[18]  Tra gli stabilimenti incendiati durante lo sgombero delle truppe naziste, spicca quello della Carrozzeria Pietroboni, già dichiarata allo scoppio della guerra azienda ausiliaria per le produzioni belliche (con conseguente scioglimento della società anonima Fontana Pietroboni) e requisita dalle truppe tedesche di occupazione nel settembre 1943: CONDOLO, Cuccioli di classe cit., p. 67.  

[19]  Nel 1936 il censimento della popolazione aveva contato 21.750 residenti a Bassano. Alla fine del 1945 la stima basata sui movimenti del registro della popolazione ne dava 25.671, cifra salita a 27.843 nel 1951. Il censimento di quell’anno mise tuttavia in evidenza un alto numero di mancate cancellazioni di persone emigrate in altri comuni o all’estero, fenomeno peraltro piuttosto comune, ridimensionando il numero dei residenti a 26.454 persone; vedi STRAPPAZZON, La popolazione di Bassano del Grappa cit., app., tab. 3.  

[20]  Gli attivi in agricoltura erano 2.970 (29,5% della popolazione attiva) nel 1936 e 2.216 (19,5%) nel 1951; gli attivi nell’industria erano passati da 4.000 (39,7%, ma la cifra tonda è indice di approssimazione) a 4.645 (40,8%); quelli nel commercio e servizi da 3.102 (30,8%) a 3.221 (28,3%): STRAPPAZZON, La popolazione di Bassano del Grappa cit., app., tabb. 12-13.  

[21]  La cifra dei disoccupati fornita dal censimento della popolazione corrisponde al numero di persone che dichiarano di essere in cerca di occupazione. Questo numero differisce da quella che è la definizione formale di disoccupato di norma utilizzata nelle rilevazioni periodiche, vale a dire “iscritto alle liste del collocamento”: ragioni culturali e sociali possono infatti portare i censiti a dichiarare di preferenza sulla scheda la professione che di norma esercitano. Problemi simili emergono nella misura della popolazione attiva, che formalmente dovrebbe corrispondere alla somma dei disoccupati e degli occupati regolari. D’altro canto, una misura della disoccupazione fondata sui dati forniti dagli uffici di collocamento confrontati con la popolazione attiva così definita non tiene conto sia degli occupati irregolari sia di coloro che non si iscrivono al collocamento perché “scoraggiati”, come ampiamente sottolineato dal dibattito economico degli anni Settanta: vedi Sviluppo economico italiano e forza-lavoro, a cura di P. Leon, M. Marocchi, Venezia, Marsilio, 1973; per una recente ricostruzione storica di lungo periodo attenta all’analisi critica delle fonti statistiche cfr. S. MUSSO, Le regole e l’elusione: il governo del mercato del lavoro nell’industrializzazione italiana (1888-2003), Torino, Rosemberg & Sellier, 2004.  

[22]  La Prefettura aveva imposto l’istituzione di Commissioni per l’epurazione economica delle industrie e aziende commerciali, onde favorire l’assunzione di reduci di guerra a fronte del «licenziamento del personale femminile e del personale abbiente», nella dovuta percentuale: circolare prefettizia del 17 aprile 1946, n. 8791, citata in ACB, 1946, I. Amministrazione, fasc. 1.  

[23]  La Carrozzeria Pietroboni, ricostruita dopo la fine della guerra dal titolare Pietro Pietroboni nel 1947, oltre ad alcuni coupé e veicoli pubblicitari, produsse soprattutto autobus turistici e di linea di piccole dimensioni (modelli Tigrotto e Leoncino) per conto della Orlandi Menarini (OM) di Suzzara (Mantova): CONDOLO, Cuccioli di classe cit., pp. 64-69.  

[24]  Le percentuali degli addetti all’industria attivi in ogni settore sono ricavate da Società e politica nelle aree di piccola impresa cit., p. 104, tab. 3.7.  

