[1] Su Francesco Negri la bibliografia non è particolarmente ricca, nonostante che il personaggio ritorni immancabilmente nella vastissima bibliografia sulla Riforma in Italia. Per una esauriente rassegna bibliografica, aggiornata al 2006, nonché sulla sua produzione edita e inedita e sull’epistolario, cfr. L. RAGAZZINI, Francesco Negri, in J. BIDLE et alii, Bibliotheca dissidentium: répertoire des non-conformistes religieux des seizième et dix-septième siècles, 25, Baden-Baden & Bouxwiller, V. Koerner, 2006, pp. 69-144.

[2] Cfr. S. CAPONETTO, La riforma protestante nell’Italia del Cinquecento, Torino, Claudiana, 1997, p. 48; sui caratteri peculiari dell’anabattismo veneto si veda infra quanto rappresentato dalla figura di Alessandro Gecchele.

[3]  Sul priorato di Santa Croce di Campese, nonché sui cassinesi qui menzionati, mi limito a rimandare a M. ZAGGIA, Tra Mantova e la Sicilia nel Cinquecento, Firenze, Olschki, 2003, 3 voll., ad vocem; segnatamente per le traversie di quei monaci e la “relegazione” a Campese, si veda il cap. III della Parte terza, Giorgio Siculo dalla Sicilia a Polirone. L’uscita dalla congregazione, la condanna per eresia, il suo séguito, pp. 753-782. Impossibile una sia pur sintetica rassegna bibliografica sul Beneficio di Cristo; si veda l’edizione critica BENEDETTO DA MANTOVA, Il beneficio di Cristo con le versioni del secolo XVI, a cura di S. Caponetto, Firenze-Chicago, Sansoni-The Newberry, 1972; sul Fontanini si veda di S. CAPONETTO, la voce Benedetto da Mantova, nel DBI, 8, 1966, pp. 437-441.

[4] Cfr. F. CHABOD, Per la storia religiosa dello Stato di Milano durante il dominio di Carlo V. Note e documenti, Bologna 1938, p. 143; per l’opera del Negri, vedi infra nota 18; su Domenico Cabianca cfr. la voce di D. CACCAMO, in DBI, 15, 1972, pp. 689-690.

[5] Cfr. G. PAOLIN, Dell’ultimo tentativo compiuto in Friuli di formare una comunità anabattista. Note e documenti, «Nuova Rivista Storica», LXII (1978), 1-2, pp. 3-28; alla nota 1, p. 3, Paolin discute sul cognome, ora Iechil, ora Iechele o Gecheli, e sull’errata lettura di Fechil, forme derivanti dalle diverse fonti archivistiche; ho uniformato le varie dizioni in quella di Gecchele, cognome ricorrente nel Veneto.

[6]  Questi i rientri nel Dominio veneto dopo il 1525 finora ricordati dai biografi e documentati nell’epistolario del Negri; ora sappiamo anche di un ritorno nel 1529, come ci attesta un atto notarile stipulato a Bassano in casa di Iacopo Testa dal notaio Gervaso Montino in data 15 febbraio 1529; si tratta di un atto di vendita del «reverendus dominus presbyter Franciscus Niger q. ser Christophori civis Bassani» di un possedimento posto nella villa di Solagna al cittadino bassanese Girolamo Novello figlio di Paolo; cfr. ASB, Notai di Bassano, notaio Gervaso Montino, b. 58/11. Ritornerò in altra sede su questo interessante documento, segnalatomi da Giamberto Petoello.

[7] Per la lettera di Negri v. infra la nota 47.

[8]  Sui nuovi ordini e congregazioni a Bassano si veda C. PIN, La religiosità in età moderna, in Mille anni di storia: Bassano 998-1998, a cura di R. Del Sal, M. Guderzo, Cittadella, Biblos, 1999, pp. 87-88.

[9]  Cfr. G. FASOLI, G. MANTESE, La vita religiosa dalle origini al XX secolo, in Storia di Bassano, Bassano del Grappa, Comitato per la storia di Bassano, 1980, p. 450; inoltre G. MANTESE, Bassano nella storia. La religiosità, Bassano del Grappa, Parrocchia di S. Maria in Colle, 1980, con un cenno, a p. 110, ancora sugli eremitani di Santa Caterina.

[10]  Sarebbe invece auspicabile una ricerca, non possibile in questa sede, sulla fortuna lungo i secoli seguenti di questi dissidenti nell’ambito culturale bassanese.

