[40] Le “canipe” o “caneve” erano «modesti edifici in cui i cittadini depositavano i prodotti agricoli e non agricoli che volevano mettere al sicuro» all’interno del castello: FASOLI, La storia cit., p. 16; vedi anche PETOELLO, RIGON, Sviluppo urbanistico cit., p. 397.  

[41]  «L’inserimento di un orologio nel prospetto meridionale della Loggia, nel 1430, segna uno stacco col passato. Il tempo della città, scandito da un congegno, si differenziò anche in questo dal tempo della campagna, misurato ad occhio o con le meridiane. La “ragione meccanica” s’integrò all’abitato e gli impose un ritmo originale», PETOELLO, RIGON, Sviluppo urbanistico cit., p. 415.  

[42] «Le superfici dipinte richiedevano una chiave di interpretazione che finiva per individuare ciascuna struttura. L’andare per le vie diventava un’operazione culturale, l’assetto urbano faceva tutt’uno con la carica dei simboli che si scoprivano sui muri», PETOELLO, RIGON, Sviluppo urbanistico cit., p. 418.  

[43] «Nel Cinquecento, il criterio di impianto e utilizzazione delle ville […] traduce, se vogliamo, un disegno ben preciso di urbanizzazione del territorio»: ville-fattoria, «splendide residenze estive del patriziato vicentino o veneziano e, insieme, centri di produzione agricola», «così la cultura dei nobili proprietari si prolungava nella campagna, punteggiandola di modi architettonici e di interessi allo sfruttamento della terra maturati in città», PETOELLO, RIGON, Sviluppo urbanistico cit., p. 422. 

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