-432; G. PETOELLO, Architettura e sviluppo urbano a Bassano nel Due e Trecento, in Bassano nei secoli della sua formazione. Città e territorio tra Duecento e Trecento, Bassano del Grappa, Comitato per la storia di Bassano, 1991, pp. 103-112.  

[87] M. SPIGAROLI, Tempio francescano, palazzo pubblico, piazza della città: Piacenza alla fine del XIII secolo, Atti del convegno di Studi I Francescani in Emilia (17-19 febbraio 1983), in «Storia della città», 26/27 (1983), pp. 149-154.  

[88] Pochi gli accenni alla fondazione della chiesa: MANTESE, Bassano nella storia cit., pp. 32-33; Bassano, atlante storico cit., p. 55.  

[89]  Per i quali cfr. F. SBORDONE, Le testimonianze costruttive dell’antica “fabbrica” di San Francesco nel contesto storico-edilizio bassanese: alcune note di analisi materiale, in La chiesa cit., pp. 79-85.  

[90]  Per la possibile identificazione degli autori si rimanda a ERICANI, La chiesa di San Francesco cit., p. 13; le figure ricordate da Verci sono riportate anche da Cavalcaselle (G. B. CAVALCASELLE, J. A. CROWE, Storia della pittura in Italia dal secolo II al secolo XVI, IV, Firenze, Le Monnier, 1900, p. 218).  

[91] Se ne vedano le illustrazioni in Mille anni di storia: Bassano 998 1998, a cura di R. Del Sal e M. Guderzo, Cittadella, Biblos, 1999, pp. 22-23.  

[92]  Per un’analisi delle mensole giottesche e della loro moderna interpretazione da parte di Giotto ad Assisi cfr. L. BELLOSI, La pecora di Giotto, Torino, Einaudi, 1985, pp. 14-17.  

[93]  Per un approfondimento del giottismo nel Veneto si vedano E. SANDBERG VAVALÀ, La pittura veronese del Trecento e del primo Quattrocento, Verona, La Tipografica Veronese, 1926; F. ZERI, Una “Deposizione” di scuola riminese, in «Paragone», 99 (1958), pp. 46-54; F. D’ARCAIS, Affreschi trecenteschi nel Feltrino, in «Arte Veneta», XX (1966), pp. 122-125; F. Bologna, Novità su Giotto. Giotto al tempo della cappella Peruzzi, Torino, Einaudi, 1969, pp. 76-78, nota 3; M. T. CUPPINI, L’arte gotica a Verona nei secoli XIV-XV, in Verona e il suo territorio, Verona, Istituto per gli studi storici veronesi, 1969, pp. 213-366; F. ZULIANI, Per la diffusione del giottismo nelle Venezie e in Friuli: gli affreschi dell’abbazia di Sesto al Reghena, in «Arte Veneta», XXIV (1970), pp. 9-25; N. RASMO, Note sulla pittura grottesca padovana nella regione atesina, in Da Giotto al Mantengna, catalogo della mostra di Padova, a cura di L. Grossato, Milano, Electa, 1974, pp. 63-67; M. LUCCO, “Me pinxit”: schede per un catalogo del Museo Antoniano, in «Il Santo», XVII (1977), pp. 243-281; F. FLORES D’ARCAIS, La presenza di Giotto al Santo, in Le pitture del Santo a Padova, a cura di C. Semenzato, Vicenza, N. Pozza, 1984, pp. 3-13; F. FLORES D’ARCAIS, Maestro del coro dell’Arena, in La pittura in Italia. Il Duecento e il Trecento cit., II, p. 599; M. LUCCO, Vicenza, in La pittura nel Veneto. Il Trecento cit., pp. 272-302; F. FLORES D’ARCAIS, “Maestro del coro Scrovegni”, in La pittura nel Veneto. Il Trecento cit., p. 531; A. M. SPIAZZI, Padova, in La pittura nel Veneto. Il Trecento cit., pp. 88-177 (pp. 103, 172, nota 23); E. COZZI, Verona, in La pittura nel Veneto. Il Trecento cit., pp. 303-382; R. GIBBS, Treviso, in La pittura nel Veneto. Il Trecento cit., pp. 178-246; E. COZZI, Gli affreschi esterni del Battistero del duomo di Padova e le sinopie di Giusto de’Menabuoi, in Attorno a Giusto de’Menabuoi. Aggiornamenti e studi sulla pittura a Padova nel Trecento. Atti della giornata di studio, 18 dicembre 1990, a cura di A. M. Spiazzi, Treviso, Canova, 1994, pp. 105-118, particolarmente pp. 105-110; F. FLORES D’ARCAIS, Precisazioni e proposte per la datazione dell’abside della Cappella degli Scrovegni, in Studi di storia dell’arte in onore di Mina Gregori, a cura di M. Boskovits, Cinisello Balsamo, Silvana, 1994, pp. 13-15; G. ERICANI, Restauri a san Vittore. I modi della conoscenza, in San Vittore. Restauri e studi, a cura di S. Claut, Feltre, Associazione SS. Martiri Vittore e Corona, 1996, pp. 121-138; A. DE MARCHI, Il momento sperimentale. La prima diffusione del giottismo, in Trecento. Pittori gotici a Bolzano, Trento, Terni, 2000, p. 54; G. PINNA, Questioni di metodo: il cosiddetto “Maestro del coro Scrovegni” e la bottega di Giotto a Padova, in Giotto e il suo tempo, catalogo della mostra di Padova a cura di V. Sgarbi e M. Cisotto Nalon, Milano, F. Motta, 2000, pp. 149-167; E. COZZI, Giotto e bottega al Santo: gli affreschi della sala capitolare, dell’andito e delle cappelle radiali, in Cultura, arte cit. pp. 77-91; E. COZZI, Il ciclo giottesco, in L’abbazia di santa Maria di Sesto. L’arte medievale e moderna, a cura di G. C. Menis, E. Cozzi, Pordenone, GEAPrint, 2001, pp. 39-155; COZZI, Il maestro del coro cit. pp. 97-104, alla quale si rimanda per l’esegesi critica del problema e l’analisi bibliografica; per un riferimento alla committenza si veda lo studio, non approfondito, di L. BOURDOUA, Committenza francescana nel Veneto, in La pittura nel Veneto. Il Trecento cit., pp. 463-479, che dedica un paragrafo alla chiesa di San Francesco a Bassano (p. 474).  