[11] La citazione da La secchia rapita, 8, 24, è in F. SIGNORI, Campese e il Folengo, Bassano del Grappa, Comunità parrocchiale di Campese, p. 105.  

[12]  Cfr. SIGNORI, Campese e il Folengo cit., p. 57, che parla di «appena un anno», premettendo, tuttavia, che su questo esilio i documenti mantengono «il più assoluto silenzio»; si veda pure ZAGGIA, Tra Mantova cit., pp. 866-867, che riduce ulteriormente i tempi di quel soggiorno.  

[13] Cfr. la lettera di don Germano, monaco di Santa Giustina di Padova, al card. di Pisa, Padova 4 dicembre 1573, Archivio della Congregazione della Dottrina della Fede, Archivio Congregazione dell’Indice, Protocolli, Serie II, vol. 3, Prot. C, ff. 358r-v. Riassume e discute con equilibrio il dibattuto tema dell’ortodossia di Teofilo Folengo, ZAGGIA, Tra Mantova cit., III, pp. 811-839; va sempre tenuto presente l’importante saggio di M. CHIESA, 1526: il Folengo e le sue “scorte”, in M. CHIESA, Teofilo Folengo tra la cella e la piazza, Alessandria, Ediz. dell’Orso, 1988, pp. 52-112, con ampia bibliografia; sulle iscrizioni della tomba di Folengo, si veda A. CHEMIN, Campese. Storia del territorio, Verona, Grafiche SIZ, 1995, pp. 63-69.  

[14] Su tutto il caso basti il rimando ad A. PROSPERI, L’eresia del Libro Grande. Storia di Giorgio Siculo e della sua setta, Milano, Feltrinelli, 2000.  

[15]  Cfr. PIN, La religiosità in età moderna, cit., p. 78; ZAGGIA, Tra Mantova cit., III, p. 775 e nota 70.  

[16]  Tra gli altri monaci ospiti di Campese non andrebbe dimenticato almeno Antonio da Bozzolo: era stato a Campese, in qualità di priore, ma non per motivi disciplinari; tuttavia per gli stretti rapporti con Giorgio Siculo e con Luciano degli Ottoni, nel 1567 verrà incarcerato, sottoposto all’Inquisizione e costretto all’abiura, ottenendo la scarcerazione solo nel 1573, dopo la morte del papa-inquisitore Pio V, cfr. PROSPERI, L’eresia del Libro Grande cit., l’intero cap. 13, La scoperta della setta, pp. 255-296; G. FRAGNITO, Ercole Gonzaga, Reginald Pole e il monastero di San Benedetto Polirone. Nuovi documenti su Luciano degli Ottoni e Benedetto Fontanini, «Benedictina», XXXIV (1987), pp. 253-271; inoltre, ZAGGIA, Tra Mantova cit., II, pp. 635-636; Zaggia ritiene di escludere da un soggiorno a Campese don Dionisio Faucher, ZAGGIA, Tra Mantova cit., III, p. 868, nota 28.  

[17]  In verità, sembrerebbe che una certa «Maddalena of Bassano» (così R.A. PIERCE, Pier Paolo Vergerio the propagandist, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 2003, p. 122 e ad indicem), fosse in possesso del Beneficio, che intorno al 1556 aveva fatto acquistare da un ambulante di nome Andrea «da un libraro» a Vicenza; libro che anche il merciaio aveva letto con gusto («e mi piaceva molto»); ma questa Maddalena non è di Bassano e abita in «una villa che si chiama Sarceo», cioè Sarcedo tra Breganze e Thiene, in territorio vicentino. Su questa Maddalena e sul merciaio Andrea, si veda ASV, Sant’Ufficio, b. 24, fasc. 11; un cenno a un imprecisato bassanese in possesso del Beneficio in P.F. SCREMIN, Francesco Negri Bassanese da Bassano a San Benedetto Polirone a Santa Giustina (1500-1525), tesi di laurea, Università di Padova, a. a. 1976-1977, p. 209..  

[18] Sulle edizioni di questi lavori di Negri e sulla relativa bibliografia, si veda ora RAGAZZINI, Francesco Negri cit., passim.  

[19]  Sul ricorso alla rappresentazione allegorica e alla tecnica dell’ars memoriae nella Tragedia, si veda L. RAGAZZINI, La cultura della memoria nelle polemiche confessionali del Cinquecento italiano: la «Tragedia del libero arbitrio di Francesco Negri», «Dimensioni e problemi della ricerca storica», I (2000), pp. 101-132.  

