[16] Più specificamente: per le comunali, i voti DC furono: 1946: 62%; 1951: 56,3%; 1956: 63%; 1960: 64,2%; 1964: 59,8%. Per le provinciali: la DC conseguì: 1951: 58,1%; 1956: 61,7%; 1960: 62,7%; 1964: 58,9%. Per questi dati, cfr. «Il Corriere Prealpino», 21 aprile 1946; «Il Gazzettino», 29 e 30 maggio 1951; «Il Nuovo Prealpe», 3 giugno 1956; «Il Gazzettino», 9 novembre 1960; «Il Gazzettino», 25 novembre 1964. Si rinvia inoltre all’utile raccolta di articoli dal 1947 al 1966 curata da Silvestro Silvestrini nelle «Cronache bassanesi», consultabile presso la Biblioteca di Bassano del Grappa. Sulla legge elettorale amministrativa adottata e le problematiche connesse, cfr. P. L. BALLINI, Dalla proporzionale alla proporzionale. Appunti sulle leggi elettorali amministrative in Italia (1946-1956), in Le amministrazioni comunali in Italia. Problematiche nazionali e caso veneto in età contemporanea, a cura di F. Agostini, Milano, F. Angeli, 2009, pp. 102-113.  

[17] Su Achille Marzarotto, cfr. il profilo di P. TESSAROLO, Achille Marzarotto: un protagonista del ‘900 bassanese, «L’illustre bassanese», 62 (1999); inoltre, FIORAVANZO, Élites e generazioni politiche cit., p. 104.  

[18]  Qualche perplessità aveva sollevato la candidatura e poi l’elezione a sindaco di Giovanni Cosma, accusato dall’opposizione di aver fiancheggiato il regime. Al riguardo, BERTI, Storia cit., p. 185 e FAVERO, Amministrare lo sviluppo cit., p. 44.  

[19]  Per alcuni cenni biografici su queste figure, sulle quali peraltro si ritornerà più avanti, cfr. anche BERTI, Storia cit., ad vocem; C. BORIN, Quirino Borin, «L’illustre bassanese», 106 (2007), pp. 4-18 ed in particolare pp. 4, 8. FAVERO, Amministrare lo sviluppo cit., p. 43.  

[20] BERTI, Storia cit., p. 161 e FAVERO, Amministrare lo sviluppo cit., pp. 43, 49.  

[21]  Sulla FUCI veneta, cfr. A. LAZZARETTO ZANOLO, La FUCI veneta nel ventennio fascista. Per una storia della sciabilità cattolica, Vicenza, La Serenissima, 1998; sull’Antonianum e il suo ruolo durante la Resistenza, cfr. FIORAVANZO, Élites e generazioni politiche cit., p. 235 e «Antonianum», rivista quadrimestrale degli ex alunni del collegio universitario, settembre-dicembre 1996.  

[22] Per quanto in G. B. SANDONÀ, Giovanni Bottecchia. Le strade della ricostruzione, Bassano del Grappa, Editrice Artistica Bassano, 2005, p. 27 si accenni, ma senza ulteriori informazioni, che dal ’43 al ’44 Bottecchia «si impegna al fianco delle formazioni partigiane».  

[23] SANDONÀ, Giovanni Bottecchia cit., pp. 18-22, e in particolare pp. 18-19.  

[24] Cfr. T.A. del senatore Pietro Fabris, del 23 gennaio 2010. Inoltre, BERTI, Storia cit., pp. 161, 170.  

[25] FAVERO, Amministrare lo sviluppo cit., pp. 44-47, 76.  

[26]  E. IMPERATORI BELLOTTI, Maria Prosdocimo Finco, «L’illustre bassanese», n. speciale, febbraio 1993, pp. 5-13. Capolista DC nel 1946, in consiglio comunale appunto per quattro legislature, collaborando con ben tre sindaci - Bottecchia, Borin e Roversi -, si occupò dell’ambito sociale. Creò le cucine economiche; il primo doposcuola, nel 1947, e in qualità di presidentessa del CIF di Bassano, fondò a Gallio una colonia estiva del CIF per i bambini. Nel 1951, in seguito all’allagamento del Polesine, organizzò l’accoglienza di 150 persone da Rovigo nella scuola materna Monumento ai Caduti, e negli anni ‘60 affiancò monsignor Dal Maso nella nascita del Centro Giovanile. Morì nel 1982 a 88 anni.  