[94]  “emulatrix bona maria de bovolinorum helene/ inventrix crucis et clavorum. sanncxit per hanc ipsam/ pietate bassanorum ut orent pro ea cristum dominum nostrum”.  

[95] Per la croce si rimanda all’analisi di Francesca d’Arcais (F. FLORES D’ARCAIS, Guariento, Venezia, Alfieri 1965, p. 55), che la colloca nei primi anni della produzione dell’artista precedente al polittico Czernin ora a Pasadena nel 1344. Una datazione intorno al 1339 è precisata in L. ALBERTON VINCO DA SESSO, Le arti figurative, in Storia di Bassano cit., pp. 469-538 (p. 476). Ancora la D’Arcais (F. FLORES D’ARCAIS, Le arti figurative cit., pp. 113-122, p. 121) la colloca nel quarto decennio del secolo. Per un’anticipazione alla sua prima produzione, «all’interno della quarta decade» cfr. E. AVAGNINA, La croce stazionale di Guariento del Museo di Bassano. Considerazioni a margine del restauro, in Attorno a Giusto cit. pp. 77-82 e SPIAZZI, Padova cit., pp. 112-113 (intorno al 1332 «o subito dopo»). Per una datazione in una data nei primi mesi del 1331 cfr. ERICANI, La chiesa di San Francesco cit., pp. 14-16.  

[96] SIGNORI, Maria Bovolini e il suo cit., pp. 69-74.  

[97]  L’affresco è stato presentato nella mostra Madonne, santi e la cassettina. Opere d’arte restaurate 2005, a cura di G. Ericani, Comune di Bassano del Grappa, Bassano del Grappa 2005, tenutasi nella chiesetta dell’Angelo a Bassano del Grappa nei primi mesi di quell’anno. Se ne veda la descrizione critica nel saggio introduttivo di chi scrive, a p. 7.  

[98] G. ERICANI, Per la conoscenza della pittura del Trecento a Bassano. Gli affreschi interni della chiesa di San Francesco, “Notiziario degli Amici dei Musei e dei monumenti di Bassano del Grappa”, nn. 26-29. Bassano 2003, cit., p. 101.  

[99]  Per la ricostruzione delle presenze post giottesche a Verona si rimanda al già ricordato intervento, COZZI, Verona cit., pp. 307-329.  

