Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

Dopo la partenza degli ultimi Francesi da Bassano, avvenuta tra il 10 e il 12 gennaio 1798, la città visse momenti di trepidazione, ma anche di entusiamo, nell’attesa degli Austriaci, che arrivarono il 12 gennaio, guidati dal generale Doeller. Vennero ricevuti alle «Fosse» da una gran folla e dalle Autorità religiose[37] e accolti come liberatori, con innumerevoli dimostrazioni di gratitudine e simpatia. L’avvenimento venne celebrato con il Te Deum di ringraziamento nel Duomo. Il giorno dopo il generale Doeller confermò provvisoriamente in carica la Municipalità, alla quale demandò temporaneamente le cure amministrative della provincia bassanese, non senza prima averla invitata ad eliminare ogni manifestazione di intemperanza politica. Questa situazione durò solo qualche settimana, perchè un proclama di Oliviero conte di Wallis, ciambellano di Sua Maestà Francesco II, emanato il 6 febbraio 1798 dal suo quartiere di Padova, decretò la caduta del governo democratico francese con l’abolizione delle Municipalità, dei Governi centrali, dei Comitati e l’inizio di quello monarchico imperiale con il ripristino delle Istituzioni precedenti con delle varianti . Il decreto, composto di trenta articoli, affrontava, anche se in via provvisoria, i problemi amministrativi, finanziari e giudiziari più importanti. Bassano riacquistò la sua autonomia che aveva perduto a seguito della sua aggregazione al territorio vicentino. Venne ripristinato il Maggior Consiglio dei 70, con la stessa composizione che aveva al principio del 1796. In seguito esso verrà chiamato «Aulico Central Governo di Bassano», «Regio Governo locale»[38], «Generale Consiglio». Riprese la sua attività anche la Banca con un nuovo nome: “Camera” o “Deputazione municipale”. La figura del Podestà non fu riconfermata e il suo ruolo fu in parte attribuito al «Sindico scrittura». Tuttavia l’attività del Consiglio, sulla quale l’Autorità austriaca eserciterà un severo controllo, non conoscerà più la vivacità del periodo democratico, ma si caratterizzerà per una sonnolenta routine di pochi problemi ricorrenti. Il Governo austriaco, conscio che l’opinione pubblica si forma sulla base delle pubblicazioni a stampa e delle idee correnti, nominò quale “revisore” di tutte le opere e carte che si volessero far imprimere, Leonardo Stecchini, e come revisore ecclesiastico delle opere a contenuto teologico, che in gran quantità venivano stampate dalla Tipografia Remondini[39], don Marco Cremona[40]. Il primo anno di dominazione austriaca trascorse in modo tranquillo, anche se la città avvertì pesantemente la presenza delle truppe[41], in parte alloggiate in case private, e il problema del loro approvvigionamento. L’agricoltura ebbe, come in precedenza, notevoli danni per il transito quasi continuo di truppe, essendo Bassano, almeno in certi momenti (interruzione del ponte di Fontaniva, piene del fiume), passaggio obbligato per gli eserciti provenienti dal Friuli. I soldati austriaci, inizialmente, si dimostrarono ordinati, rispettosi, però, con il passar del tempo, assomigliarono nel loro comportamento sempre più simili agli “odiati francesi” a tal punto che il cronista Sale, normalmente ben disposto nei loro riguardi, li paragonò ad un certo momento a dei «furiosi demoni» o a dei «cani arrabbiati». Il 14 marzo 1799 le truppe austriache partirono da Bassano per congiungersi a Verona con quelle comandate dal generale Kray (fig.9)

9EdittodelGeneraleKray

9. Editto del Generale Kray, 12 marzo 1798. Il primo anno di dominazione austriaca trascorse in modo tranquillo, anche se la città avvertì pesantemente la presenza delle truppe e il controllo sulla popolazione.