[20]  Cit. in M. FIRPO, Riforma protestante ed eresie nell’Italia del Cinquecento. Un profilo storico, Roma-Bari, Laterza, 1993, p. 134.    

[21] Cfr. M. FIRPO, Vittore Soranzo vescovo ed eretico, Roma-Bari, Laterza, 2006, p. 373.  

[22]  Su Domenico Cabianca si veda, con versione naturalmente meno apologetica del Negri, la voce di D. CACCAMO, in DBI, 15, 1972, pp. 689-690.  

[23] Cfr. PAOLIN, Dell’ultimo tentativo cit., Appendice, lettera del 4 settembre 1560 (1564?), pp. 20-22.  

[24]  A. STELLA, Anabattismo e antitrinitarismo in Italia nel XVI secolo. Nuove ricerche storiche, Padova, Liviana, 1969, p. 187; su Marcantonio Prata o del Bon, si veda C. GINZBURG, I costituti di don Pietro Manelfi, Firenze-Chicago, Sansoni-The Newberry Library, 1970, pp. 35-36, nota 19.  

[25] Sulle mura di Bassano, da tempo in cattivo stato e con larghe brecce, sono frequenti le denunce del rettore veneziano, cfr., per es., ASV, Senato, Dispacci, Rettori, Treviso e Trevisan, filza 8 (1610), dispaccio del 15 dicembre di Marcantonio Michiel.  

[26] Su Nicolò Pisani e Benedetto Del Borgo (o Benedetto d’Asolo), cfr. F. AMBROSINI, Storie di patrizi e di eresia nella Venezia del ’500, Milano, F. Angeli, p. 26.  

[27]  Su questo «caso parossistico di crisi religiosa» (così FIRPO, Riforma protestante cit., p. 126), la bibliografia è ampia; qui basti ricordare In Francisci Spierae causum, P. P. Vergerii episcopi iustinopolitani, Apologia, ex italico sermone in latinum conversa, Francisco Nigro Bassianate interprete, uscita a Basilea con data 1550; sull’eresia a Cittadella si veda G. DE LEVA, Degli eretici di Cittadella, «Atti dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti», II, ser. IV (1873), pp. 679-772; E. ZILLE, Gli eretici a Cittadella nel Cinquecento, Cittadella, Rebellato, 1971.  

[28]28 Cfr. STELLA, Anabattismo cit., pp. 45-46, e nota 45.  

[29]  Sul caso di Camazzole si veda STELLA, Anabattismo cit., p. 45; su Pietro Manelfi, GINZBURG, I costituti di don Pietro Manelfi cit.  

[30]
  Sul caso cfr. S. SEIDEL MENCHI, Erasmo in Italia, 1520-1580, Torino, Bollati Boringhieri, 1987 p. 146 e nota; si veda pure ASV, Sant’Ufficio, b. 10, Contra Zuan Iacomo de Rana, Contra Francesco Machalupho; il libro incriminato è Modo che si deve tenere nell’insegnare e predicare il principio della religione christiana, stampato a Roma nel 1545.  

[31] ASV, Sant’Ufficio, b. 48, fasc. «d. Lorenzo Busnardo».  

[32]  Cfr. C. PIN, Per la storia della vita religiosa a Bassano: reazioni nel Bassanese all’interdetto di Paolo V contro la Repubblica di Venezia, in Giornata di studi di storia bassanese in memoria di Gina Fasoli. Atti del convegno (Bassano, Museo civico, 23 ottobre 1993), a cura di R. Del Sal, Bassano del Grappa, Museo Biblioteca Archivio, 1995 («Bollettino del Museo civico di Bassano», n. s. 13-15 (1992-1994), pp. 129-157.  

[33] Cfr. Storia di Bassano cit., p. 436.  

[34] Cfr. AMBROSINI, Storie di patrizi cit., p. 30.  

[35] Sul caso si veda infra la nota 52.  

[36]  ASV, Sant’Ufficio, b. 69, fasc. «Michieli, Billa, Gabriele»; l’inchiesta è condotta a Vicenza, ma l’unica testimone, tal Fiore di Bassano, abita a Venezia e in quel Sant’Ufficio viene interrogata.  

[37]  Cfr. MANTESE, Bassano nella storia cit., p. 108, nota; G. MANTESE, Rosà: note per una storia civica e religiosa della comunità nel contesto del territorio bassanese, Rosà, Opere assistenziali, 1977, pp. 104-105.  

