[31] Cfr. M. BERENGO, L’agricoltura veneta dalla caduta della Repubblica all’Unità, Milano, Capriolo e Massimino, 1963, p. 39.  

[32]  Cfr. E. VENDRAMINI, Epistolario, a cura dell’Istituto Suore Terziarie Francescane Elisabettine, Padova, Messaggero, 2001, E 209, p. 178; E 613, p. 619 (innamorare le figlie al patire).  

[33] TERESA D’AVILA (Santa), Il libro della mia vita, Milano, Mondadori, 1986, cap. XX.  

[34] Cfr., ad es. VENDRAMINI, Epistolario cit., E 61, p. 43; E 75, p. 52.  

[35] VENDRAMINI, Epistolario cit., E 42, p. 29; E 643, p. 660; E 446, p. 360.

[36]  Un’indagine approfondita su tali temi si deve a U. MATTIOLI, Asthéneia e andréia. Aspetti della femminilità nella letteratura classica, biblica e cristiana antica, Roma, Bulzoni, 1983. Si veda anche GRÉGOIRE DE NYSSE (Santo), La vie de Sainte Macrine, a cura di P. Maraval, Paris, Les éditions du Cerf, 1971, p. 140, nota 2.

[37]  Il riferimento è a santa Elisabetta d’Ungheria, langravia di Turingia, testimone della dimensione secolare della perfezione cristiana; nata nel 1207 in Ungheria dal re Andrea II della dinastia degli Arpàd e dalla regina Gertrude di Merano, va sposa nel 1221 a Ludovico IV, langravio di Turingia; vedova dal 1227, muore il 17 novembre 1231.  

[38]  D. PILI, Elisabetta Vendramini. Presentazione di P. Nonis, Padova, s. e., 1990. 

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