e assieme dar battaglia alle truppe napoleoniche. Il 16 aprile transitarono per Bassano truppe russe comandate dal generale Suwaroff,[42] quindi, il 19 aprile, circa 2000 cosacchi e calmucchi. Di questi passaggi la popolazione soffrì molto, perchè si trattava di soldati indisciplinati. Il 30 luglio il generale Kray conquistò Mantova e il Maggior Consiglio di Bassano gli inviò una delegazione per felicitarsi della vittoria riportata. Il 28 giugno Bassano fu nuovamente occupata da due compagnie di fanteria tedesca e poi da altre due di Slavi, per le quali si dovettero reperire letti e viveri in gran quantità. Vennero requisiti ai villici i buoi, i cavalli e i carri per trasportare vettovaglie, armi, bagagli e ammalati, distogliendo così gli animali e le persone dal lavoro dei campi, rendendo ancor più precaria l’economia agricola, già duramente provata. In questo periodo i soldati austriaci rivelarono insospettati lati negativi; diventarono prepotenti con la popolazione, danneggiarono i raccolti e derubarono le abitazioni in cui erano ospitati. Nel gennaio del 1801 Bassano fu passiva spettatrice della ritirata dell’armata austriaca, che cercava di sottrarsi alla morsa napoleonica. In pochi giorni la città vide confluire nel suo territorio migliaia di soldati, comandati dai generali Laudon, Hohenzollern, Wukassovich. Alla loro partenza, l’11 gennaio, arrivarono i Francesi, che presero dimora a Bassano, dove rimasero indisturbati per circa tre mesi, sino al 31 marzo 1801. Il Maggior Consiglio fu confermato in carica ed obbligato con la forza a rifornire di tutto le truppe, sia in denaro, che in generi di vitto e vestiario. I Francesi, anche questa volta, non smentirono la loro cattiva fama; giunsero ad insidiare le stesse istituzioni pubbliche usando violenza morale sui giudici in occasione dei processi, ponendo in arresto il sindico Baseggio ed imponendo alla città esorbitanti requisizioni. Oltre alla paura dei Francesi bisogna aggiungere quella dei briganti, che provenienti soprattutto dalla zona dei “Sette Comuni”, con le loro scorrerie si resero colpevoli di molti saccheggi. Ma anche la popolazione del Bassanese, esasperata dalle requisizioni e di conseguenza dalla miseria e dalla fame, provocò sommosse ed attentati, assaltò granai, i convogli e i carri che trasportavano viveri. L’anno 1803 segnò un importante cambiamento nel governo municipale. Bassano e il suo distretto vennero aggregati, con decreto dell’imperiale regio Governo generale di Venezia del 12 marzo, alla Provincia di Treviso[43], a capo della quale fu posto un regio capitano provinciale che inizialmente fu il conte Giorgio Cittadella. Venne conservato il Maggior Consiglio con i settanta componenti che, però, nel tempo venne privato dei suoi compiti[44] a favore della Deputazione civica che era composta di otto deputati e che aveva preso il posto della Banca. Ma anche la Deputazione in seguito diraderà le sedute e affievolirà l’interessamento per la soluzione dei problemi del territorio. Gli atti dell’ultimo periodo ci presentano, infatti, una città che ha perso ormai la sua combattività, che ha rinunciato alle sue tradizioni e ai suoi statuti, che non sa più opporre al dominatore una resistenza degna del suo passato. Man mano che il tempo passava la dominazione austriaca si rivelò sempre più precaria per la superiorità delle forze francesi. Infatti, ai primi di novembre del 1805, i Francesi rioccuparono il Veneto e con esso Bassano. Ci fu, è vero, un tentativo di ostacolare l’avanzata francese da parte del Principe d’Orange, ma non riscosse che un successo parziale, essendo stato fermato a Castelfranco Veneto. Bassano si ritrovò così poco dopo, il 29 novembre, presidiata dai cavalieri della Legione polacca. La loro presenza a Bassano divenne stabile dopo la battaglia di Austerlitz del 2 dicembre e la successiva pace di Presburgo del 26 dicembre, che sanciva la fine della dominazione austriaca nel Veneto e il suo passaggio alla Repubblica italiana, che si stava trasformando in Regno d’Italia. Durante la dominazione austriaca iniziò a Bassano la costruzione di un teatro sociale di vaste proporzioni e architettonicamente ardito. Esso sostituì il teatrino di Borgo Leon, fondato nel 1735, ormai insufficiente a far fronte alle esigenze della borghesia e della nobiltà bassanesi, che sul finir del Settecento si sentivano particolarmente attratte dalla commedia e dall’opera lirica. L’edificazione del teatro fu finanziata dalle maggiori famiglie nobili e della borghesia bassanese, attraverso il sistema della sottoscrizione delle logge. Quelle di piano terra e di primo ordine furono prerogativa dei nobili (Caffo, Remondini, Cappello, Tattara, Stecchini, Baseggio, Baggio ecc.), quelle di secondo e terzo ordine delle famiglie ricche. L’avere la propria loggia stabilmente in teatro era per queste famiglie motivo in più per affermare ancora una volta, di fronte alla cittadinanza, la loro superiorità. 

Questo sito usa cookies per il proprio funzionamento (leggi qui...)