[38]  Sul caso cfr. F. GAETA, Un nunzio pontificio a Venezia nel Cinquecento (Girolamo Leandro), Venezia-Roma, Istituto per la collaborazione culturale, Fondazione Giorgio Cini, 1960, p. 146; per le citazioni si veda Nunziature di Venezia, I (12 marzo 1533-14 agosto 1535), a cura di F. Gaeta, Roma, Istituto storico italiano per l’età moderna e contemporanea, 1958, pp. 327 sgg.  

[39] Merita ricordare quanto Lorenzo Marucini scriveva dei bassanesi con convinta magniloquenza: «Et certo, sia detto a gloria di Dio, nelli tempi travagliosi, che hora si ritrova il Mondo essere dal diavolo oppresso, et inganato, certo è da ammirar la bontà delle genti vostre, et la catholica et vera sua unione in Christo: tal che posso dire, con sommo mio contento, de vivere, et servire non in una Terra, ma in Monasterio di Catholici, et veramente fedeli Christiani», Il Bassano di Lorenzo Marucini, Venetia, Appresso Gratioso Perachino, 1577, [c. 7r].  

[40]  Tra i dissidenti riformati bassanesi ricorrono in più ricerche i nomi di Francesco e Vincenzo Bertoldi, il primo prete, il secondo notaio; in realtà, i due fratelli sono sicuramente di Oderzo, come attestato, per es., in ASV, Sant’Ufficio, b. 26, fasc. «Vincenzo Bertoldi»; l’erronea assegnazione a Bassano, ma non da tutti seguita, sembra dovuta inizialmente a P.F. GRENDLER, L’Inquisizione romana e l’editoria a Venezia 1540-1605, Roma, Il Veltro, 1983, p. 422, che esplicitamente parla di un «Vincenzo Bertoldi da Bassano», forse tradito da un testimone del processo, un tempo fattore dei conti di Collalto, Marcantonio Roberti.  

[41] Cfr. A. OLIVIERI, Fra collettività urbane e rurali e “colonie” mediterranee: l’“eresia” a Venezia, in Storia della cultura veneta, 3/III, Dal primo Quattrocento al concilio di Trento, a cura di G. Arnaldi e M. Pastore Stocchi, Vicenza, N. Pozza, pp. 467-512, segnatamente p. 499.  

[42]  Cfr. il costituto del merciaio Andrea, del 10 giugno 1568, già incontrato supra, nota 17; su questo personaggio alquanto equivoco si veda R.A. PIERCE, Pier Paolo Vergerio the propagandist cit., pp. 122-123. Un po’ ambulante, un po’ mendicante, («non ho più marzaria e vado cercando più per amor di Dio», dirà nel costituto), questo Andrea, nato a Venezia da un Melchiore di Gambarare presso Mira, a lungo abitante nel Trevigiano, sembra aver famiglia, intorno al 1556, a Bassano, ma nelle sue peregrinazioni nel Dominio veneto e nella Svizzera, la sua presenza a Bassano appare solo saltuaria e non documentata; convertito alla Riforma da una Maddalena abitante a Sarcedo nel Vicentino, viene utilizzato nel suo peregrinare dai riformati veneti e svizzeri in qualità di corriere di missive e di libri; catturato a Motta di Livenza nel 1568, nel processo intentatogli dal Sant’Ufficio di Venezia, riferisce con dovizia su viaggi e incontri tra riformati, cfr. ASV, Sant’Ufficio, b. 24, fasc. 11.  

[43]  Cfr. Cronaca di Fabio Monza : 1548, 1549, 1563, 1564, 1567, 1586, 1587, 1590, 1591, 1592, a cura di L. Puppi, Vicenza, Errepidueveneto, 1988, p. 19; S. GHERARDI, Gli Angaran del Sole. Violenza ed eresia nella Vicenza del ’500, Vicenza, La Serenissima, 2008, p. 29; su Bianca Angaran, GHERARDI, Gli Angaran del Sole cit., pp. 19-35; sul medico Fabio Pace cfr. MANTESE, Memorie storiche della chiesa vicentina, IV, p. 1007.  

[44]  Cfr. L. ALBERTON VINCO DA SESSO et alii, Il duomo di Santa Maria in Colle di Bassano del Grappa, Bassano del Grappa, Comitato per la Storia di Bassano, 1991, p. 74; MANTESE, Bassano nella storia cit., p. 110; sul Michieli l’arciprete Gerolamo Compostella scriveva «che abgiurò li giorni passati, che intrinsecamente sia poco ben redutto e perché non lo vedo a frequentar le chiese né vedo che satisfi alle penitenze et adesso si è messo a giocare», cit. in O. DISSEGNA, Scuola, assistenza e Chiesa nella Bassano del secondo Cinquecento, tesi di laurea, Università di Venezia, a. a. 1991-1992, p. 158.  

