[120] Sul tema un quadro generale in G. CHERUBINI, L’Italia rurale del basso Medioevo, Roma-Bari, Laterza, 1996, pp. 75-93, per l’area lombarda G. CHITTOLINI, Alle origini delle “grandi aziende” della bassa Lombardia. L’agricoltura dell’irriguo fra XV e XVI secolo, «Quaderni Storici», 39 (1978), pp. 828-844, per il Piemonte G. GULLINO, L’azienda contadina nel Piemonte sud-occidentale nel tardo Medioevo, in Aziende agrarie nel Medioevo (secoli IX-XV), a cura di R. Comba e F. Panero, «Bollettino della Società per gli Studi storici, archeologici ed artististici della provincia di Cuneo», 123-II (2000), pp. 289-306 e per la Toscana si veda fra gli altri il caso senese studiato da G. PICCINNI, Il contratto di mezzadria nella Toscana medievale, III, Il contado di Siena 1349-1518, Firenze, Olschki, 1992.  

[121]  A. CORTONESI, Espansione dei coltivi e proprietà fondiaria nel tardo Medioevo. L’Italia del centro-nord, in Il mercato della terra. Secoli XIII-XVIII, a cura di S. Cavaciocchi, Le Monnier, Firenze 2004, pp. 57-97 e G. PINTO, Note sull’indebitamento contadino e lo sviluppo della proprietà fondiaria nella Toscana tardomedievale, «Ricerche Storiche», X (1980), pp. 3-20.  

[122] G. PICCINNI, La proprietà della terra, i percettori dei prodotti e della rendita, in Storia dell’agricoltura italiana, II, Il Medioevo e L’Età moderna, a cura di G. Pinto, C. Poni e U. Tucci, Firenze, Polistampa, pp. 145-168.  

[123]  Nel 1461 gli Ussino affittarono, ad esempio, una proprietà di 50 campi (ASB, Notai di Bassano, b. 8b, reg. 1, cc. 65r-66r [31 ottobre 1461]), 85 erano quelli concessi dai Maggio nel 1474 (ASB, Notai di Bassano, b. 10, reg. 3, cc. 65r-68r [24 novembre 1474]) e oltre 100 ne assegnavano i Fontegari a fine secolo (ASB, Notai di Bassano, reg. 11, cc. 52v-54r [2 novembre 1493]).  

[124] È il caso di un vasto appezzamento prativo di 66 campi detenuto ancora negli anni ‘60 dai Compostella ed i De Dedis (ASB, Notai di Bassano, b. 10, allegati, c. 20 [22 gennaio 1466]).  

[125] VARANINI, Le due redazioni cit..  

[126]  G. M. VARANINI, Proprietà fondiaria e agricoltura, in Storia di Venezia. Dalle origini alla caduta della Serenissima, V, Il Rinascimento. Società ed economia, a cura di A. Tenenti e U. Tucci, Roma, Istituto della enciclopedia italiana, 1996, pp. 807-879, p. 853. Sulla proprietà veneziana in Terraferma si veda anche G. GULLINO, Quando il mercante si costruì la villa: le proprietà dei veneziani nella Terraferma, in Storia di Venezia, VI, Dal Rinascimento al Barocco, a cura di G. Cozzi e P. Prodi, Roma, Istituto della enciclopedia italiana, 1994, pp. 875-924.  

[127]  Si vedano ad esempio i casi di acquisizione e riconcessione in affitto, sulla base di precisi patti agrari migliorativi, portati avanti da Girolamo Morosini a Cartigliano in ASB, Notai di Bassano, b. 8a, reg. 6, cc. 73r-75r (19 dicembre 1453) e reg. 7, cc. 3r-4r (1 gennaio 1454), in questo secondo caso per un appezzamento di ben 100 campi (oltre 41 ettari) assegnato ad una importante famiglia rurale, i Rebellato.  

[128]  Già nei due secoli precedenti la produzione del vino da esportare in area regionale aveva concentrato l’attenzione e gli sforzi tanto dei legislatori quanto dei produttori bassanesi, si veda E. ORLANDO, Coltura vitivinicola, consumo e commercio del vino: il contributo degli statuti comunali veneti, in La vite e il vino. Storia e diritto (secoli XI-XIX), a cura di M. Da Passano, A. Mattone, F. Mele, P. F. Simbula, I, Roma, Carocci, 2000, pp. 71-107, per Bassano pp. 100-102.  

[129]  Una tendenza evidenziata dalla documentazione di carattere notarile e dall’azione del governo locale, fonti che sembrano negare l’impressione ricavata, sulla base della documentazione legislativa precedente, da G. M. VARANINI, Le strade del vino. Note sul commercio vinicolo nel tardo Medioevo (con particolare riferimento all’Italia settentrionale), in La civiltà del vino. Fonti, temi e produzioni vitivinicole dal Medioevo al Novecento, a cura di G. Archetti, Brescia, Centro Culturale Artistico di Franciacorta e del Sebino, 2003, pp. 635-663 (anche in edizione digitale in <http://centri.univr.it/rm/biblioteca/scaffale/volumi.htm#Gabriele%20Archetti>) e G. M. VARANINI, Aspetti della produzione e del commercio del vino nel Veneto alla fine del Medioevo, in Il vino nell’economia e nella società italiana Medioevale e Moderna, Firenze, Accademia dei Georgofili, 1988, pp. 61-89.  

[130] La storia della viticoltura e del vino è stata oggetto di numerosi studi negli ultimi decenni, che hanno portato a delineare un quadro abbastanza preciso per l’Italia e l’Europa medievali, per brevità si rimanda ai più recenti Dalla vite al vino. Fonti e problemi delle vitivinocoltura italiana medievale, a cura di J.-L. Gaulin e A. J. Grieco, Bologna, Clueb, 1994 e G. ARCHETTI, Tempus vindemie. Per la storia delle vigne e del vino nell’Europa medievale, Brescia, Fondazione civiltà bresciana, 1998 ed alla bibliografia ivi contenuta.  

