[28] A. PASE, Confini e cartografia: Terraferma veneta e Impero Asburgico nei secoli XVII e XVIII, «In Alto», CXI (1993), IV, v. LXXV 2/3, pp. 123-138 e pp. 243-260.

[29] Struttura di sbarramento lungo una via di comunicazione che serviva da posto di blocco in epoca di contagio.  

[30]  Il Castello del Covolo, detto anche Covolo di Butistone, era una fortificazione composta di due parti: la prima, il Covolo vero e proprio, occupava una grande caverna situata sulla parete verticale che fiancheggia il fondovalle, ad una ventina di metri di altezza. La seconda parte era situata nel fondovalle tra il Brenta e la parete rocciosa: si trattava di un edificio fortificato dove normalmente risiedevano il comandante e la guarnigione. La Strada imperiale che da Bassano portava a Trento passava all’interno del recinto: qui era riscosso il dazio sulle persone e le cose in transito.  

[31]  P. PRETO, Il contrabbando e la frontiera: un progetto di ricerca, in C. OSSOLA, C. RAFFESTIN, M. RICCIARDI, La frontiera da stato a nazione. Il caso Piemonte, Roma, Bulzoni, 1987, pp. 377-401.  

[32]  Dal Memoriale per la costituenda auspicata “Provincia del Grappa”, Verona, F. Apollonio e C., 1937: «Nella Grande Guerra, essa [la città] sopporta il martirio degli incessanti bombardamenti aerei e d’artiglieria ed è colpita da 5000 proiettili vari» (p. 12).

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