Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

Una nota a parte è doverosa per Alberto Parolini (1788-1867). (fig.3)

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3. Ritratto di Alberto Parolini, fotografia. Bassano del Grappa, Museo Biblioteca Archivio. Alberto Parolini (1788-1867), cresciuto alla scuola di Brocchi, fu botanico dilettante, corrispondente dei maggiori naturalisti europei e viaggiatore.

Nato da una nobile famiglia abitante in Borgo Leon (ora Via Beata Giovanna), d’indole curiosa ed aperta a molteplici interessi, trovò nell’humus culturale cittadino e soprattutto nella frequentazione del Brocchi una sorta di iniziazione naturalistica. La sua figura però, a differenza del Brocchi, non è quella dello studioso che, tramite la propria indagine sul campo, riesce a redarre studi innovativi oppure a formulare ipotesi e teorie capaci di dare nuove interpretazioni ai fenomeni osservati. è, piuttosto, quella del diligente ed enciclopedico raccoglitore di fiori (fig.4),

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4. yucca gloriosa. Bassano del Grappa, Museo Biblioteca Archivio, Erbario Parolini. L’erbario Parolini, di oltre 13.000 campioni, costituisce un campionario preziosissimo con i vegetali del bassanese (Altopiano, Grappa ecc), di buona parte del Veneto e d’Italia e esotici del suo giardino.

rocce, fossili e minerali, ma anche quella dell’appassionato che riesce ad investire utilmente le sue ricchezze componendo opere materiali di cui poi avrebbe goduto l’intera collettività (le sue collezioni, la sua biblioteca, entrambe ad alto livello). Oppure trasformando luoghi di sua proprietà in santuari della scienza (il suo giardino botanico che raggiunse fama europea, le grotte di Oliero che furono all’avanguardia come antro carsico reso visitabile) oppure, ancora, svolgendo il pionieristico ruolo di acclimatare e coltivare piante nuovissime arrivate dai nuovi mondi oppure di sperimentare forme mai tentate di introduzione anche di animali (il Proteo ad Oliero, con popolazioni tutt’ora in buona salute a distanza di quasi duecento anni). Ma fu anche viaggiatore intelligente, frequentatore di Università, Orti botanici e Accademie di mezza Europa (fu membro, presentato niente meno che da Alexander Von Humboldt, della prestigiosissima ed esclusiva Accademia delle Scienze di Parigi) e, infine, anche uomo politico, delegato dell’Austria-Ungheria al Governo di Venezia (in questa veste, uno dei promotori della costruzione della linea ferroviaria tra Bassano e la città lagunare). Una personalità poliedrica, dunque, che ebbe la fortuna di formarsi alla scuola di Giambattista Brocchi e di respirarne, oltre alla eccellente qualità scientifica, anche una grande visione non-localistica ma, potremmo dire, europea[12]. Il suo Giardino botanico (fig.5)

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5. Il Giardino botanico Parolini. Il Giardino fu avviato nel 1805, venne ampliato nel 1822 al passeggio delle Fosse e ridisegnato con un’impronta paesaggistica.

