[64] Sulla contrastata vicenda v. A. LAZZARETTO, Un vescovo lombardo nello “spinaio” vicentino: la nomina episcopale di Ferdinando Rodolfi, in Studi in onore di Angelo Gambasin. Dagli allievi in memoria, a cura di L. Billanovich, Vicenza, N. Pozza, 1992, pp.451-478.

[65] Le antiche forme confraternali erano lasciate in vita ma non più troppo incentivate, preferendo concentrare gli sforzi aggregativi nelle “truppe scelte” dell’Azione cattolica, che dovevano essere combattive, ubbidienti, ben organizzate, collegate alla diocesi e al centro nazionale.  

[66]  La rappresentazione dei rami di Azione cattolica è tratta da: L. CIVARDI, Manuale di Azione Cattolica, II: La pratica, Vicenza, Tip. Rumor, 1936 (8. ediz.), p. 98.

[67] S. COLARIZI, L’opinione degli italiani sotto il Regime 1929-1943, Roma-Bari, Laterza, 1991, p. 128.  

[68] BDVI, XX (1929), 9, pp. 300-306.  

[69]  Su 9145 anime vi erano i seguenti iscritti al 31 marzo 1932: Unione Uomini 40; Gioventù maschile: Effettivi 59, Aspiranti 48; Unione donne 102; Fanciulli cattolici 38; Gioventù femminile: Effettive 65; Aspiranti 60; Beniamine 200. Il totale dei tesserati era di 612; le offerte pro Azione cattolica ammontavano a £.1283,45 (BDVI , XXXIII (1932), 4, p. 198).  

[70] Enchiridion delle encicliche, 5, Pio XI, (1922-1939), Bologna, Edizioni Dehoniane, 1995, p. 821.  

[71]  Archivio Centrale dello Stato (d’ora in poi ACS), Ministero dell’Interno, Direzione Generale di Pubblica Sicurezza, Divisione Affari Generali e Riservati, cat. G1, b. 218, fasc. 457, s.fasc. 3, «Vicenza, Associazioni giovanili cattoliche scioglimento», telegramma del prefetto al Ministero dell’Interno del 1.06.1931, ore 23.00.  

[72]  La lettera, che fece il giro d’Italia, diffusa all’estero dagli esuli antifascisti, pubblicata persino come volantino da “Giustizia e libertà”, è stata più volte pubblicata; v. G. B. Zilio, Un condottiero d’anime. Mons. Ferdinando Rodolfi Vescovo di Vicenza, Vicenza, Tip. Rumor, 1959, pp. 313-319.  

[73] BDVI, XXII (1931), 8, pp. 359-360.  

[74]  Il prefetto segnalava: diffusione di foglietti contro «Mussolini traditore» (ad esempio a Gambellara), scritte sui muri come «A morte il Fascio traditore della religione; a morte il Duce» (Montecchio Maggiore), «Viva Cristo Re – Viva il Papa – Un solo Dio – Un solo Re – Viva il Sommo Pontefice» (Cassola), «Abbasso il Fascismo - Viva il Papa» (Torrebelvicino). Sulla porta laterale della chiesa di Valli del Pasubio fu scritto a lapis «Vogliamo abbasso Mussolini», mentre sull’ingresso della filanda Maule, a Castegnero, nonché sulla parete di una casa fiduciaria del PNF, furono stampigliate le seguenti frasi: «Viva l’Azione Cattolica, abbasso le spie». Dopo aver riferito questi fatti il prefetto dette conto di provvedimenti a carico di 14 parroci, ai quali fu applicata «la diffida ai sensi dell’articolo 164 della legge di P.S. Essi sono: Don Paolo Bicego di Quargnenta; don Girolamo Fortuna di Cartigliano; don Angelo Zanchetta di Mezzaselva; don Tarquinio Bonomo di Altavilla; don Giuseppe Munari di Altavilla; don Girolamo Tagliaferro di Vicenza; don Giuseppe Lorenzoni [recte Lorenzon] di Vicenza; don Francesco Rossi di Campolongo; don Serafino Pavan di Asigliano; don Costante Martello di Camporovere di Roana; don Massimiliano Randon di Villaverla; don Domenico Lora di Anconetta (Vicenza); don Fortunato Pozza di Rivalta di San Nazario; don Guido Corradini di Pedemenonte». Il loro peccato fu che «prendendo spunto dalle pastorali vescovili, ed ispirandosi alla nota lettera del Vescovo di Vicenza diretta al Segretario Federale, hanno, a volte, anche dal pergamo e dall’altare, avute parole di protesta e di rampogna, azzardando pure qualche commento non perfettamente intonato, e sempre inopportuno, al momento politico» (ACS, Ministero dell’Interno, Direzione Generale di Pubblica Sicurezza, Divisione Affari Generali e Riservati, cat G1, b. 226, fasc. 466, s.fasc. 48, relazione del 12 ottobre 1931).

