Era l’estate del 1793 quando l’ingegnere bassanese Antonio Gaidon scrisse al naturalista e concittadino Giambattista Brocchi (fig.1)
la splendida lettera di forte stampo illuministico dalla quale ci è piaciuto estrapolare il passo emblematico soprariportato.[1] In quelle righe sono racchiusi, in una felice sintesi, i due cardini di ciò che vogliamo raccontare in questa breve ricostruzione: in primo luogo, dire delle schiere di studiosi, tanto celebrità affermate quanto semplici appassionati, che sono state attirate dall’interesse e dall’originalità delle manifestazioni naturali di questo territorio ed in secondo luogo, sottolineare il senso di appartenenza e di orgoglio per queste bellezze e queste frequentazioni che ha permeato nel passato le persone colte di questa città. Questi viaggi di studio erano già stati numerosissimi fino a quel 1793 e poi si sarebbero moltiplicati nei due secoli successivi fino a tutti i giorni nostri. Prima di iniziare questa breve ricostruzione sono però opportune alcune precisazioni. Dovremo logicamente riferirci più ad un territorio bassanese (Altopiano, Grappa, colline pedemontane, alta pianura) che non a Bassano in senso stretto, poiché se pur la nostra città è stata il fulcro e il crocevia degli incontri, delle escursioni e dei viaggi, è nel territorio circostante che si manifestano le bellezze naturali degne di venire indagate ed ammirate. Dovremo poi considerare come gli attori di questo racconto siano stati, giocoforza, tanto studiosi venuti appositamente in questi luoghi, quanto cittadini bassanesi che, cresciuti e formatisi in un ricco humus culturale, hanno saputo dedicare vita ed energie allo studio della natura della propria terra. Verremo così a delineare un quadro di vicende incredibilmente ricco, esteso nell’arco di ben cinque secoli, in parte ignoto e inedito perché finora poco studiato ed ancora parzialmente nascosto nei documenti dimenticati, nei carteggi sepolti negli archivi e nelle collezioni di storia naturale laddove fortunatamente si sono conservate (rocce, fossili, minerali, erbe essiccate). Di tutto questo dovremo dare in questa sede, purtroppo, solo un resoconto forzatamente frammentario, sintetico e lacunoso per il modesto spazio disponibile, scegliendo arbitrariamente di portare all’attenzione solo alcuni fatti ed alcune figure che possano essere emblematiche della totalità delle vicende avvenute. Poco, per scoprire come un pezzo non piccolo della storia naturale sia passato anche nel nostro territorio. Anche la stessa bibliografia viene presentata in modo minimale ma, speriamo, sufficiente per suggerire i possibili percorsi per un inizio di approfondimento. Di questa brevità ed incompletezza ci scusiamo in anticipo con i lettori, auspicando allo stesso tempo che possano nascere altre occasioni per dare a questa parte di storia bassanese il più ampio spazio che merita.