[1] Anche se nel più recente contributo di storia di Treviso altomedioevale non se ne fa cenno (S. GASPARRI, Dall’età longobarda al secolo X, in Storia di Treviso, II, II medioevo, a cura di D. Rando, G. M. Varanini, Venezia, Marsilio, 1991, pp. 27-34). 
[2] S. BORTOLAMI, Le medioevali ‘pietre’ asolane e la rinascita della piccola città addormentata, in Città murate nel Veneto, a cura di S. Bortolami, Cinisello Balsamo, Amilcare Pizzi, 1988, pp. 51-52.  
[3] I diplomi di Berengario I, a cura di L. Schiaparelli, Roma, Forzani e C., 1903, doc. 101, p. 265.  
[4]  G. TABACCO, Egemonie sociali e strutture di potere nel medioevo italiano, Torino, Einaudi, 19792, pp. 192-194, anche per l’espressione citata.  
[5] A. CASTAGNETTI, Dalla caduta dell’impero romano d’Occidente all’impero romano-germanico (476-1024), in Il Veneto nel medioevo. Dalla ‘Venetia’ alla Marca Veronese, a cura di A. Castagnetti, G. M. Varanini, Verona, Banca popolare di Verona, 1989, pp. 26, 58-59.  
[6] Tutta la questione è attentamente esaminata in G. BISCARO, I falsi documenti del vescovo di Ceneda Francesco Ramponi, “Bollettino dell’Istituto storico italiano per il Medio Evo e archivio muratoriano”, XLIII (1925), pp. 104-126, cui si deve l’identificazione di Margnano. L’atto imperiale del 1031 (con allusione a precedente di Enrico II) è edito in Corradi II Diplomata, MGH, Diplomata regum et imperatorum Germaniae, Berolini 1957, 168 p. 223. Il sostanzioso dossier dell’Archivio segreto vaticano conosciuto come Allegatio cui fa riferimento il Biscaro è stato nel frattempo pubblicato in N. FALDON, L’allegatio dei conti da Camino contro il vescovo di Ceneda Francesco Ramponi. La relativa Tabula e il così detto Regesto, in Il dominio dei Caminesi tra Piave e Livenza, Vittorio Veneto, TIPSE, 1988, pp. 147-250 (in part. alle pp. 181-182, 204-206).  
[7] Frederici I Diplomata inde ab a. MCLVIII usque ad annum MCLXVII, in MGH, Diplomata regum et imperatorum Germaniae, Hannover, Hahn, 1979, n. 337 p. 171. L’attenzione a Margnano è ripresa, in questo volume, dal saggio di Giamberto Petoello.  
[8] Per il rinvio alle fonti, cfr. in questo volume i saggi di Maria clara Rossi e di Giamberto Petoello.  
[9] L’eccezionalità della presenza pubblica è rilevata anche da GASPARRI, Dall’età longobarda cit., p. 39 nota 86.  
[10] G. BERTI, Storia di Bassano, Padova, Il poligrafo, 1993, p. 10.  
[11]  G. B. VERCI, Storia degli Eccelini, Bassano, nella stamperia Remondini, 1779, III (= Codice diplomatico ecceliniano), doc. XI, p. 22; Regesto mantovano, a cura di P. Torelli, I, Roma, E. Loescher, W. Regenberg, 1914, docc. 267, p. 181, 300, p. 206.  
[12] Ma cfr. ora qualche sfumatura di correzione, rispetto a questa opinione corrente e sostanzialmente tuttora valida, nel presente volume.  
[13]  Sul quale si veda ora il volume, più utile tuttavia per le età successive, di F. SIGNORI, Campese e il monastero di Santa Croce, Bassano del Grappa, Comunità parrocchiale di Campese, 1984, e le precisazioni di S. BORTOLAMI, Famiglia e parentela nei secoli XII-XIII: due esempi di ‘memoria lunga’ dal Veneto, in Viridarium floridum. Studi di storia veneta offerti dagli allievi a Paolo Sambin, a cura di M. C. Billanovich, G. Cracco, A. Rigon, Padova, Antenore, 1984, pp. 140-155.  