[131] La coltivazione della vite nelle piantate è tipica dell’Italia settentrionale ed a questa data già diffusa in tutto il territorio; nonostante alcune incompatibilità a livello agronomico, essa si rivelava la più vantaggiosa, consentendo ai coltivatori di ottenere non solo il frutto, ma anche legname e fogliame da utilizzare per l’alimentazione del bestiame o per altri usi agricoli, mentre al contempo fra i larghi filari era possibile portare avanti la coltivazione dei cereali; F. CAZZOLA, Disboscamento e riforestazione “ordinata” nella pianura del Po: la piantata di alberi nell’economia agraria padana. Secoli XV-XIX, «Storia Urbana», 20 (1996), pp. 35-64 e F. FINOTTO, “Vaghi ordini di alberi dalle viti accompagnati”: la piantata padana, «Quaderni della Ri-Vista. Ricerche per la progettazione del paesaggio», 4 (2007), pp. 173-191.  

[132] VENTURA, Nobiltà e popolo cit., pp. 380-381 e 385.  

[133] L. BULIAN, Asolo. Paesaggio, proprietà e credito nel territorio asolano del XVI secolo, Treviso, Canova, 1999, pp. 74-75.  

[134] ASB, Notai di Bassano, b. 8a, reg. 7, cc. 16v-17v (19 febbraio 1455).  

[135]  Alcuni esempi in ASB, Notai di Bassano, b. 8a, reg. 1, cc. 3r-4v (29 dicembre 1438), reg. 6, c. 33r-v (2 giugno 1453), b. 8b, reg. 3, cc. 17v-19r (1 aprile 1465), b. 11b, reg. 3, cc. 54v-56r (7 dicembre 1474).  

[136] ACB, 12. Statuti e privilegi, vol. 6, cc. 54r-56v (6 giugno 1406).  

[137] ACB, 12. Statuti e privilegi, vol. 6, cc. 54r-56v (6 giugno 1406).  

[138]  Queste ultime sono contenute e descritte in ACB, 12. Statuti e privilegi, vol. 4, cc. 24r-25v, 58v, 77r-v e vol. 5, cc. 9r-19r. Una significativa eccezione è costituita però dal periodo di vendemmia, che gli Statuti stabilivano durante il mese di ottobre e che invece nella prassi ad inizio Cinquecento era già stato anticipato di un mese; l’intento era commerciale ed il rettore veneziano ne prese atto nel 1512 anticipando la fiera della vendemmia in un periodo compreso fra l’8 settembre e l’8 ottobre (ACB, 12. Statuti e privilegi, vol. 7, cc. 59v-60r [17 settembre 1512]).  

[139] ASV, Senato misti, reg. 54, c. 51v (2 settembre 1422) e ACB, 12. Statuti e privilegi, vol. 6, c. 3r (26 gennaio 1431).  

[140] ACB, 12. Statuti e privilegi, vol. 6, c. 22r (18 marzo 1457).  

[141]  ACB, 12. Statuti e privilegi, vol. 4, cc. 24r-25v e alcuni esempi d’appalto in ACB, 4. Atti del Consiglio, vol. 2, s.d. (10 agosto 1437); ACB, 4. Atti del Consiglio, vol. 3, s.d. (25 luglio 1449) e vol. 4, s.d. (11 luglio 1479).  

[142] ACB, 4. Atti del Consiglio, vol. 2, s.d. (7 gennaio 1425 e 15 luglio 1425 e 16 dicembre 1431).  

[143] ACB, 4. Atti del Consiglio, vol. 2, s.d. (2 giugno 1443).  

[144]  ACB, 4. Atti del Consiglio, vol. 5, s.d. (12 dicembre 1484) e vol. 6, s.d. (10 giugno 1493). Sulla presenza di vino bassanese sulla piazza realtina si veda anche B. CECCHETTI, Il vitto dei veneziani nel sec. XIV, «Archivio Veneto», XVI (1886), pp. 279-309 a p. 293.  

[145]  B. ANDREOLLI, Produzione e commercio del vino trentino tra Medioevo ed Età Moderna, in Il vino nell’economia cit., pp. 91-107, in particolare alle pp. 101-107 e G. M. VARANINI, Vino e vite fra la Germania, il Veneto e il Garda. Qualche appunto dalle fonti medievali e rinascimentali, in Storie di vino fra la Germania e il Garda, a cura di L. Bonuzzi, Verona, Consorzio di Bardolino, 1997, pp. 25-38.  

[146]  VARANINI, Aspetti della produzione cit., p. 87. All’inizio degli anni ‘80, ad esempio, operava il mercante bergamasco Antonio di Giovanni detto Galie (ASB, Notai di Bassano, b. 12, reg. 5, cc. 226v-227r [17 settembre 1481], b. 13b, reg. 3, c. 22v [2 aprile 1482] e b. 10, reg. 5, c. 33v [27 aprile 1484]) mentre nel 1502 si stabilì a Bassano il mercante ser Bonetto de Tarchio (ACB, 4. Atti del Consiglio, vol. 8, s.d. [11 ottobre 1502]).  

[147] VARANINI, Le strade del vino cit., pp. 638-639 e F. IRSIGLER, Weinstädte an der Mosel in Mittelalter, in Weinbau zwischen Maas und Rhein in der Antike und im Mittelaltern, a cura di M. Matheus, L. Clemes e B. Flug, Trier-Mainz, Kliomedia, 1996. 

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