Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

L’integrazione con il territorio è certo una polarità della geografia di Bassano, l’altra polarità essendo la differenziazione dell’organismo urbano dalla campagna. Unione e distinzione. La città si qualifica per una differenza con il contesto in cui si situa: le mura che la distaccano e separano, la chiusura delle porte la sera, il castello come luogo di conservazione dei beni nelle “caneve”[40], la presenza dei principali luoghi di culto e di riunione pubblica, le piazze, il Fondaco delle Biave che assicura il rifornimento annonario. Sono tutti segni di questa distinzione dello spazio urbano, protetto dall’esterno, luogo della sicurezza, dello scambio e dell’interazione socio-politica. Tale identità urbana assumerà nel tempo una specificità sempre maggiore: con l’avvento dell’orologio a segnare il tempo esatto della città distinguendolo da quello rurale legato ai ritmi del sole;[41] con la urbs picta, con gli affreschi sui muri esterni dei palazzi che costruivano un “discorso” nello sguardo di chi la percorreva[42]; con la “materializzazione” del potere aristocratico e politico nei monumenti urbani. Le ville che compaiono nel territorio sono allora da leggersi come un uscire della città e del modo di vita urbano dalle mura, un suo espandersi nell’intorno, oltre ad essere ovviamente presidio di controllo sulle proprietà fondiarie dell’aristocrazia e di gestione della valorizzazione agricola.[43] Questa distinzione tra città e campagna perde di valore nel modello di urbanizzazione diffusa della seconda metà del Novecento. La città, già tra fine Ottocento e inizi Novecento, fuoriesce dalle mura, in buona parte abbattute, viene attirata dalla stazione ferroviaria, si allarga alle zone industriali e si allunga sugli assi stradali. Oggi il cambiamento territoriale tende a concentrarsi nei nodi periurbani costituiti dai grandi centri commerciali, avvolti dal traffico crescente di cui sono generatori: esiti e insieme promotori del trionfo dell’automobile individuale come modalità unica di movimento delle persone. Con un rischio reale per il centro storico di “monumentalizzazione”, se non di museificazione ad uso turistico. Questo è certo un tema del futuro: la capacità di ritrovare un senso alla differenziazione tra la città e l’intorno, perché senza distinzione tutto perde di colore in un mélange territoriale uniforme e opaco, lo stesso centro diventa “vetrina” e non luogo della vita civile, la campagna è inghiottita dall’avanzare caotico delle costruzioni. Solo dotandosi di una visione complessiva del territorio e del suo significato, di idee precise su quali funzioni attribuire ai diversi elementi del tessuto urbano e territoriale, sulle forme avanzate di gestione del trasporto pubblico, su come costruire e concentrare nello spazio le reti di relazioni sociali, solo quindi con una concezione di insieme e lungimirante, non schiacciata dall’emergenza, la città potrà ritrovare la qualità urbana che merita.

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