[43]  La Smv aveva toccato proprio nel 1951 la quota massima di 1.731 addetti; nel 1958 questi erano scesi a 1.403. A partire da quell’anno, la ripresa delle assunzioni portò a una progressiva crescita del numero dei dipendenti, che dai 1.621 del 1961 sarebbero ancora saliti fino ai 1.709 del 1963. Vedi i dati ricavati dai libri matricola dell’azienda da MILANI, Gli operai delle Smalterie cit.

[44]  Nel maggio 1964, la direzione della Smv annunciò il licenziamento di ventuno impiegati in seguito all’acquisto di un nuovo Centro meccanografico progettato dall’Ibm per la gestione dei tempi di produzione, e la necessità di tagliare anche una quarantina di posti tra gli operai del settore stoviglie, in concomitanza con la completa meccanizzazione del reparto. L’obiettivo venne in realtà raggiunto senza licenziamenti, attraverso il blocco completo delle assunzioni per due anni e la mobilità interna, grazie alle pressioni della Dc e dell’amministrazione comunale sul presidente dell’azienda e maggiore azionista, Karl Hermann Westen.  

[45] Per una ricostruzione più dettagliata della vertenza del 1968 si veda Favero, Amministrare lo sviluppo cit., pp.184-191. A partire dal 1968, la maggioranza delle quote azionarie dell’azienda venne gradualmente trasferita dai membri della famiglia nelle due società finanziarie con sede a Vaduz nel Liechtenstein, Intercont e Universa. Nel 1973 le due finanziarie cedettero un sesto delle azioni della Smv a una terza società, Intersa, destinata ufficialmente a raccogliere capitale per consentire diversificazioni. A quella data, la partecipazione azionaria direttamente detenuta dalla famiglia Westen corrispondeva soltanto all’8,1% del capitale sociale dell’azienda. Vedi A. COLUSSI, Il giallo degli azionisti di Vaduz domina il dissesto della “Smalteria” di Bassano, «Il Corriere della Sera», 8 gennaio 1976. 

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