è l’espressione materiale di questa sua visione e di questo suo intelligente uso delle ricchezze. Avviato nel 1805 nel podere paterno con la messa a dimora di un Cedro del Libano (schiantato la notte del 29 marzo 1935 a causa di una tremenda tempesta di vento che colpì il Bassanese) e di moltissime piante erbacee sia indigene che esotiche, venne ampliato nel 1822 con l’acquisto del terreno che si apriva al passeggio delle Fosse e ridisegnato con un’impronta paesaggistica. Tra il 1814 e il 1817 aveva compiuto lunghi soggiorni a Parigi e, soprattutto, a Londra, dove aveva stretto contatti con Sir Joseph Banks, visitato a fondo i Kew Garden, partecipato a sessioni della Horticultural Society e della Royal Society. In pratica, tornò pieno di entusiasmo e di idee e reimpostò il suo giardino. Vi riuscì a far convivere aiuole geometriche per le erbacee con macchie boscate informali e sentieri serpeggianti che si aprivano in radure improvvise. In pratica, fece nascere un vero Orto botanico, ossia una formidabile collezione vivente di piante. I suoi alberi preferiti erano le Conifere che si procurava soprattutto in seme tramite scambi. Aveva Pini di varie specie (compreso naturalmente il Pino paroliniano, vero emblema della raccolta), e poi piante oggi rare nei giardini quali Cunninghamia, Podocarpus, Agatis, Fitz-Roya, Phyllocladus e svariate altre fino ad una importante Sequoia. Tra le altre colture, tantissime specie di Felci, vegetali a lui particolarmente cari. Difficile immaginarlo negli anni del suo splendore, soprattutto percorrendolo oggi ridotto tristemente com’è. Potremmo provare richiamando un passo di una descrizione che ne fece il Brentari nella Guida storico-alpina di Bassano e Sette Comuni del 1885. «Aggirandosi nel Giardino Parolini, e nelle sue serre sorprendenti, pare al naturalista di trovarsi ora nelle calde regioni dell’India o del Messico, ora sulle falde delle Ande, ora nelle gelate contrade del Nord … spiccano per la grazia del loro fogliame le svariate felci esotiche, che formano una delle più preziose rarità di questo giardino….è pure degna di menzione la raccolta delle piante grasse….vi sono infine innumerevoli piante di ornamento, come le Musae, le Araliae, le Camelie, le Azalee, i Rododendri». Il grande naturalista inglese Filippo Barker Webb, suo compagno nel viaggio in Asia Minore del 1820-1821 che portò sorprendetemente alla scoperta del nuovo Pino che venne poi a lui dedicato, ebbe a dire del Giardino di Parolini «il possède un des jardins de botanique le plus remarquables de l’Italie». La fama del luogo, grazie anche alla grande considerazione di cui già godeva il Parolini nelle più importanti città d’ Europa, fu grandissima. Una vera gloria per la nostra città, spesso conosciuta fuori d’Italia per la notorietà di questo giardino. I visitatori moltissimi (alcuni li citeremo nel paragrafo seguente), con tutti i vantaggi che potete immaginare per Bassano. Dopo i Remondini, fu il nuovo crocevia culturale cittadino[13]. Un cenno, se pur minimo, è doveroso farlo anche alle sue collezioni che sono fortunatamente conservate presso il nostro Museo Civico. L’erbario, iniziato in gioventù, è ricco di oltre 13.000 campioni[14] e costituisce un campionario preziosissimo con i vegetali del bassanese (Altopiano, Grappa ecc), di buona parte del Veneto e d’Italia e, aspetto importante, delle esotiche del suo giardino. Oggi è tutto informatizzato[15] e permette una agevole ricerca. La raccolta di rocce, fossili e minerali, che inglobò buona parte di quella del Brocchi[16] è ritenuta una delle più complete collezioni italiane.[17] Riordinata recentemente dopo decenni di oblio, sta rivelando ad un riesame critico tutta la sua enorme importanza scientifica. Assieme a questa importantissima memoria materiale, un vero testamento culturale, la nostra Biblioteca conserva anche una incredibile quantità di manoscritti e lettere della corrispondenza paroliniana nella quale si possono trovare, con stupore, le missive dei più importanti studiosi europei dell’epoca. Se pensiamo proprio ai mezzi di quei tempi di metà ottocento, appare sorprendente come da una piccola città come Bassano il Parolini fosse riuscito ad inserirsi ai livelli più alti della botanica e della geologia a lui contemporanee. Già Lioy, all’atto di inaugurare nel 1872 il centenario brocchiano e l’allestimento di queste collezioni, aveva detto «conservate religiosamente, o Bassanesi, il prezioso deposito che orna di nuova gemma questa gentile città sempre feconda di forti ingegni e di grandi virtù. Queste collezioni formeranno fin nella più tarda età un santuario al quale i pellegrini della scienza converranno devoti»[18]. Oggi tutto questo, escluso il giardino colpevolmente trascurato, impoverito e snaturato, è fortunatamente un patrimonio intatto a disposizione di tutti.  

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