[75] Archivio Azione cattolica italiana (Istituto per la storia dell’Azione Cattolica e del movimento cattolico in Italia «Paolo VI» - Roma: d’ora in poi AACI), GIAC Vicenza, b.7, Barbieri a Rodolfi, 28 aprile 1932.  

[76]  Berti, Storia cit., p. 160; Monsignor Ferdinando Dal Maso. l'arciprete che la città volle, a cura di P. Fabris, «L'illustre bassanese», 134, (2011), pp. 4-17.  

[77] Dati statistici di Azione cattolica 1932-1933, BDVI, XXIV (1933), 3, p. 184.  

[78]  Riporto il testo della lettera di Barbieri a Rodolfi: «Rev.mo Monsignore, ogni tanto mi capita una di queste lettere da Bassano. Le assicuro che corrispondono a verità. Che cosa si deve fare? Posso scrivere, ma in maniera molto esplicita, all’Abate? Io sarei tentato di farlo, perché mi fa pena l’Azione Cattolica di Bassano. Ma sa che è uno sconforto? Bisognerebbe convincere Sua Ecc.za ad affidare anche la Associazione a Don Carretta e tutto sarebbe a posto. Ne parla lei? Le sarò tanto grato»: ADVi, Fondo Rodolfi, b. Azione Catt. 1933-1939, I, fasc. Azione Cattolica: mons. Bruno Barbieri al vescovo Rodolfi (5 novembre 1936); alla lettera di Barbieri era allegata una lettera di Giovanni Bettiati al Barbieri nella quale si lamentavano varie malefatte di un sacerdote locale, che preferiva «far la guardia di finanza al cine» piuttosto che occuparsi dell’oratorio parrocchiale.  

[79]  Sul retro della lettera inviata da Barbieri al vescovo, il Rodolfi annota di suo pugno: «incarico d’una ispez[ione] a Bass[ano] p. Antonio – Az[ione] catt[olica] –Cine[matografo]» (ADVi, Fondo Rodolfi, b. Azione Catt. 1933-1939, I, fasc. Azione Cattolica: mons. Bruno Barbieri al vescovo Rodolfi, (5 novembre 1936).  

[80] ADVi, Fondo Rodolfi, b. Azione Cattolica Varie 1933-1939, I, fasc. «Federazione Gioventù Catt. It.», lettera di Gedda a Rodolfi, 7 settembre 1937, con allegati i risultati nazionali delle gare di cultura religiosa.  

[81] Archivio dell’Azione cattolica di Vicenza (d’ora in poi AACVi), Verbali GF: b.2, Registri Unione Donne, 1-13, 1921-1970: Verbali della Gioventù femminile, 4 novembre 1942.  