[45] La lettera a Lucio Paolo Rosello si legge in L. CHIMINELLI, Alcune lettere di illustri italiani, Bassano, Baseggio, pp. 9-11; G. ZONTA, Francesco Negri l’eretico e la sua tragedia «Il libero arbitrio», «Giornale storico della letteratura italiana», LXVII-LXVIII (1916), pp. 265-324 e 108-160: segnatamente pp. 286-288.  


[46] Cfr. A. OLIVIERI, Riforma ed eresia a Vicenza nel Cinquecento, Roma, Herder, 1992, p. 308; di Bartolomeo Testa va inoltre ricordata la lettera che accompagna gli Oracoli de’ moderni ingegni sì d’huomini come di donne, ne’ quali si vede tutta la philosophia morale, di ORTENSIO LANDO (Vinetia, appresso Gabriel Giolito de Ferrari e fratelli, 1550).  

[47] La lettera a Bartolomeo Testa si serba in originale in BCB, Epistolario Remondini, XVI.18.4382.  

[48]  L’elenco dei «fratelli» trovato al momento dell’arresto del Gherlandi si legge in L. CALÒ, Giulio Gherlandi “heretico ostinatissimo”. Un predicatore eterodosso del Cinquecento tra il Veneto e la Moravia, Venezia, Il cardo, 1996, pp. 179-181; per il Manelfi, cfr. GINZBURG, I costituti di don Pietro Manelfi cit., pp. 31 sgg.; per l’indirizzario del rodigino Francesco Della Sega, si veda A. STELLA, Dall’anabattismo al socinianesimo nel Cinquecento veneto. Ricerche storiche, Padova, Liviana, 1967, p. 111 e nota 88, dove si fa il nome di un bassanese, «prè Giulio Biagio a Bassan», e di alcuni «alle Tezze», tra cui un «Matthio Dell’Agi», da leggere «Matthio del Lago», sui quali si veda infra.  

[49] Va espunto dal detto Inventario il nome di Mario d’Arman, considerato erroneamente bassanese; sul quale si veda FIRPO, Vittore Soranzo cit., pp. 37-48.  

[50]  Cfr. F. BARBIERATO, Nella stanza di circoli. Clavicula Salomonis e libri di magia a Venezia nei secoli XVII e XVIII, Milano, Bonnard, 2002, p. 76; il pittore bassanese nell’agosto del 1650 era stato imprigionato a Bassano, forse non solo per la Clavicula, ma anche per bestemmie e per non rispettare la quaresima; ASV, Sant’Ufficio, bb. 105, 152. Va inoltre osservato che se in quell’Inventario i rimandi a Bassano sono ben 26, la maggior parte riguarda «strigarie et erbarie», sollecitationes ad turpia, cibi proibiti (ma non come provocatoria dichiarazione di dissenso religioso), violazione di clausura, finta santità, tutte voci di grande interesse anzitutto antropologico o di miscredenza, e che l’Inquisizione avoca caparbiamente a sé, ma che poco hanno a che fare con le dottrine riformate.  

[51] Cfr. ASV, Sant’Ufficio, b. 69; ma si veda supra nota 36.  

[52] Il processo si legge in ASV, Sant’Ufficio, b. 44, fasc. Leonardi Giuseppe, Cornelia moglie, Giuseppe, Francesco figli.  

[53] Cit. con qualche variante in SEIDEL MENCHI, Erasmo in Italia cit., p. 120.           

[54]  Una prima scusante per l’inadempienza di queste imposizioni si legge in un foglio volante, in data 22 maggio 1582 , sotto il titolo: «Spontanea comparitio Iosephi de Lionardis da Bassiano ateso quod non adimplevit penitentiae sibi impositae...», e ciò, diceva Giuseppe Leonardi, a causa dell’assassinio del fratello Antonio; più tardi, nel 1592, sarà l’arciprete di Bassano Girolamo Compostella a lamentare altrettante inadempienze sia di Giuseppe, sia del figlio Francesco, che aveva abiurato a Vicenza, ma di cui non sappiamo altro, cfr. DISSEGNA, Scuola, assistenza e Chiesa cit., p. 58.  

