Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

Giambattista Brocchi aveva 17 anni quando, nel 1789, Dolomieu venne a Bassano. Non è emersa finora una traccia che i due abbiano avuto occasione di incontrarsi. Ma è però certo il ruolo che potè avere il Gaidon nel fare una sorte di travaso di informazioni verso il giovane Brocchi. Accompagnatore di Dolomieu (oltre che di Fortis, Arduino e Strange), il Gaidon è da tutti riconosciuto anche come l’iniziatore del giovane Brocchi alle scienze della natura e non è difficile immaginare che nelle escursioni fatte assieme, tra l’osservazione di una roccia e la meraviglia per una fioritura insolita, il maestro abbia potuto accendere l’entusiasmo dell’allievo raccontando delle tante celebrità che avevano calcato quegli stessi sentieri. «Mi ricordo ancora – scrive all’età di ventun’anni il Brocchi al Gaidon, quindi appena quattro anni dopo il fatidico 1789 – quando eravamo in compagnia in quel monticello di S.Michele….mi ricordo ancora quando ella s’assise sulla costa occidentale in mezzo a quella odorosissima selvetta di Dittamo»[6]. Queste parole non sembrano lasciare dubbi, la comune passione e l’amicizia erano consolidate da tempo. Che poi il Brocchi da quel «monticello di S.Michele» abbia saputo spiccare un volo verso vette altissime della scienza è cosa nota e riconosciuta. Non sono pochi coloro che lo ritengono uno dei fondatori della paleontologia italiana. Difficile, perciò, riassumere qui in poche righe la sua multiforme personalità, le sue tante opere, il suo fondamentale contributo al progresso delle scienze della terra. Per saperne di più rinviamo, tra i molti studi su di lui, ai lavori di Pancaldi, Ciancio e Berti.[7] Noi, in questa sede, prendiamo come emblematico il suo primo viaggio esplorativo lungo tutto l’Appennino compiuto, in compagnia di Alberto Parolini, tra il luglio 1811 (partì da Modena) e il giugno 1812 (arrivò nel bolognese) e sfociato, nel 1814 nella pubblicazione dei due volumi della Conchiologia fossile subappennina (fig.2),

2GiambattistaBrocchi

2. Giambattista Brocchi, Conchiologia fossile subapenninica con osservazioni geologiche sugli Apennini e sul suolo adiacente, Milano 1814, II volumi. Il testo costituisce l’opera più importante del naturalista bassanese e una delle poche pubblicate.

ritenuti da molti il suo capolavoro scientifico. In quegli undici mesi, Brocchi andò a visitare innumerevoli giacimenti di rocce e fossili sparsi tra colline e montagne (raccogliendo ovunque molti campioni), si fermò ad incontrare un po’ tutti i naturalisti che già operavano nelle località più disparate, colse l’occasione di fermarsi nelle città più importanti (Firenze, Roma, Napoli) per visitare università e musei e per dibattere sulle questioni scientifiche allora di attualità. Poi riordinò l’enorme mole di appunti e di collezioni (rocce, fossili, minerali), non limitandosi a registrare quanto osservato o raccolto, ma ponendosi domande e cercando spiegazioni ai tanti problemi che emergevano irrisolti. Due, principalmente, sono le fondamentali idee innovative che, esposte nei due volumi della Conchiologia, diedero immediata fama europea al Brocchi: l’utilizzazione dei fossili per una datazione relativa dei sedimenti che li contenevano (quindi le basi per la biostratigrafia) e l’intuizione che la vita di ciascuna specie avesse una durata limitata nel tempo. Di quest’ultima ipotesi si è molto discusso anche nel recente 2009, anno dedicato a Charles Darwin, per sottolinearne il contributo nel permettere di concepire il processo evolutivo dei viventi. Brocchi immaginò un’analogia tra la vita di un individuo e quella di una specie, domandandosi se non avvenisse che, come un’individuo nasce e muore, così non dovesse avvenire anche per ogni specie (con un processo intrinseco, secondo il naturalista bassanese, indipendente da fattori ambientali, storici o esterni alla specie stessa). Quest’idea venne ripresa dal geologo inglese Charles Lyell (1797-1875) che ne discusse nel suo Principles of geology. Pubblicata negli anni 1830-1833, questa fondamentale opera per la geologia dell’epoca venne letta da Darwin che, ritornato dal suo celebre viaggio, se ne giovò per discutere e approfondire le idee che stava maturando sui meccanismi dei processi evolutivi. Brocchi andò via da Bassano nel 1801, accettando un incarico di insegnamento al Liceo di Brescia. Per tutta la sua vita sarebbe poi tornato nella città natale solo poche volte. Dal 1808 fu a Milano per divenire Ispettore delle Miniere dell’allora Regno Italico (tra il 1808 ed il 1810 compì importanti studi in Val di Fassa); dal 1811 al 1812 compì il viaggio appenninico già ricordato e nel 1813 un viaggio di studio in Piemonte e dintorni; nel 1815 fu a Roma; nel 1818 ancora in Appennino (compie anche una pionieristica salita al Gran Sasso); nel 1819 fu a Napoli e poi sull’Etna; tra il 1820 ed il 1821 ancora a Roma. Frutto di questi studi e viaggi è una gran mole di pubblicazioni per le quali facciamo riferimento alla bibliografia già citata. Il 23 settembre 1822 partì per un lungo viaggio in Egitto nel corso del quale troverà tragicamente la morte esattamente quattro anni dopo, il 23 settembre 1826. Se dopo il fecondo periodo giovanile nel bassanese, perciò, tutta la sua storia scientifica si svolse altrove, un epilogo ideale lo riporta alla sua città. Nel testamento dettato proprio a Bassano il 30 luglio 1822, aveva nominato il fratello Domenico come erede universale fuorché per tutta la sua biblioteca, i manoscritti, le collezioni e 10.000 lire italiane dell’epoca che sarebbero dovute andare per «pubblica utilità» alla sua città. Senza entrare qui nel merito delle vicende di questo lascito, già ricostruite da Renata Del Sal,[8] dobbiamo sottolineare come questo sia ritenuto da tutti non solo l’atto di nascita del nostro Museo Civico ma una delle prime iniziative costitutive di analoghi Istituti pubblici in Veneto e in Italia. In ogni caso, una preziosissima eredità scientifica di cui andare fieri e orgogliosi.

Questo sito usa cookies per il proprio funzionamento (leggi qui...)