[82]  Sorta per volontà della Società cattolica operaia vicentina fin dal 1904, la Scuola di cultura cattolica si diffuse successivamente in molte diocesi delle Tre Venezie e sotto l’impulso del cav. Giacomo Rumor fu costituita nel 1925 la «Federazione delle Scuole di Cultura Cattolica». Nel 1938-39 sono segnalate 11 sedi delle Scuole di Cultura cattolica, che a loro volta avevano altre sottosezioni all’interno delle diocesi stesse. Le sedi principali erano Adria, Fiume, Padova, Rovereto, Trento, Treviso, Trieste, Udine, Rovigo, Verona Vicenza. Vicenza si distinse non solo per essere stata la pioniera di questa iniziativa, ma anche per il gran numero di scuole che sorsero via via in molte località della diocesi, e anche nelle singole parrocchie. Nel 1931, oltre alle sedi già esistenti di Vicenza, Sandrigo, Breganze, Carmignano, Villaverla, Sambonifacio e Rosà, se ne aprirono altre sette a Lonigo, Bassano, Valdagno, Montebello, Fontaniva, Cologna e Montecchio (AACI, PG/X, Vicenza, b. 138: «Circolare della Giunta Diocesana di Vicenza, inviata per conoscenza all’Ufficio Centrale dell’ACI»).  

[83]
  «A Verona, – si legge in una relazione del 1929 inviata alla Giunta centrale di AC – abbiamo istituito ed ha sempre funzionato regolarmente con grande affluenza di partecipanti […] la “Scuola di cultura cattolica” che può dirsi aver raggiunto completamente il suo duplice scopo di istruire gli ascritti di A.C. e di diffondere i principi cristiani anche fuori dell’ambito delle nostre associazioni.[…] Godiamo di potervi rassicurare che fra le varie iniziative cittadine di carattere culturale, la nostra “Scuola di cultura cattolica” è certamente quella che si è guadagnato il maggior consenso ed è ritenuta la più autorevole» (AACI, PG/X, Verona, b. 136, Relazione del dott. F. de’ Besi, Presidente della Giunta Diocesana di Verona, 10 marzo 1929).  

[84] Lettera di Barbieri a don Ofelio [Bison], 30 settembre 1942, ADVi, Fondo Rodolfi, b. Azione Cattolica 1925-1942, fasc. «1942»: si parla della scelta dell’avv. Carignani di Lucca come oratore per la commemorazione del Fogazzaro.

[85]  Così riferiva Celeste Bastianetto nel suo diario, a proposito della particolare intensità di questa esperienza: gli esercizi, scriveva nel 1936, «fanno rientrare in se stessi, fanno considerare le posizioni storte e fanno valutare quelle buone. Si fa un bilancio; e se ci s’accorge che vi son delle passività, è possibile porvi rimedio. […] Ognuno qui è in compagnia soltanto del suo spirito, ed ogni faccia denota un gran bagaglio di pensieri. […] Il metodo è sempre lo stesso, quello ignaziano ed i temi press’a poco gli stessi: Dio, la vita, il peccato, la morte, i sacramenti». Per venire agli esercizi «bisogna saper trovare l’assenso sereno delle famiglie o, se del caso, scappare anche da queste», scriveva Bastianetto. Durante questi incontri si ritrovavano tuttavia amici, soci di altre parrocchie, e dunque gli “Esercizi” erano anche un’occasione di ritrovo e di socializzazione (Archivio dell’Istituto veneto per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, Diario di Celeste Bastianetto: manoscritto poligrafato dai figli dei coniugi Bastianetto, consegnato in copia all’archivio da mons. Silvio Tramontin. Si tratta di un diario a due mani, scritto da Celeste Bastianetto e da sua moglie Nori, iniziato nel 1926, anno del loro matrimonio, e proseguito fino al 1948). Su Bastianetto, cfr. S. TRAMONTIN, Celeste Bastianetto (1899-1953), un partigiano per l’Europa, Venezia, Comune di Venezia, 1986.

[86] AACVi, Verbali della Gioventù maschile, 1 ottobre 1940. 

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