[27]  Sulla predominanza della sinistra moderata nel Veneto, cfr. I. DIAMANTI, Elezioni e partiti nel secondo dopoguerra, in Storia del Veneto, 2, Dal Seicento a oggi, a cura di C. Fumian e A. Ventura, Roma-Bari, Laterza, 2004, pp. 193-198, in particolare p. 194.  

[28]  BERTI, Storia cit., p. 185 e FAVERO, Amministrare lo sviluppo cit., p. 45; su Silvestri e il suo ruolo nella Resistenza, cfr. la tesi di laurea specialistica di P. ANTONIAZZI, Primo Silvestri: un socialdemocratico nel Veneto bianco (1945-’90), Facoltà di lettere e filosofia, Corso di laurea in Storia, a.a. 2007-2008, pp. 12-13 e P. ANTONIAZZI, Primo Silvestri, «L’illustre bassanese», 118 (2009), pp. 4-20 e in particolare p. 7.  

[29] Dal ’46 al ’64, gli operai eletti nelle fila della sinistra furono tre, e rimasero in consiglio non più di una o due legislature. FAVERO, Amministrare lo sviluppo cit., p. 45 e in particolare la tabella VII, Consiglieri del Comune di Bassano del Grappa, 1946-1980, pp. 319-323.  

[30] T.A. del senatore Fabris, cit. Per alcune considerazioni di ordine più generale, cfr. DIAMANTI, Elezioni e partiti cit., pp. 198-199 e I. DIAMANTI, G. RICCAMBONI, La parabola del voto bianco. Elezioni e società in Veneto (1946-1992), Vicenza, N. Pozza, 1992, pp. 3-15. Per un’analisi più specifica sugli agenti formativi interni al movimento e alla cultura cattolica veneta, che incisero sulle attitudini organizzative e sulla capacità di mediare, cfr. A. LAZZARETTO, Istituzioni formative e fattori di sviluppo nel Veneto tra Otto e Novecento, in «Annali della Fondazione Mariano Rumor», I (2005), a cura di F. Agostini, pp. 111-131, in particolare pp. 129-131.  

[31] Le ACLI a Bassano. Sessant’anni di storia, 1945-2005, Bassano del Grappa, Editrice Artistica Bassano, 2005, pp. 27-28.  

[32]  Lo scontro fu naturalmente molto duro, in particolare all’inizio. Fu Luigi Ceresa, in rappresentanza della Corrente sindacale cristiana [d’ora in poi: CSC], a comunicare all’Associazione Industriali, all’Associazione Commercianti, e p.c. all’amministrazione comunale e alla stampa, che «d’ora in poi non riteniamo valido alcun accordo che sarà pattuito tra codesta Associazione ed i rappresentanti della ex Camera del Lavoro, Gravina Danilo e Agnolin Francesco». Cfr. ACB, 1948, VIII, Governo, f. 11, Confederazioni, associazioni, unioni, ruoli, matricole, lettera del 4 settembre 1948.  

[33]  FAVERO, Amministrare lo sviluppo cit., pp. 53-54, 106-107; sulla nascita della CISL a Bassano, cfr. ACB, 1948, VIII, Governo, f. 11, Confederazioni, associazioni, unioni, ruoli, matricole, Bassano, 3 settembre 1948, Al Sindaco, in cui si annuncia la costituzione dell’Unione intermandamentale dei Sindacati liberi, cui ha aderito la CSC, in seguito all’estromissione dei suoi rappresentanti dalla CGIL.  

[34]  Anche nel 1960, in una fase di notevole ricambio all’interno delle fila della DC, una decina era già almeno al secondo mandato, e ben otto coloro i quali sedevano in consiglio comunale dal 1946. Cfr. FAVERO, Amministrare lo sviluppo cit., pp. 127-128, ma anche p. 76. 

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