[55] ASV, Sant’Ufficio, b. 33, fasc. «1572-1573, Denunce»; le sollecitazioni datano 16 e 25 giugno 1573; va notato che nella seconda si fa, per errore, il nome di «Alberto Bello».  

[56]
 Al caso, ma solo per quanto riguarda i cittadellesi Paolo e Girolamo Zavattari, dedica un generico cenno ZILLE, Gli eretici a Cittadella cit., pp. 225-226; un rapido cenno agli anabattisti «artisans in Bassano and Le Teze», in PIERCE, Pier Paolo Vergerio the propagandist cit., p. 114.  

[57] Su Domenico Zachi (de Zachis), sul mondo cittadino e rurale bassanese in qualche modo a lui collegato, e su quello veneziano delle Convertite alla Giudecca si rimanda, qui, per brevità, senza specificare i singoli costituti, alla b. 25 dell’ASV, Sant’Ufficio.    

[58] ASV, Sant’Ufficio, b. 26, foglio volante, qui capitato per errore e non menzionato nell’Inventario; doveva trovarsi probabilmente nella b. 25.  

[59]  Sempre nella b. 25, citata, si vedano le deposizioni, del dicembre 1568, oltre che del rettore della chiesa Giovanni Ciscati, di Francesco Crosaro e di Francesco Scarzin, entrambi di Tezze.  

[60]  Tralascio i nomi di ecclesiastici e laici del territorio bassanese tra Tezze, Cartigliano e Le Nuove, (ora Nove) che risultano in vario modo coinvolti, nei costituti, nel mondo riformato e nell’emigrazione in Moravia, ma senza diventare oggetto di attenzione dei giudici.  

[61]  ASV, Sant’Ufficio, b. 25, «Querela contra Bernardin Barbiero, habita in Basciano, 1568»; nell’Inventario 303 è etichettato come «luterano».  

[62] ASV, Sant’Ufficio, b. 25, fasc. «Denunzie senza millesimo».  

[63]  Per il «Valdense», tra le opere di Juan (più che non di Alfonso) de Valdés, viene da pensare all’Alphabeto christiano..., uscito postumo a Venezia nel 1545; per «un Ochino» la gamma sarebbe ampia, ma è probabile il riferimento a una delle tante edizioni dei Dialogi o, ancor più, delle Prediche. Per la «Confessione del Vergerio» va osservato che non esiste un’opera di Pier Paolo Vergerio il Giovane intitolata Confessione; e tuttavia non è pensabile a un errore da parte, più ancora dei giudici, degli stessi imputati; bisognerà dunque ritenere che si tratti della Confessione della pia dottrina, uscita a Tübingen nel 1553 per Ulrich Morhard, traduzione del Vergerio della Confessione che il duca Christoph von Württemberg sottomette al concilio di Trento nella speranza di riconciliazione tra Protestanti e Cattolici; anche la «Notomia della messa» è traduzione dovuta al Vergerio (invero, una libera parafrasi che trasforma un testo zwingliano in un polemico attacco alla messa e alle pratiche cattoliche) dell’originale Anatomia Missae di AGOSTINO MAINARDI, uscita in latino, sotto pseudonimo di Antonio di Adamo, a Zurigo presso Andreas Gesner e Rudolph Wyssenbach nel 1552, cfr. R. A. PIERCE, Agostino Mainardo, Pier Paolo Vergerio, and the Anatomia Missae, «Bibliothèque d’humanisme et renaissance», 55 (1993), pp. 25-42. Sul «Commento del Bruccioli Sopra li evangelii» e l’altro «Sopra le epistole canoniche vulgari», si vedano rispettivamente Nuovo commento [...] ne divini et celesti libri Evangelici secondo Mattheo, Marco, Luca et Giovanni..., uscito a Venezia, presso «Francesco Brucioli et i frategli», nel 1542, e, presso gli stessi, nel 1544 il Nuovo commento [...] nelle canonice epistole di San Iacopo, San Pietro, San Giovanni, et san Iuda.  

[64] Cfr. A. SARTORI, Il San Giovanni Battista nel deserto del Bassano, «Arte Veneta», XII (1958), pp. 200-201.  

[65]  Su quest’opera e sulla relativa bibliografia, nonché sull’atto notarile della dotazione, basti il rimando all’esauriente scheda di V. ROMANI nel catalogo della mostra Jacopo Bassano e lo stupendo inganno dell’occhio, a cura di A. Ballarin e G. Ericani, Milano, Electa, 2010, pp. 93-95 

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