Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

Che la chiesa bassanese avesse ben seminato nelle coscienze della popolazione lo si vide chiaramente subito dopo la fine del secondo conflitto mondiale, alle prime consultazioni elettorali. Le elezioni amministrative del 24 marzo 1946 misero subito in luce la netta preponderanza cattolica: su 13.525 votanti la Democrazia Cristiana ottenne 8.358 voti. Iniziava così quell’egemonia democristiana che sarebbe durata fino ai primi anni '90. La stessa preponderanza si ebbe per le elezioni del 2 giugno 1946, quando per la Costituente i cattolici ottennero 8.395 voti, e nelle elezioni dell’aprile 1948 la DC arrivò ad ottenere il 69,7% dei suffragi[87]. L’opera di formazione che la chiesa poté attuare grazie ai Patti lateranensi – che permisero la sopravvivenza delle associazioni cattoliche – diede dunque nel bassanese frutti cospicui. La diocesi vicentina poteva ben essere definita dal vescovo Carlo Zinato (fig.13),

13VescovoCarloZinato

13. Vescovo Carlo Zinato. fotografia, Bassano del Grappa, Museo Biblioteca Archivio. Carlo Zinato resse la diocesi, che egli definì «l’anticamera del Vaticano», dal 1943 al 1971. L’opera di formazione, continuata grazie ai Patti lateranensi, permise la sopravvivenza durante il periodo fascista delle associazioni cattoliche, anche nel Bassanese.

che succedette al Rodolfi nel 1943, come «l’anticamera del Vaticano»[88] con un’espressione che sarebbe stata destinata a diventare celebre e a rimanere a lungo nell’immaginario collettivo: la provincia bianca per eccellenza, un caso davvero singolare in Italia. E Bassano, quanto a risultati politici, non sfigurava certo nel Vicentino. Dopo il boom economico del secondo dopoguerra, la città si arricchì di nuove chiese[89]: nel 1963 fu edificata la nuova chiesa di San Marco (fig.14),

14chiesaSanMarco

14. La chiesa di San Marco (1963) in quartiere San Marco. La chiesa fu costruita con il contributo dei parrocchiani sotto l’impulso di mons. Ferdinando Dal Maso e don Antonio Dalla Riva.

nella periferia orientale di Bassano; la chiesa attuale di San Lazzaro – quella originale risaliva alla peste del XV secolo – fu costruita negli anni ’60; negli anni ’70 sorse un edificio religioso a sud-est di Bassano, nella zona di Ca’ Baroncello, consacrato con il titolo di San Leopoldo Mandic nel 1984 (fig.15).

15SLeopoldoMandic

15. Chiesa di San Leopoldo Mandic. Bassano del Grappa, ca’ Baroncello. Ca’ Baroncello volle la propria parrocchiale e fu l’ultima frazione a staccarsi dall’Arcipretale di Santa Maria in Colle.

Sorse una nuova chiesa nel quartiere di Sant'Eusebio (fig.16)

16SMariaAssunta

16. Chiesa di Santa Maria Assunta. Bassano del Grappa, in frazione Sant'Eusebio. Nella frazione di Sant'Eusebio per sostituire la chiesa più antica, ormai decentrata rispetto allo sviluppo urbano, è sorto una nuovo edificio religioso.

per sostituire quella più antica, ormai decentrata rispetto allo sviluppo urbano. Gli insediamenti religiosi bassanesi seguivano l’aumentare della popolazione, e accanto alle nuove e alle antiche chiese sorgevano strutture parrocchiali che costituivano un punto di riferimento per i giovani e gli abitanti della parrocchia, come gli impianti sportivi o le sale di riunione. Un clero dinamico e ben preparato - mi limito a ricordare mons. Egidio Negrin, mons. Ferdinando Dal Maso, mons. Giulio De Zen, don Angelo Tessari, don Ferruccio Sala - contribuiva a mantenere vivo il sentimento religioso, e centri aggregativi "come il Patronato S.Giuseppe che costituivano la fucina in cui si preparava la classe dirigente della città”[90]. I cambiamenti degli ultimi decenni certamente hanno mutato il quadro socio-religioso bassanese, ma solo una ricerca sulle fonti d’archivio ora non accessibili potrà in futuro dare la misura di quanto la modernità e la secolarizzazione abbiano inciso sul contesto locale e come la comunità religiosa abbia reagito di fronte ai nuovi problemi sociali degli ultimi decenni del ’900. Rimane comunque assodato il fatto che, per gran parte del XX secolo, la parrocchia sia rimasta un fattore fondamentale di coesione sociale, di educazione religiosa e anche civile, per la valenza formativa delle sue iniziative pastorali, soprattutto nei confronti dei giovani. Un patrimonio di risorse umane che fu rafforzato negli anni del fascismo grazie alla possibilità di sopravvivenza delle associazioni cattoliche, ma anche grazie alla pastoralità innovativa di un vescovo come Rodolfi, che seppe valorizzare le forze migliori del clero e dei laici. Bassano, che pure era sempre rimasta distinta dal contesto rurale circostante per la sua mentalità più vicina al clima di città, con le sue contraddizioni e i fattori di erosione della pratica religiosa, vide rafforzarsi le sue strutture religiose nel corso della prima metà del ‘900, e il processo proseguì nei decenni dell’egemonia democristiana, anche oltre alla ventata rivoluzionaria del ’68: quello che accadde negli ultimi anni del secolo, con le profonde trasformazioni del costume, ma anche forse con le persistenze mentali profondamente radicate nella popolazione, rimane per ora un interessante campo tutto da indagare.

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