[14] S. BORTOLAMI, L’altipiano di Asiago nei secoli XI-XIII: ambiente, popolamento, poteri, in Storia dell’Altipiano dei Sette Comuni, I, Territorio e istituzioni, a cura di A. Stella, Vicenza, N. Pozza, 1994, p. 219.  
[15] La convinzione, più che verisimile, si trova già nei cronisti duecenteschi: cfr. ROLANDINI PATAVINI Cronica in factis et circa facta Marchie Trivixane, a cura di A. Bonardi, RIS2, VIII/1, Città di Castello, Lapi, 1905-1908, p. 20.  
[16]  S. BORTOLAMI, ‘Honor civitatis’. Società comunale ed esperienze di governo signorile nella Padova ezzeliniana, in Nuovi studi ezzeliniani, I, a cura di G. Cracco, Roma, Istituto storico italiano per il Medioevo, 1992, p. 170.  
[17] BORTOLAMI, ‘Honor civitatis’ cit., p. 167.  
[18]  Sebbene largamente congetturale, l’idea di recente avanzata da C.F. POLIZZI, Ezzelino da Romano. Signoria territoriale e comune cittadino, Romano d’Ezzelino, Comune, 1989, pp. 3-10, di una discendenza dei da Romano da una famiglia di conti Pusteresi detentori dell’avvocazia della chiesa di Frisinga mi sembra interessante e in linea di massima condivisibile.  
[19] F. SCARMONCIN, Comune e debito pubblico a Bassano nell’età ezzeliniana, Bassano del Grappa, Comune, 1986, p. 11, nota 2.  
[20]  A. CASTAGNETTI, I da Romano e la loro ascesa politica (1074-1207), in Nuovi studi ezzeliani cit., I, pp. 25-37 (citazione a p. 35).  
[21] Per quanto sopra cfr. VERCI, Codice diplomatico cit., docc. VII, p. 14, XII, p. 24, XV, p. 26, XIX, p. 31.  
[22] VERCI, Codice diplomatico cit., doc. XC, pp. 172-173.  
[23] Gli atti del comune di Milano fino all’anno MCCXVI, a cura di C. Manaresi, Milano, Capriolo & Massimino, 1919, p. 155.  
[24]  CASTAGNETTI, I da Romano e la loro ascesa cit., p. 34. Sembrano discutibili anche talune ulteriori semplificazioni tese a far tornare i medesimi conti. Un esempio. Nel testo della pace di Fontaniva siglato tra Vicentini e Padovani nel 1147 i due da Romano compaiono indubbiamente fra gli astanti meritevoli d’essere qualificati come trevigiani («aderant et hii Tarvisiani»), nello stesso modo in cui Gabriele da Camino è detto «de Cenethese» e altri personaggi portano anch’essi un determinativo topografico che li individua (Nordillo da Lonigo, Gerardo da San Pietro in Gù). Ma da qui a dire che essi giurano «per Treviso, dove comune e consoli non esistevano» (CASTAGNETTI, I da Romano e la loro ascesa cit., p. 22) ce ne corre. Per quanto attentamente lo si rilegga (Codice diplomatico padovano dall’anno 1101 alla pace di Costanza, a cura di A. Gloria, Venezia, a spese della Società, 1881, II/2, doc. 1541, p. 513), il testo della pace di Fontaniva dice con inequivocabile chiarezza che i da Romano giurano in esclusiva rappresentanza di se stessi: come comprensibile, del resto, in un contesto di guerre e di alleanze in cui le dinastie “zonali” più forti e le stesse chiese con i loro clienti sono per il momento ancora capaci di autonome, mutevoli iniziative politiche accanto e contro le giovani istituzioni comunali cittadine.  
[25] G. GUALDO, Contributo per un codice diplomatico vicentino, tesi di laurea, Università degli Studi di Padova, a.a. 1954, doc. 2, p. 6.  
[26] VERCI, Codice diplomatico cit., doc. XXXIV, p. 48.  
[27]  G. MANTESE, Memorie storiche della chiesa vicentina, I, Dalle origini al Mille, Vicenza, Scuola tipografica Istituto S. Gaetano, 1952, pp. 190, 262.  
[28] G. FASOLI, Dalla preistoria al dominio veneto, in Storia di Bassano, Bassano del Grappa, Comitato per la Storia di Bassano, 1980, pp. 15, 19. 

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