[58] ADVi, Fondo Rodolfi, II Visita Pastorale di Mons. F. Rodolfi, 1922-1926, b. Parrocchie A-E, fasc. s. Maria in Colle.  

[59]  Un confronto con le altre diocesi italiane poneva Vicenza, come Padova e Treviso, tra quelle più ricche di associazionismo cattolico, v. A. LAZZARETTO, La formazione delle masse cattoliche tra le due guerre: il caso veneto, in Storia dell’Azione Cattolica. La presenza nella Chiesa e nella società italiana, a cura di E. Preziosi, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2008, pp. 289-314.  

[60] ADVi, Fondo Rodolfi, II Visita Pastorale di Mons. F. Rodolfi, 1922-1926, b. Parrocchie A-E, fasc. s. Maria in Colle: quesito n. 4 del settore «Prospetti statistici».

[61] Nel questionario di visita, in realtà, si scrive che vi sono ben 1800 quotidiani liberali, ma evidentemente è un refuso del compilatore, in quanto le famiglie erano 2195, e sarebbero dunque circolati più di un quotidiano ogni due famiglie, cosa per quei tempi impensabile: è possibile che i quotidiani liberali fossero 180, o addirittura solo 18 (e che fosse quindi scappato qualche zero di troppo), ma si possono fare solo supposizioni, tenendo comunque per certo che il dato di 1800 quotidiani, scritto a mano dall’economo spirituale che firmò il questionario, era inverosimile (ADVi, Fondo Rodolfi, II Visita Pastorale di Mons. F. Rodolfi, 1922-1926, b. Parrocchie A-E, fasc. s. Maria in Colle).  

[62]  Risposta al quesito «Informazioni: 5 Dei luoghi sacri» (ADVi, Fondo Rodolfi, II Visita Pastorale di Mons. F. Rodolfi, 1922-1926, b. Parrocchie A-E, fasc. s. Maria in Colle).  

[63]  Mons. Gobbi, «Ritenendo che la chiesa di s. Maria in Colle – la prima chiesa di Bassano – nel luogo dove sorgeva, fosse troppo lontana dal centro abitato, divisò di edificare un nuovo tempio nella piazza s. Giovanni: Non riuscendovi (bisognava ottenere dal governo il permesso di demolire le carceri), pensò di farlo vicino al patronato s. Giuseppe, in un terreno di sua proprietà. Prima pietra nel 1908. Ma il popolo non lo seguì. Finiti i fondi, dovette fermarsi. Non vide la fine della sua opera». (A. MARZAROTTO, Mons. Gio. Batta Gobbi, «Il Prealpe», 11 ottobre 1925).

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