[46]  La popolazione residente a Bassano passava dai 30.497 abitanti del 1961 ai 35.129 del 1971, ma quella dei “nuclei abitati” secondari (questa la definizione data dal censimento) scendeva da 2.008 a 1.333 persone e quella nelle “case sparse” da 4.438 a 3.455, mentre il centro principale arrivava, con 30.339 abitanti, a contenere l’86,4% degli abitanti: BERTI, Storia cit., pp. 197, 207.

[47]  I dati del censimento della popolazione del 1971 mostravano un forte calo degli attivi in agricoltura (che passavano da 1.111 a 456, cioè dal 9,1% al 3,6% della popolazione attiva), un incremento degli attivi nell’industria (da 6.602 nel 1961 a 6.867 nel 1971) in linea con quello della popolazione attiva, che cresceva sia pur di poco in termini assoluti ma la cui quota sul totale della popolazione diminuiva dal 40,2% al 36,4%. Crescevano invece gli attivi nel terziario (da 4.193 a 5.087), mentre il tasso di disoccupazione rimaneva stabile sul 3%. STRAPPAZZON, La popolazione di Bassano del Grappa cit., app., tabb. 12-13.  

[48]  Come notava nel 1968 L. PELLIZZARI, La struttura socio-economica del Mandamento bassanese, p. 6 (relazione presentata alla «Tavola rotonda sulla economia della zona bassanese» il 9 giugno 1968: una copia ciclostilata è disponibile in BCB), rilevando le alte percentuali di popolazione attiva dedita alle attività terziarie nei comuni del mandamento caratterizzati da maggiore presenza di disoccupati, come Cismon o Solagna.  

[49]  La diminuzione del tasso di attività della popolazione fu un fenomeno che investì tutta l’economia italiana negli anni Sessanta, suscitando contrapposte interpretazioni. L’analisi dei dati proposta dall’Istat vi leggeva l’effetto dell’aumento del numero degli studenti, dei pensionati e delle casalinghe, legato all’innalzamento della vita media, all’estensione delle garanzie pensionistiche e dell’obbligo scolastico, nonché all’aumento dei salari reali: G. DE MEO, Evoluzione e prospettive delle forze di lavoro in Italia, Roma, Istat, 1970. Altri studiosi ritenevano invece che si trattasse di un sintomo evidente di “disoccupazione nascosta”, risultato della presenza di “lavoratori scoraggiati”: Sviluppo economico italiano e forza-lavoro cit.  

[50]  ACB, 1975, I. Amministrazione, fasc. 1: i dati furono raccolti per servire alla stesura della relazione del sindaco a chiusura del suo mandato amministrativo. Gli alunni delle elementari e delle medie erano nel complesso 2.852, contro 5.865 abitanti in età compresa fra i 5 e i 14 anni rilevati dal censimento del 1971 (BERTI, Storia cit., p. 209): la popolazione scolastica era quindi pari al 48,6% della popolazione teoricamente sottoposta all’obbligo scolastico.  

[51]  Per quanto riguarda le aziende meccaniche, molte di quelle cresciute nel dopoguerra in settori di nicchia incontrarono forti difficoltà nella seconda metà degli anni Sessanta, a fronte di radicali mutamenti nelle preferenze di consumo: un esempio di queste dinamiche è la scomparsa della Carrozzeria Pietroboni, di cui in precedenza si sono seguite le vicende, la cui produzione di piccoli autobus venne messa fuori mercato dall’espansione della motorizzazione privata e dall’aumento del costo del lavoro della manodopera specializzata, che spinse gli esercenti di linea e i noleggiatori a orientarsi verso automezzi di maggiori dimensioni: CONSOLO, Cuccioli di classe cit., pp. 68-69.  

[52]  Il numero degli addetti alle industrie metallurgiche e meccaniche bassanesi passava da 3.788 (51,7% degli addetti all’industria) a 3.077 (39,3%); crescevano invece gli addetti al tessile, abbigliamento e calzature (dal 18% con 1.322 addetti al 23% con 1.803), alla produzione di legno e mobilio (dal 5,5% al 7%) e a non meglio specificate “altre industrie” (dal 5,3% al 9,8%). Bassano continuava ad attirare un flusso netto di un migliaio di lavoratori pendolari dell’industria residenti nel territorio di altri Comuni, come attesta la differenza fra attivi (6.867, vedi sopra) e addetti all’industria (7.834). Per i dati sugli addetti, ricavati dal censimento industriale del 1971, vedi ancora Società e politica nelle aree di piccola impresa cit., p. 104, tab. 3.7.  

[53]  ROVERATO, L’industria nel Veneto cit., p. 272.  

[54]  Il numero delle unità locali passava dalle 429 del 1961 alle 537 del 1971, con un calo della dimensione media da 17,1 a 14,6: Società e politica nelle aree di piccola impresa cit., p. 104, tab. 3.7. 

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