[55]  Il comune di Bassano del Grappa non fu mai incluso tra le “aree depresse”, vista la forte connotazione industriale della sua struttura economica. Tra i comuni direttamente confinanti con il territorio di Bassano, soltanto quelli di Cassola, Marostica e Nove non rientravano tra quelli classificati come aree depresse dalla legge; vi rientravano invece Campolongo, Pove e Solagna a nord, lungo la Valsugana, nonché quelli di Romano d’Ezzelino a est e di Cartigliano e Rosà a sud.

[56]  In provincia di Vicenza le agevolazioni sui terreni furono la strategia adottata in prevalenza dalle amministrazioni comunali per attirare (e stimolare) iniziative di tipo industriale: vedi in proposito N. OLIVIERI, Le leggi di incentivazione alle piccole e medie imprese e lo sviluppo industriale del Veneto nel secondo dopoguerra, tesi di dottorato, Università di Pisa, 1995, p. 237; G. ROVERATO, Dalla Marzotto alla nascita dell’area sistema, in Storia della Valle dell’Agno, a cura di G.A. Cisotto, Valdagno, Comune, 2001, p. 619; per un quadro regionale del fenomeno, vedi ROVERATO, L’industria nel Veneto cit., pp. 249-254.

[57]  G. DEMATTEIS, Le trasformazioni territoriali e ambientali, in Storia dell’Italia repubblicana, vol. 2, La trasformazione dell’Italia: sviluppo e squilibri, tomo I, Torino, Einaudi, 1995, pp. 668-669.

[58]  Il fenomeno è stato rapidamente segnalato da uno dei protagonisti di questo periodo, Pietro Fabris (sindaco di Bassano dal 1967 al 1975) in un’intervista concessa all’autore il 14 ottobre 2005 (citata in FAVERO, Amministrare lo sviluppo cit., p. 145), ma meriterebbe una indagine più approfondita: incrociando la documentazione conservata presso le Camere di commercio, i notai e il Catasto, laddove consultabile, sarà forse possibile ottenere informazioni più dettagliate sull’origine dei capitali e dei finanziamenti utilizzati dalle nuove imprese fondate nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta. 

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