[9] Bombardini Giuseppe (Bassano, 1781-1867), figlio del bassanese Cecilio e della veneziana Elena Bellotto, nobile, possidente; commissario di polizia per alcuni mesi; savio municipale e facente funzioni di Podestà e quindi vice prefetto provvisorio (epoca francese e governo provvisorio); deputato centrale (1816-1833) e provinciale (1844-1845 ca); podestà (1847-1862); vice direttore del ginnasio comunale (1833-1862); membro di atenei e di numerose accademie letterarie.  

[10] Caffo Luigi (Bassano, 1789-1851), figlio di Bartolomeo e Marina nob. Capovilla, nobile, possidente, avvocato; podestà (1814-1820); deputato centrale (1833-1839) e provinciale (1845-1848); vice direttore ginnasio (1821-1833); presidente del Comitato provvisorio bassanese (1848); membro della Consulta delle provincie riunite della Repubblica Veneta (1848).  

[11]  Baroncelli Giuseppe, borghese, “uomo d’affari”; podestà nel periodo 1807-1808 (epoca francese); proposto deputato centrale per la città di Bassano (1816); membro della congregazione municipale (1818-1820); per un breve profilo v. ASV, Governo II dominazione austriaca, b. 731, fasc. 1816 XXXI 2, Il delegato provinciale di Vicenza Marc’Antonio Pasqualigo al Governo generale, 19 novembre 1816.

[12]  Rizzo Giacomo (Bassano, 1781-?), figlio di Michele e Virginia Villa, borghese, possidente, commerciante e industriale; più volte viceprefetto e membro dell’amministrazione carceraria e della commissione centrale di leva; savio municipale più volte (epoca francese); membro della Congregazione municipale e podestà (1820-1839); primo deputato provinciale (1816) e centrale (1839-1845); vice presidente della Camera di Commercio.

[13] La notificazione governativa 31 luglio 1819, dopo la soppressione del commissario comunale di polizia, sostituì il cancelliere con il commissario distrettuale, organo intermedio tra delegato e comune che sommava funzioni politico amministrative e di carattere poliziesco.

[14]  Diverso era il caso delle città regie, i Comuni con un riconoscimento particolare, quello che maggiormente c’interessa, perché allora Bassano aspirava a un tale blasone. I loro rappresentanti potevano essere anche proprietari di una fabbrica o di un negozio, ipotesi non prevista per quelli delle provincie, e che rendeva tali cariche potenzialmente accessibili anche agli imprenditori, in particolare a quelli residenti nei maggiori centri.  

[15] I Podestà, scelti all’interno di una terna decisa dal Consiglio, potevano anche non essere possidenti.  

[16]  A. GOTTSMANN, Il Veneto tra riformismo austriaco e rivoluzione nazionale, in La primavera liberale nella terraferma veneta, 1848-1849, a cura di A. Lazzaretto Zanolo,Venezia, Marsilio, 2000, p. 153, si è esteso per analogia a Bassano quanto detto dall’autore di Vicenza, città descritta come isolata, distante da Vienna e periferia rispetto ad altri centri più strategici come Verona, Mantova o Venezia. 

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