Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

«Vieni a vedere laggiù Bassano, bianca nei raggi del sole al tramonto: la fine del nostro viaggio…Guarda, il cancello aperto del giardino ci invita, non entriamo a fare almeno un giretto? Il Giardino del Conte è famoso non solo in Lombardia e a Venezia, ma in tutta Europa». E’ l’estate del 1856, l’irlandese di Dublino James Henry (1798-1876) arrivò finalmente nella nostra città. Scriviamo a ragione “finalmente” perché ci arrivò dopo un lungo viaggio che aveva compiuto completamente a piedi e che aveva avuto inizio nientemeno che da Karlsruhe. Medico, poeta e letterato, Henry incarna magnificamente la figura di questi viaggiatori che transitavano a piedi per visitare ogni dettaglio dei luoghi attraversati. Scelse come meta finale del suo peregrinare proprio la nostra città e nel suo diario (riedito a cura di Francesco Favaretti Camposampiero nel 2003) vi sono interessanti riferimenti a luoghi e figure cittadini (al museo, a Giambattista Baseggio, al Giardino Parolini ecc). Non c’è dubbio che tra i tanti viaggi di studiosi e naturalisti illustri che sono transitati per la nostra città, questo sia stato sicuramente uno dei più originali. Di tutti gli altri, numerosissimi, è impossibile dare conto in questa sede, ma almeno di qualcuno, scegliendolo tra quelli effettuati da personalità non italiane, non possiamo non fare un cenno. A fine febbraio 1664 fece una breve escursione nei nostri colli l’inglese John Ray (1627-1705), una figura di primissimo piano nella storia delle scienze naturali di ogni tempo. A lui dobbiamo, ad esempio, uno dei primi tentativi di trovare criteri per classificare tutti gli esseri viventi e l’idea di dividere le Angiosperme in Monocotiledoni e Dicotiledoni. Arrivato a Venezia a fine autunno 1663, passò l’inverno a Padova dove frequentò per settimane lo stimolante ambiente universitario di quella città. Ripartito di lì con destinazione Genova, scelse un percorso che gli permise di lambire colli e prealpi e, secondo quanto riporta Saccardo,[19] ebbe modo di fare una sosta ed un’escursione anche presso Bassano. Negli anni 1803 e 1804 fece due lunghi soggiorni nel Bassanese il nobile boemo Gaspare de Sternberg (1761-1838), gran cancelliere dell’Impero e valente naturalista. Delle sue ricerche sulla nostra flora possiamo sapere pressoché tutto poiché diede alle stampe due diari dettagliatissimi.[20] Leggendoli, possiamo scoprire come la sua guida sia stata ancora una volta Antonio Gaidon e possiamo poi venire a sapere quali siano state le gite effettuate: ancora la Val Frenzela, ad esempio, e poi tante altre escursioni fino anche alle cime più alte sia dell’Altopiano che del Grappa. Quando questi diari cominciarono a circolare, è facile immaginare come abbiano potuto dare notorietà ai nostri monti e spingere molti studiosi a desiderare di metterli nel proprio carnet. Il 22 settembre 1822 è la volta di un’altra visita davvero illustre. Per poter ammirare il già allora decantato giardino botanico di Alberto Parolini arrivò in città il celeberrimo studioso tedesco Alexander von Humboldt (1769-1859), grande viaggiatore, compilatore di opere fondamentali e considerato l’inventore della geografia moderna. Una visita fugace, ma non certo ininfluente. Nella primavera del 1833 arrivò a Bassano la poetessa e scrittrice George Sand (1804-1876). Dopo un breve soggiorno in città, intraprese una pionieristica escursione solitaria di più giorni, ricostruita da Zorzi[21], che la portò dapprima ad Oliero, poi sulle sommità del Grappa raggiunte attraverso Valle Santa Felicita «in un pauroso anfiteatro di rocce: aveva un aspetto austero e desolato insieme» e infine verso il Pedemonte raggiungendo in discesa Possagno (dove visitò il nuovo tempio canoviano). Infine, in questa breve e lacunosa carrellata non poteva mancare l’irlandese John Ball (1818-1889), notissimo pioniere dell’alpinismo dolomitico e Sottosegretario di Stato di S.M. Britannica. Arrivato a Bassano nel 1854 per visitare, su consiglio di Filippo Barker Webb, il giardino di Parolini, vi trovò «un fiore che lo interessò in modo particolare»[22]: Elisa, la figlia maggiore di Alberto Parolini. Due anni dopo, il 29 novembre 1856, Elisa e John si sposarono a Bassano nella chiesetta della Beata Vergine della Misericordia, con due illustri testimoni quali il Conte Tommaso de Soranzo e Giusto Bellavitis, allora Magnifico Rettore dell’Università di Padova. Logico che, prima e dopo il matrimonio, le sue frequentazioni bassanesi siano state assidue. La celeberrima prima salita del Ball al Monte Pelmo del 19 settembre 1857, considerata da tutti l’inizio dell’alpinismo dolomitico, venne pensata dopo un soggiorno estivo a Bassano. Immaginate anche il valore che può aver avuto, nei salotti e nei luoghi d’incontro cittadini, la presenza del Ball che raccontava dei suoi viaggi e, soprattutto, del mondo inglese. E ai giorni nostri? L’interesse per i nostri luoghi non è mai calato. Giusto per citare solo qualche visita in questi ultimi due-tre decenni, il Grappa ha visto più d’una escursione di Sandro Pignatti (l’autore dell’ultima Flora Italiana), una comitiva di dottorandi e studenti guidata dallo svizzero Elias Landolt (l’autore di manuali di botanica sui quali hanno studiato studenti di tutta Europa) e un’escursione nel Pedemonte di Pove fatta assieme dal botanico sloveno Tone Wraber e dallo svizzero David Aeschimann (autore dell’importante ultima Flora delle Alpi). 

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