Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

La vita politica nella rappresentanza nazionale: l’ascesa di una Bassano liberale   Si è già accennato al fatto che la vita politica della Bassano post-unitaria era sostanzialmente riassunta in tre schieramenti: quello liberale progressista, che a livello nazionale si rifaceva alla linea di Cairoli, Crispi, Depretis, Zanardelli; un liberalismo di centro, sovrapponibile con la Destra storica, e un conservatorismo che rappresentava l’ala più clericale. Il collegio elettorale di Bassano, che comprendeva, oltre i confini comunali bassanesi, anche i Comuni di Valrovina, Valstagna, Cismon, Solagna, San Nazario, Campolongo, Pove, Romano, Mussolente, Cassola, Rosà, Cartigliano, Rossano, Tezze, dopo una partenza incerta nel ’66 con un paio di candidati deboli, si assestò per un poco (fino al ’73) su una linea cattolico-liberale inserita all’interno della Destra Storica, con l’elezione di Emilio Broglio - chiamato anche a reggere il ministero dell’Istruzione Pubblica e, ad interim, quello dell’Agricoltura - e poi di Casimiro Bosio e Giambattista Vanzo Mercante, il primo bassanese a essere eletto. Per inciso bisogna dire che, dal 1874, la competizione politica per la rappresentanza nazionale subisce un’alterazione decisiva a seguito della promulgazione del non expedit. L’assenza del voto cattolico lascia il campo sgombro per l’avanzata dei liberali bassanesi. Dal ’73 al ’77 il collegio di Bassano elesse per tre volte un altro bassanese, Andrea Secco, aderente anch’egli alla Destra Storica, su posizioni però convintamente anti-stataliste e liberiste che alla fine lo spingeranno ad un passaggio a sinistra che gli farà perdere il consenso del suo elettorato. Se nel ’76 riuscirà ad essere eletto ancora contro il candidato Francesco Compostella, appoggiato dall’ala moderata, l’anno successivo dovrà però dar le dimissioni per nuove elezioni, cedendo la sua candidatura a Carlo Agostinelli, altro liberale-moderato, rappresentante, come il succitato Compostella, della nobiltà bassanese che verrà eletto per un paio di mandati restando in carica fino al 1882, anche se la vittoria della sinistra nel 1876 produrrà come effetto una certa flessione dei consensi nell’ala moderata cittadina. Nelle elezioni del 1882, infatti, il candidato che riesce a imporsi, soprattutto per la mancata candidatura di Carlo Agostinelli, ma anche per la riforma elettorale, che allargava il suffragio dal 2% fino al 7%, fu l’avvocato Pasquale Antonibon (fig.12),

12PasqualeAntonibon

12. Ritratto di Pasquale Antonibon, fotografia. Bassano del Grappa, Museo Biblioteca Archivio, Iconografia bassanese. Pasquale Antonibon, avvocato, fondatore dell’istituto d’arte e della Societa di Mutuo Soccorso fra gli operai, progressista e anticlericale, diviene senatore nelle elezioni del 1882.

fondatore dell’istituto d’arte e della Società di Mutuo Soccorso fra gli operai, progressista e anticlericale. Con la sua vittoria finisce l’egemonia che a Bassano aveva la Destra storica nella rappresentanza nazionale. Tuttavia la svolta decisiva, che consegnerà al liberalismo progressista la rappresentanza nazionale per due decenni, avverrà nel 1886, con l’elezione a deputato dell’avvocato Francesco Vendramini. Giovane reduce garibaldino - aveva combattuto nel '66 a Trento quando ancora gli mancava un anno per laurearsi in Legge a Padova, Vendramini era un esponente di un’antica famiglia bassanese, e presto assommerà ad una brillante carriera forense (che lo porterà alla presidenza dell’Ordine degli avvocati) un altrettanto importante impegno pubblico nel quadro della memoria risorgimentale, divenendo presidente della Società dei Reduci delle Patrie Battaglie. Di impostazione laica e progressista, si rifaceva all’eclettismo liberale di Cairoli[44](fig.13),

13CommemorazioneBenedettoCairoliFrontespizio

13. F. Vendramini, Commemorazione di Benedetto Cairoli in Bassano XX settembre 1889, Bassano, Sante Pozzato, 1889. Frontespizio. Francesco Vendramini, garibaldino ed avvocato, di impostazione laica e progressista, si rifaceva all’eclettismo liberale di Cairoli, propenso al miglioramento delle condizioni delle classi povere, ma del tutto contrario alle idee collettiviste e socialiste.

propenso al miglioramento delle condizioni delle classi povere, ma del tutto contrario alle idee collettiviste e socialiste. La sua affermazione politica dovette fare i conti con l’emergere di un’altra importante figura della cultura politica bassanese, quella di Ottone Brentari, già direttore del ginnasio locale, anch’egli liberale, ma di un liberalismo un poco vuoto, venato di paternalismo economico nei confronti del mondo operaio e artigiano, presso il quale godeva di un certo appoggio[45]. Nei due scontri che videro questi due candidati confrontarsi, nel 1890 e nel 1892, Vendramini, appoggiato dalla élite colta e laica, risultò vincitore, mettendo chiaramente in evidenza la forza delle clientele della borghesia bassanese, rispetto al voto operaio, numericamente ancora contenuto, che appoggiava Brentari[46]. Vendramini verrà poi rieletto per le successive elezioni del 1895, del 1897 e del 1900, sostenuto da un comitato elettorale certamente più moderato di lui, oramai privo di qualunque tipo di concorrenza. Vendramini deputato, legato al gruppo zanardelliano, sostenne Depretis, Crispi, Di Rudinì e il primo ministero Giolitti, partendo da posizioni liberal-democratiche; si distinse principalmente per le leggi sulla perequazione fondiaria, per il suo impegno sulla revisione della ridistribuzione fiscale, sul nuovo catasto[47]. Fu uomo di centro, sempre indisposto sia verso i reazionari, sia verso le spinte collettivistiche avanzate dal crescente movimento socialista; al contempo avversò le leggi sul domicilio coatto e le tendenze autoritarie del secondo ministero Crispi e fu l’unico deputato veneto che si oppose alla linea coloniale, proponendo un disimpegno graduale ma definitivo dai progetti africani[48]. La spiccata propensione alle scienze finanziarie lo mise nella posizione di divenire il relatore dei bilanci di previsione per gran parte degli anni ’90. Sottosegretario al ministero dei lavori pubblici con il ministro Pavoncelli e poi alle finanze con il ministro Carcano, rinunciò prima alla nomina a presidente della Banca d’Italia, e poi a ministro delle finanze, svolgendo invece l’incarico di presidente della Giunta di Bilancio[49]

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