[100] Per gli affreschi di Zuliano cfr. LUCCO, Vicenza cit. pp. 272-273, 298, fig. 346.  

[101]  Su sant’Antonio abate, cfr. L. FENELLI, Dall’eremo alla stalla: Storia di sant’Antonio abate e del suo culto,Roma, Bari, GLF editori Laterza, 2011. Per i brani interni cfr. G. ERICANI, Sulla via delle Alpi. Opere d’arte gotica in Museo, Bassano del Grappa, Comune, 2002, con bibliografia anteriore.  

[102] Cfr. G. ERICANI, Il Duomo di Cittadella. Itinerario storico-artistico, Cittadella, Biblos, 1998, pp. 12-13.  

[103]  Per il “Maestro di San Giorgio ed il drago di san Zeno” e il “ Maestro del Giudizio Universale”, cfr Gli Scaligeri cit., pp. 467-468, con bibliografia anteriore.  

[104] Cfr. LUCCO, Vicenza cit., figg. 358-359.  

[105]  A. DANI, Alle origini della chiesa di san Francesco di Bassano: la chiesa di Santa Maria, Vicenza, G. Rumor, 1966. Per la presenza di Guariento a Bassano si veda ora G. ERICANI, Guariento tra Bassano e Padova- Analisi e restauri, in Da Guariento a Giusto de’ Menabuoi. Studi, ricerche e restauri, Atti della Giornata di studi, a cura di V. Fassina, Crocetta del Montello, Soprintendenza per i Beni Storici Artistici e Etnoantropologici per le provincie di Venezia, Belluno, Padova e Treviso, 2012 pp. 180-193.  

[106] G. ERICANI, Problemi di restauro e revisione critica degli affreschi di san Nicolò a Piove di Sacco, in Attorno a Giusto cit. pp. 63-76, in particolare fig. 4. A tale proposta si rimanda per la produzione di Guariento antecedente al Crocefisso bassanese.  

[107]  ERICANI, Per la conoscenza cit., p. 106. Se ne veda l’inserimento cronologico corretto in ERICANI, La chiesa di San Francesco cit., p. 19.  

[108] Cfr. FLORES D’ARCAIS, Guariento cit., pp. 63-64, 81, figg. 26-27.  

[109] CHIUPPANI, Origini delle Chiese cit., c. 76.  

[110] CHIUPPANI, Origini delle Chiese cit., c. 75.  

[111] CHIUPPANI, Origini delle Chiese cit., c. 76.  

[112] Bassano, atlante storico cit., p. 14.  

[113]  Cfr. in Ambienti di dimore medievali a Verona, catalogo della mostra ( Verona, Museo di Castelvecchio luglio-settembre 1987), a cura di F. Doglioni, Venezia, Cleva Editrice, 1987.  

[114] L. ALBERTON VINCO DA SESSO, La scoperta di affreschi del Trecento in un “interno” bassanese, in «Notiziario degli Amici dei musei e dei monumenti di Bassano del Grappa», 26-29 (2003), pp. 110-117.  

[115]  M. GUDERZO in Interni bassanesi cit., pp. 295-296; per la tipologia e i camini di Monselice cfr. M. MUNARINI, La produzione più antica, in La ceramica nel Veneto. La terraferma dal XIII al XVIII secolo, a cura di G. Ericani e P. Marini, Verona, Banca Popolare di Verona, [Milano], Mondadori, 1990, pp. 17-19; G. ERICANI, Appunti di studio sulle opere d’arte del Castello. Ricerca d’ambiente per capolavori sconosciuti, in Monselice, la Rocca, il Castello. Dalla Fondazione “Giorgio Cini” alla Regione del Veneto, a cura di A. Businaro, Venezia, Biblos, Regione del Veneto, p. 195.  

[116] Per la croce cfr. ora G. ERICANI, in Guariento, catalogo della mostra (Padova, Palazzo del Monte di Pietà, 16 aprile-31 luglio 2011), a cura di D. Banzato, F. Flores d’Arcais, A. M. Spiazzi, Venezia, Marsilio, pp. 186-187. E’ interessante notare il particolare apprezzamento di Cavalcaselle per quest’opera, preferita a quella giovanile (CAVALCASELLE, CROWE, Storia della pittura cit., pp. 197-198). 

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