[25]  Tra le aziende meccaniche nate a Bassano e nel circondario nella prima metà degli anni Cinquanta da tecnici e operai formatisi all’interno della Smv si ricordano nel 1950 la Faacme (mobili metallici e corpi scaldanti) e nel 1955 la Samet (lavelli inox e forni per cucine, con sede a Romano d’Ezzelino) di Camillo Agnesina, nel 1951 la Alpes (lavelli inox) di Domenico Moretto, nel 1952 la fabbrica di macchine utensili di Walter Pedrazzoli e nel 1955 la Lametal (caldaie e scaldaacqua, con sede a Valstagna): vedi S. BERTON, Il peso delle Smalterie all’interno della realtà industriale bassanese, in Berton, Favero, Milani, Vidale, Lo smalto e la ruggine cit., p. 54. In destra Brenta, nei pressi della località Al Dindo, sorsero inoltre a metà degli anni Cinquanta due grandi stabilimenti, la fabbrica di cucine di Elio Baggio (Elba) e l’industria di trafilatura e fonderia di Gianni Gasparotto (Metalba); nuove aziende tessili e conciarie furono fondate nello stesso periodo, mentre la nascita di alcune piccole industrie contribuiva alla vitalità economica della frazione di Campese e della zona di San Lazzaro e di Quartiere Prè: «Il Nuovo Prealpe», 15 marzo 1956, pp. 1, 3; «Il Nuovo Prealpe», 27 maggio 1956, p. 3.

[26]  Vedi G. FAURO, Le nostre industrie, «Il Nuovo Prealpe», 14 ottobre 1956, p. 1: si tratta dell’estratto da una delle relazioni presentate al primo Convegno economico mandamentale, tenutosi l’8 ottobre 1956 a Bassano.  

[27]  Sulla lunga vertenza sindacale legata alla crisi della “Wilier Triestina” vedi BERTI, Storia cit., p. 190; «Il Nuovo Prealpe», 23 aprile 1949, p. 3.  

[28]  O. ZATTA, Credito, «Il Nuovo Prealpe», 21 ottobre 1956, p. 2.  

[29]  Per i dati sulla disoccupazione relativi al 1956 e al 1960, ricavati direttamente dalle liste del collocamento, vedi rispettivamente la relazione al Convegno economico mandamentale di P. MAZZOCCHIN, Lavoro e disoccupazione, «Il Nuovo Prealpe», 21 ottobre 1956, p. 2; e Sezione della Democrazia cristiana di Bassano del Grappa, Bassano del Grappa: quattro anni di amministrazione democratica (1956-1960), Bassano, R. Silvestrini, 1960, p. [14] e p. [13] per le citazioni.  

[30]  Gli addetti all’industria passarono da 4.777 nel 1951 a 7.331 nel 1961, mentre il numero delle unità locali (stabilimenti o laboratori) passava da 419 a 429: la dimensione media delle unità locali cresceva di conseguenza da 11,4 a 17,1 addetti. La differenza tra il numero degli “addetti” rilevati dal censimento industriale nel 1951 (4.777) e quello degli “attivi” rilevato dal censimento della popolazione nello stesso anno (4.645) dipende dal fatto che il primo tiene conto del numero di lavoratori impiegati nelle aziende situate nel territorio di Bassano (che potevano anche risiedere in altri comuni), mentre il secondo si riferisce al numero di residenti a Bassano che lavoravano nell’industria (anche fuori dal comune): la differenza positiva tra addetti e attivi segnala che la città attirava nel 1951 un numero di pendolari dai comuni del circondario superiore di più di un centinaio rispetto a quello di coloro che quotidianamente si recavano fuori città per lavorare, fenomeno accentuatosi fortemente nel corso degli anni Cinquanta: nel 1961 il numero dei residenti attivi nell’industria era infatti di 6.602 (53,8% della popolazione attiva), con un saldo netto di pendolari in entrata superiore al migliaio. Vedi i dati elaborati da STRAPPAZZON, La popolazione di Bassano del Grappa cit., app., tabb. 12-13; Società e politica nelle aree di piccola impresa cit., p. 104, tab. 3.7.  

[31]  Gli attivi in agricoltura tra 1951 e 1961 risultavano dimezzati, passando da 2.216 (19,5% della popolazione attiva) a 1.111 (9,1%): STRAPPAZZON, La popolazione di Bassano del Grappa cit., app., tabb. 12-13. Un punto particolarmente dolente era costituito dalla tabacchicoltura, la cui crisi minacciava di togliere agli abitanti della Valsugana quella che era stata per lungo tempo la loro principale fonte di reddito, provocandone l’esodo verso il fondovalle: L. STECCHINI, Relazione sull’agricoltura, «Il Nuovo Prealpe», 28 ottobre 1956, p. 2.  

[32]  La popolazione residente passava dai 26.454 abitanti del 1951 ai 28.370 del 1956 (secondo le stime dell’anagrafe), per toccare i 30.497 nel 1961: STRAPPAZZON, La popolazione di Bassano del Grappa cit., app., tabb. 5, 21 e 24. 

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