Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

La guerra cambiò profondamente il Grappa, l’Altopiano e tutto il Bassanese. Nulla fu come prima. Anche il CAB (divenuto nel 1919 una sezione del CAI nazionale) cambiò progressivamente pelle. Fraccaro era andato a Pavia, Vaccari ad Aosta, Amedeo Zardo e pochi altri si sentirono probabilmente più soli e il sodalizio, pur restando molto attivo nel favorire la frequentazione della montagna, perse quel fervore culturale che l’aveva contraddistinto nei suoi primi anni di vita. Anche le collezioni naturalistiche del Museo non godettero delle stesse attenzioni e progressivamente vennero trascurate. Rare persone, nel ventennio tra le due guerre, ne richiesero la consultazione. Tra costoro, dobbiamo assolutamente ricordare Roberto Cobau (1883-1960), insegnante nativo di San Nazario in Valbrenta e diligentissimo botanico[28] (fig.7).

7RitrattoCobau

7. Ritratto di Roberto Cobau (1883-1960), fotografia. Nativo di San Nazario in Valbrenta, diligentissimo botanico, pur vivendo per lunghi anni lontano da Bassano continuò a svolgere per oltre trent’anni meticolose ricerche in tutto il Vicentino.

Costui, pur vivendo per lunghi anni lontano da Bassano (Milano e Bologna, ad esempio), continuò per oltre trent’anni le meticolose ricerche in tutto il Vicentino che aveva già iniziato a percorrere in gioventù e che poi non mancò mai di rivisitare ogniqualvolta rientrava in famiglia per periodi di vacanza. Logico complemento alle sue indagini di campagna fu la consultazione degli erbari del nostro Museo nei quali poteva trovare fondamentali informazioni. Cobau diede alle stampe molti lavori fondamentali per il nostro territorio, ma schivo e modesto com’era, rimase del tutto sconosciuto ai più, anche quando rientrò definitivamente in città per trascorrervi gli ultimi anni di vita. A conferma del detto “nemo profeta in patria”, è emblematico che un riconoscimento gli sia stato tributato altrove, a Bologna, dove gli è stato dedicato nel 2003 il nuovo allestimento museale del prestigioso liceo “Righi”, scuola dove a lungo aveva insegnato e dove aveva lasciato indelebile il ricordo di professionalità e competenza scientifica. Nelle escursioni bassanesi il Cobau era solito accompagnarsi con il nipote Giuseppe Marchente (1910-1997), ragioniere quanto a professione, ma botanico dilettante per passione. Nelle passeggiate lo zio raccontava spesso al nipote delle sue consultazioni negli erbari del Museo, accendendo in questi il desiderio di poterle a sua volta ammirare. Oberato dal suo lavoro di ragioniere che svolgeva a Montecchio Precalcino, il Marchente si decise a chiederne la consultazione solo ad inizio anni settanta, al momento di andare in pensione. Accompagnato dagli usceri in una soffitta del Museo, si trovò di fronte ad un triste spettacolo: gli erbari erano una montagna informe di carte, forse lasciati lì dopo il bombardamento (e gli incendi conseguenti) della Seconda Guerra Mondiale. Non si perse d’animo, e memore della lezione dello zio, riuscì a far accettare dalla Direzione dell’Istituto la sua opera volontaria di restauro[29]. Se oggi questa straordinaria collezione è rinata, risanata, inventariata e resa consultabile, lo dobbiamo a lui e, per giusto debito, alla passione ed agli insegnamenti dello zio Roberto Cobau. Gli anni settanta si rivelano il punto di svolta per una rinata attenzione in città alle scienze naturali. Nella primavera del 1973 a Palazzo Sturm viene allestita a cura degli scout del clan “Montegrappa” di Bassano una grande mostra di reperti naturalistici raccolti in una vita dal bassanese dilettante autodidatta Ferruccio Meneghetti. Nelle sale della splendida dimora migliaia di persone (la mostra dovette essere prolungata di un mese) poterono ammirare migliaia di insetti e centinaia di bellissime farfalle, originali calchi in gesso di rettili e anfibi ed altre meraviglie. L’esposizione lasciò uno strascico d’interesse e si cominciò a parlare di una sezione di scienze naturali presso il Museo. Quattro anni più tardi, nell’autunno 1977, ancora Palazzo Sturm ospitò una nuova mostra naturalistica, stavolta finalmente dedicata alla riscoperta delle collezioni Brocchi-Parolini, riordinate come detto dal Marchente per quanto riguardava gli erbari e da un gruppo di appassionati per quanto riguardava le rocce, i fossili e gli erbari. Pian piano, negli anni successivi, emergono nuove figure di studiosi locali e, con loro, riappaiono pubblicazioni scientifiche sul territorio. Negli stessi anni prende piede anche l’associazionismo per la tutela dell’ambiente, in primis con gruppi locali di Italia Nostra e WWF. All’inizio degli anni ottanta anche il CAI riprende il suo ruolo di lievito culturale ed organizza corsi sul Grappa che sfociano in una grande mostra a Palazzo Agostinelli tra il 1983 ed il 1984. Due anni dopo, lo stesso CAI dà alle stampe un robusto volume di studi tutti dedicati all’ambiente del Grappa. Il terreno è ormai pronto e finalmente ad inizio anni novanta comincia a prendere piede una vera sezione naturalistica presso il nostro Museo. Ma ormai tutto questo è storia troppo recente che lasceremo ad altri, in futuro, di raccontare.   

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