[192] G. ROVERATO, L’industria nel Veneto storia economica di un “caso” regionale, Padova, Esedra, 1996, p. 29.

[193]  ACB, Atti 1835 e 1836, numerose sono in questo periodo le richieste di attivazione dei fornelli, conservate nei fascicoli relativi alla categoria «Polizia» ma anche «Sanità» in quanto la richiesta avviava un iter che prevedeva anche un sopralluogo da parte del medico e di un ispettore della Commissione antincendio. Il fornello da seta casalingo era un macchinario molto semplice: un piccolo forno di mattoni per riscaldare l’acqua della bacinella in cui venivano immersi i bozzoli, e un aspo in legno a quattro braccia, sul quale veniva avvolto il filo a due o a quattro capi, cfr. W. PANCIERA, La formazione delle specializzazioni economiche territoriali nel Sei e Settecento in L’industria vicentina cit., p. 266.  

[194] FONTANA, Mercanti cit., p. XXIX.  

[195]  F. GERA, Cenni sullo stato della manifattura della seta greggia nel Lombardo Veneto e sui mezzi onde migliorarla, Milano, s. e., 1826. Comello a Mutinello e Chemin a Bassano «questi, diversamente da quanto facevano gli altri allevatori, con molta eleganza e simmetria costruì una trattura al quarto piano, onde l’aria così vi spazi liberamente e la seta riesca più bella e migliore. Come tale è considerata la sua seta insieme a qualche altra».  

[196] ASV, Governo II dominazione austriaca, 1830-1834, fasc. XLVI, 3/4.  

[197] ACB, Atti - Industria, 1834, b. 360, fasc. 2.  

[198]  G. MARINI, Del monte Colmandro delle orribili sciagure avvenute nell’anno 1836 delle principali piene Brenta e Bacchiglione, Padova, Crescini, 1849.  

[199] ASV, Camera di Commercio, b. 176.  

[200] ASV, Luogotenenza. Atti, 1850-1851, b. 128.  

[201] ACB, Atti - Statistica dell’industria nazionale, 1847, b. 569, fasc. 2.  

[202] M. ROMANI, Storia economica d’Italia nel secolo XIX, 1815-1882, a cura di S. Zaninelli, Bologna, Il mulino, 1982, p. 157.  

[203]  Rapporto generale pel triennio 1854-55-56 della Camera di Commercio e d’Industria della provincia di Vicenza, Vicenza, G. Longo, 1857.  

[204] ACB, Atti – Industria, 1860, b. 806, fasc. 7.  

[205] PANCIERA, La formazione cit., p. 273.  

[206] PANCIERA, La formazione cit., pp. 274-275.  

[207] ACB, Atti - Statistiche generali 1824, b. 215, fasc. 47.  

[208] ACB, Atti-Sanità, 1836, b. 399.  

[209] PANCIERA, La formazione cit., p. 274.  

[210] ACB, Statistica dell’industria nazionale, 1847, b. 569, fasc. 2, 1847 ott. 29.  

[211]  G. MONTELEONE, Bambini e lavoro in Il bambino e la sua cultura nella Padova dell’Ottocento, Padova, Comune di Padova, 1981, pp. 84-91, il decreto riguardava gli opifici con più di venti addetti e subordinava l’assunzione all’obbligo scolastico di almeno due anni, fissava la durata del lavoro in dieci ore per i fanciulli fino a 12 anni, vietava il lavoro notturno, la promiscuità dei sessi e le punizioni corporali.  

[212] ACB, Atti-Industria, 1846, b. 553, fasc. 6.  

[213]  ASV, Commissione …,b. 2. Le sete francesi superiori come qualità a quelle prodotte nel Veneto si acquistavano ad un prezzo inferiore, così quelle degli altri Stati italiani, le sarde che erano di buona qualità e quelle pontificie erano sottoposte ad un lievissimo dazio di esportazione, quella prodotta nel Regno delle Due Sicilie pur essendo di qualità inferiore era esente da dazi. Più elevato era il dazio nella Toscana, esso serviva a mantenere fiorente l’industria nazionale in uno Stato in cui le caratteristiche del suolo non favorivano la coltivazione dei gelsi. Tutti i paesi dedicarono molte cure alla produzione della seta, la Francia aveva esteso le coltivazione alle regioni meridionali in modo che almeno i 2/3 del prodotto veniva utilizzato dall’industria nazionale. A livello mondiale grandi produttori erano l’Egitto, il Bengala e la Cina che rifornivano il mercato inglese, anche l’America meridionale era diventata grande produttrice.

[214]  A. ERRERA, Storia e statistica delle industrie venete e accenni al loro avvenire, Venezia, Antonelli, 1870, p. 144. Nel complesso erano costituiti da 26 alberi, con 1660 aspi ed impegnavano per tre mesi all’anno circa 45 uomini, 1380 donne e 32 fanciulli.  

[215] Rapporto generale pel triennio 1854-55-56 cit. Esse impiegavano 18 uomini, 210 donne e 5 fanciulli.  

[216]  ERRERA, Storia cit., p. 243. Gli addetti erano 22 donne, doppiatrici e incannatrici, 20 fanciulle, 8 uomini e 3 ragazzi al di sotto dei 14 anni. Gli uomini erano pagati a cottimo, in media 1,50, le donne 0,50 le fanciulle sotto i 14 anni da 0,25 a 0,40 centesimi e i fanciulli da 25 a 30.  

[217] Statistica del Regno d’Italia. Trattura della seta. Anno 1866, Firenze, Tofani, 1868, pp. 22-23. Da qualche anno si esportava solo la quinta parte del prodotto nazionale in seta greggia quasi esclusivamente in Inghilterra, il resto del prodotto entrava in commercio attraverso organzini e trame a due capi prodotti in particolare in Piemonte, Liguria e Lombardia. La metà delle sete gregge e torta andava in Francia, in Svizzera e nelle province renane, il resto in Russia e in Inghilterra, Portogallo, Spagna e Paesi Bassi. Il quantitativo di bozzoli filati in chilogrammi fu di 2.069.870 quello di seta greggia ricavata di 132.662, il costo in lire dei primi fu di 8.384.279 il guadagno della seta greggia veduta di 10.595.265 lire 

Questo sito usa cookies per il proprio funzionamento (leggi qui...)